Vivo in un appartamento.
Non
che sia una notizia di rilievo. Probabilmente la maggior parte della
popolazione mondiale vive in appartamento.
Voglio
dire, mi piacerebbe stare in una villetta con giardino, una di quelle
liberty di via Menotti per esempio, o di via Risorgimento. Ci
terrei anche un gatto, o magari un canarino, e le rose bianche
rampicanti. Sul gatto non ho problemi, è autonomo. Sul canarino
avrei già qualche difficoltà, quello bisogna ricordarsi di dargli
da mangiare e anche da bere, a volte. Però sai che bello sentirlo
gorgheggiare la mattina presto. Le rose avrebbero vita assai breve, e
non avendo il dono della parola non credo resisterebbero più di sei
mesi, e comunque questa loro caratteristica, cioè di non lamentarsi
se stanno male, mi solleva dalla responsabilità in caso di morte, e
sinceramente mi fa sentire meno in colpa. Però le vorrei lo stesso,
sono molto romantiche. Andrebbero bene anche rosse, credo.
In
realtà sono incerta. Non so se mi piace di più la villetta liberty
di cui sopra, vicino al centro, con le imposte azzurre e la ringhiera
piena di riccioli, un bovindo esagonale e la terrazza col pergolato,
o una grande casa shabby chic nel verde della campagna, con i
lampadari bianchi le tovaglie di lino e i candelabri d'argento sul
grande camino, l'amaca all'ombra del cedro e le lanterne appese a
illuminare tremule le notti estive, o magari una villa design
supertecnologica, di quelle che hanno il garage con la porta
automatica e il pavimento di piastrelle bianche e nere con un
ingresso direttamente in casa, che quando entri le luci si accendono
da sole, che non capisci dove siano gli armadi e che ti basta
schiacciare un bottone per avere un aperol soda completo di fetta
d'arancia.
Comunque,
in realtà, cioè nella vera realtà, vivo in un appartamento.
Bello,
eh. Luminoso, terzo piano. Un sacco di finestre. Da pulire, per
inciso.
Che
poi quando uno parla di condominio t'immagini una serie di
appartamenti tutti uguali, con la cucina appena entrati sulla destra,
poi il soggiorno, camera camera bagno sgabuzzino camera bagno (due
bagni, ci son sempre due bagni, anche se poi uno diventa la
lavanderia e gli ospiti a lavarsi le mani li mandi nell'altro, quello
grande), se va bene anche un balconcino dove puoi far crescere
dell'edera ricadente e una pianta di basilico (annuale, e c'hai pure
la scusa se poi a un certo punto muore) e una serie di vicini con cui
solitamente scambi grugniti alla mattina presto e un saluto poco meno
che cordiale al pomeriggio tardi, se va bene.
Qui
no. Qui gli appartamenti non si somigliano per niente e c'è una
fauna condominiale piuttosto pittoresca, senza contare che, essendo
un condominio molto piccolo circondato da condomini grossi, ci sono
anche dei vicini che non sono propriamente condomini ma che ormai
fanno parte del paesaggio, con il non trascurabile vantaggio che non
ci litighi nelle assemblee.
E
in effetti, da quando hanno tagliato il pino marittimo davanti a
casa, sul lato ovest, dalla cucina vedo distintamente i movimenti
delle vicine, ombre nere che si muovono dietro le finestre come le
sagome di quel film di Fantozzi ma invece esistono davvero, le trovi
in giardino che raccolgono i fiori e regalano caramelle alle bambine.
Hanno nomi tipo Luisanna, Pervinca, Renata ma nell'insieme vengono
chiamate affettuosamente Quelle troie delle moneghe, hanno
sorrisi sdentati e garage ambitissimi che riempiono di cassette di
mele, marmellate e scatole di vestiti. D'inverno probabilmente vanno
in letargo, ma con la bella stagione aprono le finestre e, specie
nelle serate di maggio, riempiono l'aria dei canti per la Madonna, il
che in qualche caso risulta anche comodo perché quando
all'improvviso non senti più l'Aave Mariiiaaaaaa capisci che
è ora di preparare la cena.
Quasi
contemporaneamente al pino marittimo davanti a casa hanno
tagliato anche l'enorme magnolia dietro casa, sul lato est.
L'operazione, per la quale ho pianto un po' come Idefix, mi ha
improvvisamente aperto un mondo sugli altri vicini, quelli del
condominio sul retro.
Ora,
non è che io passi il tempo spiando nelle case altrui, sebbene per
un certo periodo di tempo davanti a una delle otto finestre della
sala abbia stazionato un telescopio che può aver indotto qualcuno a
fare dei pensieri su certo voierismo di ringhiera. Ma giuro che
serviva per le stelle. Comunque. Il fatto è che se apri la finestra
per arieggiare la stanza alle nove della domenica mattina non puoi
evitare di vedere il ragazzo del primo piano che staziona sul
poggiolo scrutando il cielo come un aruspice in mutande e petto nudo.
Poi insomma, se quello se ne sta lì ad aspettare un segno divino tu
hai anche il tempo di fare qualche considerazione sul suo personale,
come si dice.
Sullo
stesso piano, a sinistra, ci abita un vecchietto. Guida una Bianchina
bianca e guarda la televisione a tutte le ore. La moglie, una bionda
occhiglauca che da giovane doveva essere una bellezza, aveva un nome
impronunciabile di origini tedesche. Un giorno è arrivata
l'ambulanza e l'ha portata via, e non l'abbiamo più vista.
Al
secondo piano ci sta una coppia, lei appende sul poggiolo le giacche
ad arieggiare e le lascia lì per settimane, al vento e all'acqua.
Lui innaffia rigogliose campanule viola e fa girare con un dito le
girandole a forma di coccinella. A Natale il balcone sembra l'insegna
del circo Medrano, con mille luci colorate e lampeggianti, e resta
così più o meno fino a Pasqua.
Poi
c'è la ragazza isterica del terzo piano, quello che si fa la doccia
con la finestra aperta, quello che va sul davanzale per tagliarsi le
unghie, quello che suona benissimo il pianoforte, quella che grida ai
figli di non gridare, quella che se ti incontra al cassonetto ti
attacca un bottone che non finisce più, quello che fa delle festine
rumorose e non ti invita mai.
Con
un vicinato così, si può ben capire che in questo mini condominio
ci sia un certo turnover. Qui resistono solo i migliori. O quelli che
non hanno alternative.
E
pensare che ancora nessuno ha tagliato il cipresso del lato sud.