giovedì 18 agosto 2011

Taxi wild experience

In una città come Shanghai, dove le distanze sono decuplicate rispetto alle città italiane, spostarsi in auto è quasi imprescindibile, specie per una famiglia di cinque persone dove perdere un elemento all'uscita della metro può essere facile, e per quanto sia piccolo l'elemento in questione, l'integrità della famiglia ne risentirebbe alquanto.

Dunque, visto che oltre che comodo è anche piuttosto economico, per muoverci usiamo il taxi, il che rappresenta un modo apparentemente tranquillo di raggiungere la meta. Trattasi in realtà di un'esperienza piuttosto pittoresca, e sicuramente la mia assicurazione la classificherebbe tra gli sport estremi. Comunque.

I taxi solitamente hanno dietro al poggiatesta del passeggero uno schermo in cui si proiettano varie pubblicità, condite da suoni tipo discoteca, e che con un tocco del dito cambiano immagine, cosa che rende l'oggetto particolarmente attraente per le cucciole, e vagamente frastornante per i passeggeri adulti. Probabilmente è un sistema studiato apposta per stordirli.

Il tassista tipo ha una faccia per nulla somigliante alla foto della sua scheda personale, le unghie lunghe, che spesso arrivano a tre centimetri ma qualche volta li superano (oddio, non credo che tutti suonino la chitarra, il basso, il salterio o altro strumento a corde nel tempo libero. Magari un giorno provo a chiederglielo), e si mette gli occhiali per leggere il biglietto da visita che gli porgi con la destinazione che vorresti raggiungere perchè altrimenti non capisce cosa gli dici, anche se poi il più delle volte sembra non capire nemmeno leggendo il biglietto. Ma l'esperienza estrema consiste nell'affrontare la strada, dove il tassista, che in realtà si chiama Travis Bickle anche se non somiglia per niente a Robert De Niro, si butta nell'incrocio apparentemente senza paura, frena bruscamente per evitare il camion di destra, sfiora il motorino con tre persone a bordo a sinistra, imbocca la curva come se fosse a Minneapolis e atterra finalmente a destinazione.

Mica per tutti, insomma. E infatti la Gabbianella, che ha solo un anno e mezzo anche se urla come un gabbiano adulto, ha vomitato la cena proprio a due metri dall'arrivo. Meno male che era in braccio al Bighi.

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