martedì 27 settembre 2011

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È arrivato. Il paventato biglietto della Wang Che Hua, ayi carina, delicata tuttofare, cuoca intelligente, affettuosa babysitter, silenziosa presenza. Il biglietto dove non compare né Oggi né Domani, e nemmeno altri caratteri comprensibili se si eccettuano Io, Mamma, Venire.
    Dong Ma? Capisci? No, non capisco. Però intuisco, purtroppo.
    Le ragazze che giocano a tennis qui di fronte cercano di aiutarmi ma non parlano inglese, il che rende tutto un po' complicato. Mimano qualcosa con la testa ripetendo Ma Ma. La mamma della ayi ha sbattuto la testa? Sta male? Dorme? Ah, no, forse non dorme, ho capito.
    Anche Bu Lai lo capisco, significa Non vengo. Mai più? Mai più.
    Ossignur.

    L'Amica Doris, personal interpreter, guida sicura per i labirintici percorsi della lingua cinese, arriva sulla sua bicicletta e mi conferma che la mamma ottantenne della ayi sta morendo, e le dispiace molto anche per le bambine ma deve andare a casa, stare con lei. E mentre lo dice le viene un po' da piangere.
    Anche a me dispiace, a noi. Cioè, anche alle bambine, di sicuro. Ma pensa che che potrà tornare?
    Non sa, deve andare dalla madre. E siccome non sa come andranno le cose, è meglio che mi cerchi un'altra ayi.
    Subito? Domani? No, dal primo ottobre.
    Conosce qualcuna disponibile? No, nessuno.
    Ok, niente panico. Andiamo al management a chiedere se c'è possibilità di assumere una ragazza, ma da lì devono chiamare un ufficio apposta, sapere quanto è lo stipendio, quante ore deve fare, se mangia a casa o no. Nessun problema, ecco qui. L'Amica Doris si offre di lasciare il suo numero, così se chiama qualcuno almeno può rispondere in cinese. Grazie, davvero grazie.
    Forse anche la proprietaria conosce qualcuno, proviamo a chiamare. Telefono spento. Chiamiamo l'amica della proprietaria english speaker, che non conosce nessuno ma sentirà la proprietaria e saprà dire.

    Posso fare altro? No, niente. O forse posso farmi un caffè.

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