giovedì 19 marzo 2020

Cronache dalla quarantena - Giorno 13

Giorno tredici. Serpeggia una certa sensazione di provvisorietà. Sarà l’emozione della quasi fine, ma stamattina TheBody non riesce a dormire e si premura di farmelo sapere alle 5:45. Cerco di dormire ancora, ma lei me lo ripete ancora alle 6:32. Le sono grata per queste intime confessioni, purtuttavia preferirei che mi parlasse che so, della sua cotta per Kail, magari in un orario compreso tra le 10:30 e le 21:00. 
Si riaddormenta alle 7:13 ma io ormai sono sveglia. Mi trasferisco sul divano per evitare di svegliarla, lavoro, ascolto i rumori del corridoio. Voci sparse, Tin, disinfettante, Toc Toc orrida colazione, silenzio.

E’ lunedì, un lunedì lavorativo per me, vacanziero per le appendici. Le lascio dormire, almeno non stanno al computer e io mi concentro sul mio lavoro. Alle 11:03 arrivano quasi in simultanea le due appendici distaccate e il pranzo. E niente, proprio non ce la faccio a mangiare il pranzo in scatola, mi dà la nausea solo l’odore. Mi preparo un caffè, biscotti simil gocciole (questo si trova qua), fragole. 

Lavoro. Mi sento frustrata perché la scadenza di domani salterà. E’ la prima volta che succede in un anno e mezzo, e mi rendo conto che la situazione dell’ultimo mese è stata difficile e del tutto straordinaria, ma mi sento anche di non aver lavorato in maniera efficace. Se i collaboratori non collaborano, la responsabilità è anche mia. 

Mi faccio un panino con la Nutella, che ha sostituito il barattolo vuoto di crema gianduia Pernigotti.

Non succede niente. Ma proprio niente. Non sono dell’umore di disincastrare le appendici incastonate sul divano a guardare Mamma Mia.
Cantano, loro, tutte le canzoni del film. Ma quante ce ne sono? Non c’è una conversazione che duri più di tre minuti, poi parte la musica.
Leggo le notizie, c’è il virus dappertutto, non si parla d’altro. Leggo e mi sembra che ci sia una dilagante follia collettiva. 
Mi arrabbio al pensiero di gente egoista che non prende sul serio l’isolamento. Anche qui, eh, ci sono i furbi che vogliono tornare ma fanno di tutto per evitare la quarantena.
Sarà che io mi sto facendo il mazzo a stare chiusa qui dentro, con l’odore del pranzo che mi si appiccica addosso, la moquette zozza, il cibo accatastato, due adolescenti in pieno trionfo ormonale e una perennemente incazzata, ma il pensiero di uscire e poter correre anche il minimo pericolo perché qualche pirla ha fatto il furbo mi fa girare vorticosamente le palle. 
Quindi per cortesia, chi non è disposto a farsi la quarantena se ne resti dov’è, in Italia, Francia, Spagna, Germania o Vattelapesca. 

Per cena ordiniamo ravioli, spaghetti e hamburger. Non abituatevi, appendici, che quando si torna a casa si mangia tutti la stessa cosa. Mi sento stanca.
Faccio una sessione di Homefit in streaming, almeno mi distraggo un po’ e sfogo la tensione che mi si sta accumulando dietro la scapola sinistra. La doccia successiva dura 20 minuti, ma mi sembra di non riuscire a togliermi di dosso uno strato appiccicoso. Ci vuole uno scrub.

La citazione di oggi: “Tutti sanno sempre cos'è la verità, come se la verità fosse carta igienica o qualcosa di cui hanno una provvista nella dispensa. Man mano che cresci, capisci che non esiste la verità. Esistono solo le stronzate, stratificate. Uno strato di stronzate sopra un altro. E quello che fai nella vita una volta cresciuto è solo la scelta dello strato di stronzate che preferisci che diventino le tue stronzate. Ecco. Capito?” (Dustin Hoffman, Eroe per caso)

La canzone di oggi: Rudimental, These days

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