sabato 7 marzo 2020

Cronache dalla quarantena

Queste sono le cronache della quarantena centralizzata resa recentemente obbligatoria per chi, come me, e' rientrato in Cina, precisamente a Shanghai, da zone dell'Italia ritenute infette dal Corona Virus, cioe' attualmente Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Alla partenza, il 2 Marzo, non eravamo al corrente di questa nuova misura introdotta dalla municipalita' di Shanghai per evitare il ripresentarsi del virus in citta'. 
Io e le Tre Appendici, cioe' BB, Gatto selvaggio e la Gabbianella (ribattezzate qui rispettivamente TheBrain, TheVoice e The Body), ci apprestiamo a trascorrere i prossimi 14 giorni in un hotel, senza possibilita' di uscire dalla stanza.
Se ne vedranno delle belle.

Giorno 0
Ci hanno prelevato da casa a poche ore dall’arrivo. Quattro uomini vestiti di nero e tre con le tute protettive, occhiali mascherina guanti e copriscarpe ci hanno invitati a seguirli. In macchina siamo rimaste in silenzio. Ci hanno fatto scendere davanti all’hotel. Echarm si chiama. Di charm ha ben poco in verità. Ci hanno lasciate lì, con i nostri bagagli, per venti minuti, al freddo, senza dirci niente. Hanno disinfettato la macchina con cui ci hanno portato. Poi ci hanno accompagnate nelle stanze, facendoci passare dalle scale di servizio e poi all’ascensore. Due camere, entrambe troppo piccole per starci tutte e quattro insieme. Ci troveremo di giorno, ci separeremo di notte. Ci accompagnava una persona vestita di bianco, mascherina e occhiali, guanti e copriscarpe. Almeno, l’ascensore andava in su. Ho speranza che non sia l’inferno.

Giorno 1
Ci svegliano alle 8 con una telefonata: vogliono prenderci la temperatura. Pensando che si tratti di una cosa immediata, sveglio le ragazze nell’altra stanza e mi preparo. Alle 8:16 sono pronta. Non si presenta nessuno, quindi comincio a guardare i vari messaggi che sono arrivati durante la notte. Non pensavo di conoscere cosi’ tante persone. In effetti, questo primo giorno lo passero’ essenzialmente a rispondere a messaggi di amici, parenti, conoscenti e sconosciuti…
Alle 8:30 bussano alla porta: ci lasciano la colazione appesa alla maniglia. Un uovo, un pezzo di pannocchia, due baozi, delle verdure tinte di rosso, una ciotola di brodetto e due bacchette di legno.
Optiamo per Starbucks. Non ho ancora la app, ma la mia amica Ioana ordina per me e ci fa recapitare frappuccini, moche e succhi vari, senza panna grazie.
Guardo la posta, scrivo qualche email e penso al mio prossimo articolo. Non sono molto concentrata. Arriva l’infermiera che ci chiede la temperatura. La devo prendere io? Non so come potrei, non ho un termometro… guardiamo insieme nella busta gialla che ci hanno dato ieri: nessuna traccia di termometro. Mi consegna 2 termometri e dice che ritorna dopo. Ne approfitto per guardare dentro quella busta che ieri sera avevo snobbato: contiene 2 rotoli di carta igienica (sempre utile), 1 confezione di fazzoletti (non piangiamo mica noi, siamo forti), 1 confezione di batuffoli di cotone intrisi di disinfettante, 1 confezione di pastiglie disinfettanti da sciogliere in acqua minerale (e’ un disinfettante esigente) e dei sacchetti per l’immondizie. 
Ritorna l’infermiera a raccogliere i dati: 35,5 e 35,7, stiamo bene. 
Ci laviamo, faccio due esercizi (sia mai che riesca a non ingrassare) mentre la cucciola comincia a fare i compiti. 
Verso le 10 arrivano le altre due appendici. Hanno dormito bene, si sono lavate i denti (crediamoci) e sono pronte per fare i compiti.
Mentre le ragazze scrivono, leggono, fanno cose, io rispondo ai messaggi. Non pensavo che prendesse tutto questo tempo, non pensavo di essere io a rincuorare la gente.
La colazione di Starbucks ci viene consegnata insieme al pranzo: riso con verdure, una banana, e due bacchette. La colazione ci e’ più che sufficiente, dato che mangiamo un pacco intero di gocciole insieme a quei beveroni da due litri.
Il pranzo resta li’, intonso.
Scrivo due cose al computer, ma mi deconcentro subito. Le ragazze invece sembrano aver ripreso la loro routine di compiti giornalieri. Distese sul letto, sedute, di nuovo distese, sormontate, ognuna con il suo computer, con le cuffie, con la musica, video chiamate (scuola avanti). Poi messaggi, canzoni, di nuovo la dottoressa per la temperatura (36, 36, 36.3, 36.6), e poi un TIN dell’ascensore. Quando sentiamo il TIN dell’ascensore vuol dire che stanno portando qualcosa (o qualcuno). Dopo qualche minuto mettiamo il naso fuori dalla porta per controllare… non si farebbe, lo so, ma siamo proprio di fronte… e allora vedo un sacchetto, ci sono dei numeri sopra ma riconosco la foto che mi ha mandato Ioana. Furtivamente… esco arraffo il sacchetto rientro. 
Ci sono una palla blu, uva, banane, delle verdure essiccate buonissime, caramelle, un mazzo di carte da Uno, mandorle. Certe volte hai la fortuna di scoprire la felicità nelle piccole cose…
Giochiamo un po’, lo spazio non e’ molto ma non c’e’ niente da rompere. Forse una lampada, ma non importa.
Alle 5:40 sentiamo trambusto: stanno distribuendo la cena. Abbiamo ordinato la pizza, quindi prelevo il sacchetto sulla maniglia ma rimando indietro le altre confezioni. Intanto consegnano un altro sacchetto giallo, come quello di ieri: controllo, c’e’ il termometro. Cosa ne faremo di tutta questa carta igienica? Forse possiamo trovare qualche lavoretto online.
Fuori comincia a fare buio. Guardo dalla finestra, non si vede nessun movimento. Un laghetto e una specie di campo che sembra coltivato, sullo sfondo la sagoma di Sky Soho, opera di quel genio di Zaha Hadid. Davanti un tetto blu che sembra lunghissimo, a destra un parcheggio deserto.
Mangiamo la pizza sedute sul letto, e’ un po’ fredda ma buonissima. Ho come il sospetto che abbiano disinfettato anche quelle, il sacchetto e’ bagnato e non sta piovendo. Abbiamo anche una nuova fornitura di acqua, saremo a posto per qualche giorno.
Mi arriva un messaggio di Barbara, lei e sua figlia ci hanno portato un po’ di spesa (le mie amiche temono che dimagrisca. E’ un timore del tutto infondato, ma tant’è) e mi dice di affacciarmi che forse ci vediamo. E’ buio, penso che sia improbabile che riusciamo a vederci perché siamo sul retro e non e’ possibile avvicinarsi all’hotel da dietro. Poi vedo una luce che si muove, si accende e si spegne, e poi un’altra, si muovono insieme… ci assembriamo tutte e 4 alla finestra, accendiamo anche noi le torce dei telefonini, ci sbracciamo fuori dalla finestrella e gridiamo e mandiamo baci che non si vedono. 
Certe emozioni sono impagabili.


La frase del giorno: La cosa più bella della quarantena e’ che non devi metterti il reggiseno.

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