venerdì 26 agosto 2016

L'importanza del controllo degli sfinteri in una società nappy free

Lo sapete perché i cinesi non usano i pannolini usa e getta? 
Non lo so neppure io, ma ipotizzo che sia principalmente una questione economica. Avete idea di quanto si spenda per ogni bambino soltanto per i pannolini? ho fatto un calcolo per voi: considerando circa 35 centesimi di euro a pannolino per cinque pannolini al giorno (eh, cagano un sacco i neonati, vuoi che non lo sappia?) per diciamo 2 anni, vuol dire esattamente 1.277, 5 euro. A bambino. 
Vero che qui finora uno solo ne potevano avere, ma comunque è una bella cifretta. Ti ci compri un paio di IPhone6, per dire.

Comunque questa cosa che i cinesi non usano i pannolini è una faccenda seria.
Per noi è una gran fortuna. Intendo per noi “umanità intera”. 
Provate a pensare se li usassero… non solo non avremmo materiale fotografico di chiappette che escono dai pantaloni, che fa molto “wild China”, ma dal momento che la Cina è la nazione più popolosa al mondo saremmo sommersi di pannolini usati, interi silos di bombe chimiche, montagne di merde sigillate, un impatto ambientale devastante, non so se mi spiego.
Quindi, fiùùùùù.

Il problema è che poi a questi pargoli nappy free gli scappa. E non è che i cinesi si facciano molti problemi, sul dove fargliela fare. Rimane negli annali della Delta Airlines la vicenda di quelli che hanno lasciato che l’amato erede unico defecasse sul sedile dell’aereo, coperto pietosamente da un foglio di giornale, con buona pace asfissia dei vicini; ma anche in situazioni meno critiche (leggi: meno pressurizzate) la cosa potrebbe creare qualche fastidio, se proprio vogliamo escludere l’imbarazzo (ma capita anche a voi? di provare imbarazzo di fronte a un gesto di cui non siete minimamente responsabili? che dovrebbe imbarazzare chi lo fa, la verità).
Comunque.
Capita per esempio che li vedi fare pipì ai bordi della strada (il vizio per altro rimane anche in età adulta, ma questo succede ai maschi di tutto il mondo, pare). Ma pure tra le macchine del parcheggio, in mezzo alla confusione delle biciclette accatastate, sul pavimento liscio e lucido della stazione o del centro commerciale, proprio lì in mezzo, per non parlare dei parchi e delle aiuole. Insomma, quando scappa scappa, e se fino a due/tre anni i bambini non hanno il controllo degli sfinteri non è mica colpa di nessuno (questa cosa del “controllo degli sfinteri” - va’ che terminologia scientifica - l’ho sentita per la prima volta dalle maestre dell’asilo, pare che fosse un requisito essenziale per accedere alla scuola materna).

Ma un’altra cosa curiosa è che non gli mettono nemmeno le mutande. Voglio dire, un minimo servirebbero, se non altro per evidenti motivi d’igiene: questi culi nudi seduti per terra, appoggiati ovunque, non rischiano di prendersi qualche infezione? Quando ancora non esistevano i pannolini, nel mondo occidentale dico, si usavano delle bende, no? Le fasce, si chiamavano.

Ma quello che mi ha fatto pensare alla doverosa irrinunciabilità delle mutande, mentre ero seduta in metropolitana stretta tra le mie figlie e una giovane donna cinese con in braccio una bimbetta di sei mesi al massimo che improvvisamente schizzava pipì come una fontana rinascimentale, è che servono di contenimento, ecco. 

Che la pipì dei pargoli sarà anche cosa santa, eh, per carità, ma la pisciata sulla gamba non è piacevole, specie se la gamba è la tua.

mercoledì 24 agosto 2016

Welcome back

L’aria pesante di umidità ti si appiccica addosso, ti entra nel naso e nella bocca, ne senti l’odore, ti toglie il respiro. Ci hai mai pensato? che l’aria possa toglierti il respiro? Ci impieghi un po’ prima di renderti conto che non è un momento, una sensazione passeggera, una specie di casco integrale che puoi toglierti di dosso.

È il suo modo di accoglierti. Shanghai d’agosto. Umidità 85%, temperatura 35 gradi (percepiti 42), cielo denso, spesso, grigio.
Ci infiliamo nel traffico stipati dentro un taxi, dormo tutto il viaggio di un sonno scomodo, la schiena storta, le gambe intorpidite.

A casa le piante sono morte. Stecchite, secche come solo le piante morte sanno essere. 

Ma sulla porta c’è un pacchetto con dentro un vestito di Michal che lei pensava sarebbe stato meglio a me, sul cellulare è arrivato un messaggio dell’amica Ale e in casa c’è l’aria condizionata, e tutto questo aiuta parecchio nella conversione dell’umore. 

Bentornata, Wonder.