mercoledì 30 novembre 2011

Getting sick

- Mamma, la maestra ha detto che due mie compagne sono seccate.
- Come seccate?
- Eh, così ha detto, sono seccate, e io così devo restare a casa due.
- Due cosa?
- Due così. Perché due bambine sono seccate.

Poi non ditemi che non ho fantasia se capisco che le prossime due settimane la classe della BB chiude perché due bambine si sono ammalate di HFMD.

lunedì 28 novembre 2011

Lunedi nero

Lunedì è giorno di spesa. Dopo le gozzoviglie del fine settimana, comprensive di cena a CasaBighi con otto adulti e sette bambine sette, il frigo piange e la dispensa fa l'eco, per non parlare delle cucciole, che lungi dal pigolare sempre più piano (come immaginava quel poeta là) quando hanno fame urlano sempre più forte.

Con l'Amica Doris automunita affronto la ressa del Gialeful di Gubei, il supermercato che vende di più al mondo (non so dove le vada a prendere 'ste statistiche, la Doris). Dopo due ore e mezza arrivo alla cassa con un carrello che neanche il servizio approvvigionamenti del Corpo degli Alpini (le statistiche dicono il vero, lo so, e prendono i dati direttamente dal mio carrello).
Ops, il bancomat non c'è. Guardo meglio, non lo trovo. Svuoto tutto, niente da fare. Mi viene caldo, molto più di quello che c'è fuori, e non è che mi posso spogliare molto dato che sono in maglietta. Fingendo nonchalance faccio un misero tentativo di utilizzare la carta italiana, ma tanto so che non funziona anche perché non mi ricordo più il pin.

L'Amica Doris, saggia e concreta, mi suggerisce di mantenere la calma e guardare bene nella borsa, e poi paga lei i quintali di latte e pomodori pelati, pasta e carta igienica che costituiscono i beni di prima necessità per la prossima settimana. Per la verità c'è anche un barattolo di Nutella, ma ormai è considerata prima necessità anche quella.

A casa la tessera non c'è. Vado alla banca di fronte, dove di solito prelevo il contante, ma non hanno trovato una carta nell'atm, che magari, pensavo, l'ho lasciata là l'ultima volta.
Vado alla filiale della Bank of China dove ho il conto, spiego la situazione, il che comporta un notevole dispendio di energia dato il mio inglese burino e il loro peggio del mio.
Dopo cinquantacinque minuti, durante i quali (oltre a verificare di avere ancora i soldi sul conto, sudare ancora un po', firmare carte e mostrare documenti) ho cercato invano di bloccare per telefono una carta di credito inesistente, perché vagli a spiegare che non ho la carta di credito, ho solo quell'altra carta, come diavolo si dice in inglese? Quella che non è di credito... il bancomat, quella carta che serve per pagare, per prelevare... Vabbè, carta di debito non mi veniva, ok? Non l'ho mai usato neanche in italiano 'sto termine, figurati se ci penso in inglese.
Dopo cinquantacinque minuti, dunque, finalmente mi dicono che posso avere un'altra carta. Uff, che calòr. Però non subito, eh, tra una settimana. Ok, aspetto, per una settimana posso ben fare con i contanti. Posso avere dei contanti? Eh, no, senza carta no. Cioè, una settimana per avere la carta e non posso avere dei soldi adesso, mica tanto, che so, trecento euro? Duecento? No no, impossibile, il conto viene congelato per sette giorni.
A proposito di congelati, ho lasciato la spesa in garage.

venerdì 25 novembre 2011

Prima del ritorno

La BB e Gatto Selvaggio passano pomeriggio e sera dalle AASisters.
Il Bighi è a cena fuori.
Quando la Susie se ne va, alle cinque del pomeriggio, io e la Gabbianella restiamo sole.

Andiamo in bicicletta al mercato dei fiori, a guardare le luci degli addobbi di Natale, le composizioni di candele e peperoncini rossi, i festoni di foglie e fiori e pigne, i rami dipinti d'oro e d'argento e i carretti pieni di stelle rosse.
A casa, facciamo una torta, leggiamo un libro, giochiamo a nascondino, sbucciamo piselli.
Mangiamo involtini di pollo e fette di prosciutto e bambù d'acqua ascoltando Tiziano Ferro, che ci piace soprattutto quando canta Breathe Gentle, e Prince, i Muse, Dr. John, Meiko Kaji e Biagio Antonacci, perché abbiamo messo l'opzione random al computer. Ci facciamo le carezze tutte unte e ci teniamo la mano mentre beviamo, io dal bicchiere e lei dal biberon. Togliamo la mollica dal pane e lasciamo lì la crosta, ci imbocchiamo, facciamo bubu-settete col bavaglino.
Restiamo a guardarci, io seduta per terra e lei sul water, perché non c'è niente di meglio che fare la pipì mentre la mamma racconta una storia.
La Gabbianella, gustandosi l'assenza delle sorelle, fa le facce buffe per farmi divertire, si rotola sul divano e ride mentre scappa col pannolino in mano.
E anche a me questo inedito status di madre single di figlia unica non dispiace per niente.

mercoledì 23 novembre 2011

Tutto in pezzi

Dunque, riassunto.

Il campanello non funziona. Non ricevendo molte visite, il guasto risulta di lieve entità.
La zanzariera della camera da letto si è bloccata a metà, non va più né su né giù, ma siccome la stagione delle zanzare è finita, anche questo guasto non è rilevante.
La lavastoviglie si stacca dal fondo e il carrello dei piatti scivola sul pavimento, così oltre a raccogliere i cocci mi tocca pure lavare per terra.
I quattro faretti della libreria sono tutti rotti, tranne uno.
Il condizionatore nella camera degli ospiti resta sempre acceso, con temperatura fissa su 26 gradi. Quello in sala si attiva quando accendo la TV, e cambiando canale posso anche regolare la temperatura, ma solo verso il basso.

Diciamo, eufemisticamente, che la casa ha bisogno di qualche ritocchino.

Sabato sera, durante la cena coreana, dopo un'ora a mangiare bocconcini di pancetta seduta per terra su un cuscino minuscolo ho perso l'uso delle ginocchia, nonché quello delle papille gustative, avendo inopinatamente azzannato un pezzetto di peperoncino verde subdolamente nascosto nell'insalata. Non essendo permanente, la perdita risulta di lieve entità.
Domenica la Gabbianella ha preso una botta in testa, le è venuto un bernoccolo blu in mezzo alla fronte e io ho rischiato di svenire, al solito, con l'aggravante che mi trovavo nella toilette del KFC, dove per inciso il pranzo era immangiabile. Siccome ho solo rischiato di svenire, e il malessere è lentamente scemato dopo l'applicazione del ghiaccio della Gabbianella anche sulla mia fronte, il danno non è molto rilevante.
Lunedì mi son tagliata un dito affettando il pane.
Martedì mi son scottata la mano con l'olio bollente facendo le patate in padella.
Oggi ho dimenticato la parent conference con la maestra del Gatto Selvaggio.

Diciamo, eufemisticamente, che non sono molto in forma. Dubito che sia solo colpa del vento, e in ogni caso, viste le premesse, trovo assai poco probabile che io riesca ad arrivare intera al fine settimana.

giovedì 17 novembre 2011

L'effetto inaspettato e tardivo dell'arte moderna

Le foglie secche ricoprono i viali, colorato tappeto spazzato dal vento che entra in casa quando apro la porta. L'aria è densa di pioggia, calda, appiccicosa.

L'M50, quartiere di artisti al numero 50 di Moganshan Lu, sulla riva del fiume Wusong, è quasi deserto. Non si respira l'odore dei colori, dei quadri, dei pennelli. Non percepisco fermento culturale né lo spirito vivace dell'impulso creativo. Forse, il cielo è troppo grigio.

Le gallerie espongono opere astratte, naif, tristi, bizzarre, a tratti commerciali, piatte e improbabili, troppo grandi, troppo costose, provocatorie. Foto in bianco e nero con dettagli rossi, immagini della Cina rurale, tele completamente rosse o gialle o nere, corpi nudi di donne legate, visi smunti e tragici, ritratti infantili, installazioni incomprensibili, teste di bronzo senza occhi, animali fantastici, inquietanti sculture, quadri tridimensionali.
Alcune stanze sono allestite per laboratori creativi, sembra che qualcuno sia stato lì poco prima, ma non c'è nessuno. Ho l'impressione di camminare in una quarta dimensione, in un villaggio deserto, unica sopravvissuta a un disastro che ha lasciato tutto intatto, spiata da occhi nascosti dietro una parete con i quadri accatastati.
Tra le gallerie e le pozzanghere alcuni negozi vendono oggetti di uso comune, vasi di porcellana, bicchieri a forma di lattina, teiere, ciotole e collane, borse di stoffa e sciarpe, orecchini, vestiti-scultura, scatole di legno.
Il bar dove mi siedo è caldo, troppo. L'uomo sulla poltrona di fronte mi guarda, ha una macchina fotografica e un cappello bianco. Il caffè macchiato è una grande tazza di latte con un po' di caffè.

Quando torno a casa sono inspiegabilmente contenta.
C'è una rosa fiorita in giardino.

mercoledì 16 novembre 2011

Prospettive

Il Parkway Health è un ospedale abbastanza conosciuto, anche se la sede di HongQiao Lu, a dieci minuti in bici da casa nostra, non è molto grande e dall'esterno somiglia vagamente a un'agenzia del turismo.

Quando io e la BB (io piuttosto depressa e la BB un po' stranita) ci presentiamo all'ingresso, un ragazzo in giacca scura e camicia bianca ci apre la porta e ci viene incontro neanche fossimo all'Hotel Plaza, e ci fa segno di accomodarci. Compilo carte, consegno passaporti e tessere assicurative, faccio firme. Quando dico che mi manda la scuola, non ci fanno aspettare neanche cinque minuti.
Qui le scuole fan sul serio.

La YCIS, ma anche altre scuole e alcuni asili (quello del Gatto no, evidentemente), per evitare la chiusura a causa della ormai famigerata HFMD ha predisposto alcune misure precauzionali, che consistono in tre operazioni fondamentali svolte con meticolosa precisione tutti i giorni:
- prima varcare il cancello della scuola, a ogni bambino viene misurata la temperatura;
- prima di entrare in classe, a ogni bambino viene consegnata una salvietta disinfettante con cui si pulisce le mani;
- in classe, una infermiera controlla mani e bocca.

Questa mattina la nurse ha trovato un puntino alla BB. E' sulla guancia, bello grosso in verità, l'avevo ben notato anche io.
Primo provvedimento: avvisare i genitori.
Secondo provvedimento: consigliare vivamente una visita dal medico, per avere conferma della diagnosi. Ciò significa che non puoi tornare a scuola se non hai un documento che certifica il tuo stato di salute.
Che palle. Qui il medico c'è solo in ospedale, gli ospedali sono privati e se non hai la carta di credito non ti fanno neanche entrare.
Ma la cosa che mi ha demoralizzato di più, che proprio mi ha provocato un calo di pressione che mi son dovuta sedere, è stata la prospettiva di due settimane a fare da teacher alla BB.
Sono stanca già con il Gatto Selvaggio, con le sue attività di musica, matematica, lettere e varia creatività (ed è solo all'asilo!). Non so se ce la faccio.

La dottoressa controlla mentre parla, parla mentre controlla e alla fine decide che il famigerato puntino rosso che aveva inquietato la nurse della scuola è una puntura di zanzara.
Sono così sollevata che scendendo le scale do un bacio alla BB, neanche fosse merito suo se non è malata, sorrido all'usciere, che è pure un bel ragazzo (ora che ci penso, anche l'unico bel ragazzo cinese che ho visto finora), e sulla strada mi fermo a comprare una ciambella al cioccolato.

A volte basta poco per avere voglia di festeggiare.

lunedì 14 novembre 2011

Exegi monumentum aere perennius

Dalla storia non si impara. Ci sarebbero milioni di esempi per avvalorare questa affermazione (piuttosto deprimente se si pensa che siamo costituiti per lo più da storia), ma transeat.

Nel mio piccolo, lungi dall'imparare dagli errori degli altri, faccio molta fatica a imparare qualcosa anche dai miei, e non mi conforta l'idea di essere in buona e abbondante compagnia.
A&A, sorelle ricciolute e chiacchierine, arrivano dall'Italia al seguito dei genitori per trovare casa a Shanghai. Sapendo che siamo qui, suonano alla porta, scortate da MammaEsse, un giovedì pomeriggio, mentre ancora siamo impegnate nei compiti e immerse nella baraonda del quasi-fine-settimana. Mentre le bimbe giocano faccio una torta di benvenuto, che però tra preparazione e cottura è pronta alle sei e quaranta, che non so lì, ma qui è quasi ora di cena. Vabbè, per oggi mangiatevi una banana, la torta sarà per la prossima volta.
La quale prossima volta si presenta un mese dopo, di venerdì, quando la baraonda tocca una delle vette più alte (l'apice si raggiunge alla domenica mattina, circa). Ma, imperterrita, decido lo stesso di preparare un dolce, a richiesta con la cioccolata. Che tra preparazione, chiacchiere e caffè, è pronta poco prima delle sette. Aridaje.

Ok, non mi faccio più fregare. MammaEsse per piacere quando vieni avverti prima, così la torta la faccio in anticipo. Al cioccolato, certo. Ci metto anche le mandorle, volete? La torta che si chiama SuccessoGarantito, quella là, piena di burro ma così buona che non si resiste. La panna? No, niente panna. Faccio fatica a trovare il latte, figurati.
La metto in questa tortiera qua, lunga, va' che bella.

Cos'è 'sta mania di cambiare, far cose nuove, diversificare? La torta non si cuoce. Immagina la faccia quando, mezz'ora prima che le AA Sisters suonino alla porta, la tolgo dal forno in formato liquido. Mai successo, al SuccessoGarantito. Che faccio? Boh, la rimetto in forno, cuoce un altro po'.
Niente da fare, liquidità che neanche nei sogni più audaci di quest'Italia post-berlusconiana.
Ma non posso mica buttarla così, che tristezza.
Ok, tanto vale provarci, la tolgo dalla tortiera, la metto in forno così come sta, tutta spampanata, direttamente sulla piastra, e vediamo cosa succede.
Tempo totale di cottura: due ore e quarantacinque.
Ma mica è bruciata, no. È solo un po' dura. Con un coltello da macellaio ne posso fare dei quadrotti, o meglio delle scaglie, che ti ficchi in bocca intere, ché tanto il finger food fa molto chic.
Così non ho neanche problemi di conservazione. Se la Gabbianella ne nasconde un pezzo, fra duemila anni lo ritrovano tale quale.

sabato 12 novembre 2011

Me&Me

A volte penso che non ci sono tagliata. Per fare solo la mamma, intendo.
Lo so che è un po' tardi per dirlo, che magari avrei potuto capirlo anche subito, ma tant'è, è così. Mi ci vuole un po' prima che le cose mi arrivino al cervello.
È lo stesso anche con le lezioni di cinese, per dire. Passo due mesi a studiare, dimentico tutto, e poi riprendo e allora sì che va bene. Sono a scartamento ridotto.
La settimana è stata pesante, il tempo per me (dove con per me intendo tempo da sola, anche a fare la spesa, per dire) inesistente, e come se non bastasse l'Amica Francese è in vacanza alle PhiPhi Islands, con i piedi nella sabbia bianca e l'ultimo libro di Eco sotto la testa, a fare da cuscino. Il che, oltre a darmi alcuni preoccupanti sintomi di crisi d'astinenza da quotidiana dose di francesitudine, mi fa molta invidia.
E lo so che lo zoo è una grande risorsa, e che riserva sorprese ogni volta, le bambine si divertono e saltano e corrono e scoprono animali e sassi e alberi nuovi; lo so che anche fare bamboline di carta è un eccellente passatempo, e che dovrebbe darmi soddisfazione preparare le torte e poi vedere gli occhi felici delle cucciole mentre ne mangiano tre fette ché tanto il papà non c'è; lo so che mi sto godendo l'età più bella delle mie bambine, e che molti invece se la perdono.

Però, ecco, se qualche volta mi perdessi una mezza giornata non ne farei una tragedia. Per dire.
E oggi, anche se c'è un bel sole dopo tanta pioggia, anche se è sabato e al sabato si sta in famiglia, anche se potrei finalmente sdraiarmi in poltrona e lasciare che il Bighi si occupi delle cucciole, io me ne vado dal parrucchiere, e non mi sento in colpa.
Mi chiudo nel centro benessere che ha fuori la scritta Me & Me, proprio nel momento in cui la giornata è al massimo dello splendore, i colori sono brillanti e nessuno sano di mente si priverebbe di un pomeriggio di foglie rosse e gialle nel parco, di una lunga passeggiata mano nella mano, dei salti dal muretto più alto, di una sosta sulla panchina proprio sotto la quercia più grande e di una merenda consumata sul prato, con la luce che si infila nei capelli scarmigliati.

Massaggio, manicure, ha fretta signora?
Cosa dice se mettiamo questa crema?
Metta, metta, faccia pure. Non ho fretta oggi, no.
Una tazza di tè?
Con piacere, xièxiè.

mercoledì 9 novembre 2011

Giornata normale di una casalinga in erba

Son stremata.

    Negli ultimi due giorni abbiamo fatto una infinità di attività ludico-pedagogiche che hanno coinvolto a turno le cucciole, separatamente o a coppie, e qualche volta anche tutte e tre insieme, cosa che mi stanca più di un convegno di tre giorni sulla crisi finanziaria mondiale e i punti critici nelle dinamiche del mercato internazionale.

    Abbiamo raccolto foglie gialle rosse marroni, disegnato un albero e fatto un collage, cantato tutte insieme Nella vecchia fattoria (scoprendo al proposito che la versione inglese è impronunciabile senza sbagliare), costruito una casetta per gli uccelli con il cartone del latte, copiato foglie dal vivo e colorato foglie disegnate, ballato The Hokey Cokey fino allo sfinimento, colorato e ritagliato triangoli quadrati tondi e ovali, messo in ordine cucchiai e tazze dal più grande al più piccolo e viceversa, dormito, guardato cartoni, letto tutti e cinque i libri presi in biblioteca, ascoltato mille volte If you're Happy e Goldilocks e Incy Wincy spider, giocato al computer con Who Am I e This is my pet (dove per inciso puoi scegliere come pet un elefante o un canguro), ascoltato storie in inglese per le quali avrei avuto serie difficoltà senza i sottotitoli, mangiato noodles con la pancetta e bambù d'acqua in padella, cantato BiAiEnGiOu the dog, ritagliato figurine di carta, vestito le bambole, fatto girandole con le cannucce e animaletti di carta dal nuovo libro di origami.
    Il tutto infarcito di litigi, urla (le mie), lacrime e risate, pannolini, merenda, compiti di scuola, corse sulle scale.

   Mancano ancora undici giorni alla riapertura della scuola.

    Non mi si venga a dire che lavorare stanca.

martedì 8 novembre 2011

Confortanti confronti

Mentre tutta l'Italia sta aspettando il fatidico voto alla Camera per vedere se Mister B si terrà ancora la poltrona, la BB dorme in camera con un po' di asma (scommetto che ce l'ha anche Mister B), la Gabbianella legge sulla poltrona e il Gatto Selvaggio mangia biscotti al cioccolato pucciati nel latte. La giornata si preannuncia lunga, sia per l'Italia intera che per la sottoscritta, costretta a far giocare le cucciole e a far passare il tempo visto che fuori piove (la giornata di un'italiana in Cina ha singolari e allarmanti attinenze con quella di un italiano in Italia).

    Comunque, grazie all'amica AleSarda, abbiamo un sito internet dove si possono vestire le barbie e farci fare la sfilata, e grazie a Mrs Alexis-Gloria una serie di canzoncine in inglese da cantare tutti insieme, storielle da raccontare (Listening) , un calendario da disegnare (I love Math), una casetta per uccellini da costruire con il cartone del latte (Art Class), libri dalla biblioteca da leggere (almeno venti minuti al giorno), e pure la scheda delle attività dell'asilo ora per ora, così magari mi posso adeguare al ritmo.

    A ben vedere, son messa meglio di Mister B.

    Non fosse altro perché, BB dixit uno sconsolato mercoledì di ottobre, qualunque cosa succeda resto sempre la mamma.

lunedì 7 novembre 2011

HMFD e altre consonanti sparse

La Friday Letter di Mrs Alexis-Gloria questa settimana è concisa e piuttosto allarmante. I bambini, tra cui Gatto Selvaggio che nella foto in fondo al foglio sorride nel suo vestito da halloween-principessa, oltre ad aver studiato la lettera I e la differenza tra big e small, stanno imparando a contare fino a venti. Il Bighi lo dice sempre che la nostra secondogenita non è particolarmente dotata per la matematica, ma credo che me ne farò una ragione, visto che sembra in buona compagnia.

    La settimana prossima niente.

    Cioè, non potranno fare niente perché la scuola è chiusa. Eh, vacanza, magari! La scuola chiude perché ci sono stati dodici casi di contagio della malattia HMFD (ma che nome è? Non si riesce neanche a pronunciare, potevano metterci delle vocali, in mezzo), quindi le autorità cinesi impongono alla scuola di chiudere, disinfettare, aspettare che tutti i bambini che possono essere stati contagiati contraggano l'eventuale malattia e guariscano.
    Tempo per la procedura: due settimane. Due settimane? Cosa faccio a casa con il Gatto Selvaggio due settimane? La maestra Alexis-Gloria consiglia di visitare alcuni siti web da cui prendere spunto per giochi didattici, canzoncine e letture, nonché di presenziare a una riunione in cui si parlerà della malattia. Grazie, gran sostegno, davvero.

    Me la sono guardata da sola, cos'è la malattia che sembra una smorfia di un fumetto. Trattasi di virus che provoca la cosiddetta malattia mano-piede-bocca (o piede-mano-bocca, o una qualsiasi delle combinazioni, solo sei se non sbaglio. E da qualcuno avrà pur preso, il Gatto), contagiosissima ma innocua, se si escludono la febbre e le vesciche sulle mani, sui piedi e nella bocca, queste ultime fastidiosette anzichenò. Giorni di incubazione 3-5, giorni di malattia 5-7, terapia nulla.
    Maledico tra me e me le autorità in generale e quelle cinesi in particolare, che non hanno di meglio da fare che controllare che negli asili infantili i pargoli non si ammalino senza curarsi della salute psicologica delle mamme, mentre preparo la cena pensando che devo assolutamente trovare il modo di far mangiare un po' di verdura alla Gabbianella, ché le son spuntati tre brufoli sulla guancia.
    Ma guarda te, poverina, le zanzare ti stanno divorando. Quest'afa non va proprio bene, ormai siamo a novembre e girare ancora in maglietta non è salutare. Faccio una fatica anche a vestirla, ho capito che c'è caldo, ma cucciola, amore, mettiti le calzine che qui il pavimento è freddo, potevan mica mettere il parquet anche qui di sotto? Le mattonelle nella zona giorno son proprio fredde fredde, eh. Ma guarda! t'han punto anche qui, poverina, sui piedi!
    Sui piedi? Va' che è strano, però.
    Fa' vedere le manine, qua. Mmmmh.
    Com'è che si chiamava, la malattia? Ossignur.
  
    Ogni allarmismo è assolutamente fuori luogo, perché la malattia è benigna e innocua. Salvo complicazioni.
    Ecco, è quel salvo complicazioni che mi mette un po' di ansia.
    Anche il fatto che sia contagiosissima non mi tranquillizza molto.
    Posso buttare un po' di consonanti a caso, tipo C, Z, Z? Io ce le posso aggiungere, le vocali, se serve.

mercoledì 2 novembre 2011

Acquisti e perdite

Ma non era finita la stagione delle piogge?
    La metro 3 è in superficie, così posso almeno guardare fuori le gocce d'acqua che sbattono sui vetri e si frantumano prima di scivolare via sullo sfondo grigio di grattacieli e parchi e quartieri popolari, che ho il sospetto non cambieranno colore quando uscirà di nuovo il sole.

    Trovo l'Amica Francese all'uscita 5 di ZhongTan Lu. Non c'è nemmeno un taxi, una pioggia della madonna, vento da scoperchiare ombrelli e un biglietto con su scritto un indirizzo, ma solo in cinese.
    Mai provato il risciò? È un'esperienza che presenta alcuni vantaggi. Intanto è divertente, più che andare in macchina. Viaggi al contrario, perché i risciò a motore con due posti hanno i passeggeri rivolti indietro e coperti da una tenda di plastica blu, così puoi concentrarti sulle macchine che seguono e non ti spaventi delle manovre che fa il motociclista. Poi il risciò si infila ovunque, quindi puoi anche fare a meno di preoccuparti del traffico, e vedere le strade al contrario ha un certo fascino. Ti bagni un po' le scarpe ma che ti fa? Te le saresti bagnate anche a piedi.

    Con il gruppo delle cuoche francesi (di cui alla scuola di cucina cinese chez Ami) decidiamo di visitare un enorme stabilimento di forniture per alberghi. Quattro piani tra pentole e fornelli, grembiuli e mestoli.
    Io sono curiosa, mica cuoca. Vorrei una tovaglia nuova, e magari un frullino così posso smettere di sbattere uova a mano. Non li trovo, ma riesco a spendere lo stesso circa venti euro per sei tazzine da caffè a cui abbino dei piattini a caso, sei ciotole da macedonia, un piatto da torta, un mattarello, una tortiera da crostata, sei cucchiaini da caffè, delle mini mollette di legno, una saliera, un setaccio per la farina, due tazze da tè.
    Ci fermiamo a mangiare in un ristorante sulla strada che sembra pulito, ordiniamo pollo freddo, omelette (le compagne son pur sempre francesi...), fave, fagiolini con melanzane, cavolfiore e bacon e riso cantonese, e mangiamo abbondantemente e di gusto, perché fare shopping mette sempre fame. Torniamo in taxi, perché fare shopping è anche stancante, e mentre attraversiamo la città immerse nel grigio delle pozzanghere e le francesi parlano le loro erre arrotate al rumore ritmico dei tergicristalli, penso che il cibo era buono, e che va bene la scuola di cucina, divertente, ma se ho voglia di mangiare cinese basterebbero tre euro al ristorante più vicino.

    Scendo dal taxi, e non so bene come succeda, sarà che piove e sto cercando invano il portafoglio, sarà che la borsa mi ingombra, o sarà che sono maldestra, ma il pacchetto tenuto con cura sulle ginocchia pieno delle mie tazzine e cucchiaini e ciotole e piattini cade per terra. Sto ferma a guardarlo per qualche secondo, mentre il cartone si impregna di acqua e la mia testa di improperi. Mi scappa un merda neanche tanto francese.

    A casa, con calma, controllo le perdite: sul campo sono rimaste due tazzine e una ciotola. Visto l'impatto, mi aspettavo di peggio.
    Adesso, per avere il servizio giusto, devo trovare il modo di rompere due piattini.
    Quelli son duri a morire, ma un'idea ce l'ho.