mercoledì 4 settembre 2013

Settembre

Settembre. Andiamo.
Mica vorrai stare fermo, a settembre, ché c'hai avuto tre mesi di tempo per stare a pancia all'aria a fare parole crociate, sudoku e zeppe iniziali.
Adesso è ora di muoversi, rimettersi le scarpe (almeno i sandali), un po' di mascara e cominciare a pensare a come piazzare i cuccioli nei loro pomeriggi liberi.
Perché sì, questa è l'attività più gettonata per le fresche giornate settembrine.
Tutte a fare estenuanti code per iscrivere i bambini a costosissimi corsi di nuoto, a improbabili danze ritmiche, a lezione di pattinaggio artistico, di pittura olistica, di ginnastica acrobatica, disegno creativo, educazione della voce (si chiamava canto, una volta), recitazione, teatro, chitarra, violino, basket, calcio, arrampicata libera, sci. Ah, pianoforte anche.
Si fa per il loro bene, per la crescita armonica del corpo e della mente, che credete.
Tutto, pur di levarsele dai piedi il più possibile, le creature.
È per questo, per il bene delle mie creature, che mi ritrovo in coda, nel caldo umido e afoso della segreteria della piscina, a respirare l'odore del cloro e a schiacciare i tasti del mio cellulare.
Devo pur sottrarmi in qualche modo ai discorsi da mamme che percorrono la fila a senso alternato. E non ho un libro, mannaggia. Solo la brochure del corso, capirai.
Riesco a estraniarmi dal contesto con stupefacente rapidità, tornando vigile solo per controllare che nessuna furbetta cerchi di intrufolarsi davanti a me nella fila.
No, non sto giocando a Ruzzle, cosa per altro che in certi momenti mi distende assai.
Non sto nemmeno chattando, né postando su facebook la faccia attonita della signora che non sapeva (principiante!) che ci vuole il certificato medico per fare l'iscrizione. Signora grazie vada pure, un po' celere per cortesia sennò facciamo notte.
In effetti sto riguardando le foto del fine settimana, quelle fatte con il cellulare. Le elaboro un po', quel tanto che basta per far credere a chi le guarda che sono stata nel posto più bello dell'universo mondo, e le posto su Instagram.
Poi vado un po' indietro, a guardare le foto dell'estate, con qualche giorno di brutto tempo e mare tempestoso, qualche faccina di bimba, un po' di mare luminoso e blu, e poi i sentieri nel bosco e i monti azzurri e quasi trasparenti nella foschia della mattina, alberi altissimi e profumo di erba, di resina, di muschio (a proposito, grazie nonni).
Ma la coda è sempre lì che serpeggia e bisbiglia, e di foto ce ne sono ancora, così succede che vado ancora indietro, e ci sono dei grattacieli altissimi, e guarda un po' li ho fotografati proprio come gli alberi, con un po' di cielo azzurro lassù in cima, e poi un vecchio che beve il tè, due bambine che sorridono, una strada dritta verso il Bund, un uomo che cuce tra le rovine di una casa, le scarpe minuscole, i pennelli, il viso tondo di un bambino, il mercato di DongTai lu, i pupazzi blu di XinTianDi, i ravioli, NanJing Lu con un cartello enorme con su scritto I Love SH, i grattacieli di Pudong, due ragazze con l'ombrellino.
Tocca a me. Non c'è posto di sabato alle dieci, va bene alle nove?
Sì sì, va bene. Grazie. Tutte e tre alle nove, vero?
Pedalo, e mentre pedalo sul marciapiede alberato penso che ho bisogno di una voce amica, di quelle che sanno ma non chiedono, e poi pedalo più velocemente possibile, voglio sentirmi il cuore in gola, il fiatone, e voglio pensare che fra un po' è il mio compleanno, che mi farò un bel regalo, che è settembre, ed è ora di andare.