martedì 31 gennaio 2012

Allarmanti rassicurazioni

- Allora, dottoressa, cosa dice?
- Così Lei ha tre figlie femmine? Anche io sa, ne ho quattro, tutte femmine. In America dicono che è una spesa, che quando si sposano gli devi fare la dote, così dicono in America.
- Davvero? Curioso, sì. Comunque io intendevo della Gabbianella, cosa dice della Gabbianella, sono qui un po' per quello...
- Assì, la Gabbianella. Ha molta tosse, vedo.
- Eh. Ci vuole mica una laurea, comunque.
- La bambina ha la bronchiolite.
(- Odddiiiiiooo! Adesso me la ricovera! E come faccio? Dovrò stare qui con lei.
- Wonder stai calma, non agitarti
- Non mi agito, Cosci, ma devo organizzarmi! Dunque vediamo, adesso chiamo il Bighi, poi chiedo alla Susie di fermarsi, poi domani per la scuola...
- Ma la smetti e ascolti un po' che la doc sta parlando?!
- Ok, giusto, hai ragione, 'spetta un po' che sento)
- Non ha febbre, e altri sintomi non ci sono, quindi continui con la cura che sta facendo, con quelle medicine là.
- Continuo con le medicine? (Sospiro di sollievo. Molto sollievo)
- Sì, continui con l'areosol tre volte al giorno, poi aggiunga questo sciroppo e queste gocce. Per caso c'è qualcuno di asmatico in famiglia?
- Veramente sì, il Bighi fin da piccolo, poi la BB ma i dottori dicono che con l'età dovrebbe guarire. Ah, poi anche io quando faccio sforzi, a volte. Mi capita. Se c'è tanto freddo. Ma non spesso però.
- Ah, vedo, vedo. Male, male.
- In che senso male male?
- Il sessanta per cento dei figli di asmatici risulta asmatico, lo sa?
- Beh, no, non lo sapevo. Adesso sì. (Sessanta per cento vuol dire che su tre figlie quante ne salvo? Quasi due, no? Beh, la Gabbianella è piccola posso contarla tutta intera, quindi facciamo due su tre, dai).
- Consideri che se l'asma è dovuta all'allergia alla polvere è un problema, qui.
- Veramente no, nessuno è allergico, abbiamo fatto i test...
- Se invece l'allergia è al polline non si preoccupi, in questa città non ci sono alberi, quindi anche i pollini scarseggiano.

Non ho ancora ben chiaro se la visita dal medico è stata più rassicurante o più inquietante.

domenica 29 gennaio 2012

C'è un americano che aspetta il tram 709

Capita, alle volte, che hai voglia di fare una crostata e sei rimasta senza farina, e allora pedali fino al FamilyMart e dato che ci sei compri anche tre chili di riso e un pacco di fazzoletti, e poi esci e c'è uno che ti dice Tu sì che sei vestita bene, e tu pensi Beh, in effetti, rispetto alla media qui direi che sono a un buon livello, e pensa che son solo uscita a comprare la farina, se vado a cena fuori mi tiro anche di più, e poi realizzi che sta dicendo che sei vestita bene nel senso di pesante, cioè bene rispetto al freddo che c'è, e allora guardi il tizio che ha solo una felpa e si sta congelando e in effetti pensi che sì, anche rispetto al tizio sei a un buon livello. E dato che c'è mi chiede di dove sono, olandese vero? Sei così alta. No, olandese no, c'han tutte una panza... e mi ragguaglia sulla sua provenienza (Boston), sulla sua presenza a Shanghai (in visita a una amico), su dove vive adesso (Corea) e sul fatto che adoooora il cibo italiano. E By the way, dove può mangiare una buona pizza, vera pizza italiana? Perché lui i soldi per andare in Italia non ce li ha, però conosce Tommaso Vinci che lavora all'università di Boston, mica lo conosco per caso?
No, dico, conosco un altro Da Vinci ma mi sa che non è lui, e allora mi dice che il suo amico è un genio (anche quello che conosco io lo era), veramente uno che è un genio che costruisce gli autobus (allora no non è lui), e a proposito di autobus sta aspettando il 709 per andare al Carrefour.
- Prendi la metro, dico, è qui a due passi e ti ci porta quasi davanti
- No no, mi han detto di prendere il 709 e io quello prendo, e dimmi un po', quanti sono i courses in Italia?
- I cosa?
- Quelli che mangi, i courses, scusa non so l'italiano
- Eh, sapessi io l'inglese
- Quanti sono?
- Ah, già, i courses, mi sa che sono 6, tipo antipasto primo secondo contorno dolce frutta, poi c'è il caffè che farebbe sette.
- Davvero io adoooro il cibo italiano, come si chiama quel piatto? lasaghne, mia mamma ha trovato la ricetta sul Boston Daily e l'ha copiata, che buone che son venute, poi due giorni fa ho bevuto un vino, il cianti
- Chianti, sì...
- E al palato direi che gli do sei
- Sei al chianti? Beh, insomma
- È che io non me ne intendo, io so' ammericano, mi piace la birra
- E vabbè, allora...
- Posso farti una domanda imbarazzate?
- Oddio che mi chiede questo? Tu falla, io mi riservo la facoltà di non rispondere (cioè veramente ho detto Magari non rispondo. Comunque)
- Ma è meglio la cucina italiana o quella francese?
- Ma che domanda è, che c'è una letteratura di polemiche che dura una vita. Beh ma io dico quella italiana, che devo dire, se anche ho un'Amica Francese mica vuol dire che mi converto alla nuvel cusìn. Comunque devo andare che voglio fare una torta alle mie bambine
- Che fortunate le tue bambine, fammi indovinare che torta fai, come si chiama... tramasu
- Tiramisù intendi?
- Che buuuooooono il tiramesù
- Vabbè, ci vediamo eh? Io vado
- Questo bus proprio non arriva. Bus 709!! dove sei? C'è un americano che si congela!! Ciao, God Bless You, Cuore Amore, Take care, God Bless You
- Ciao, bye bye, Stay worm, va' là, che mi sembri messo maluccio...

E così, mentre ti allontani, senti ancora quello che urla BAS SEVEN ZIRO NAIN! AN AMERICAN GAI IS GHETTIN FROZEN, HAI, BAS SEVEN ZIRO NAIN!, e pensi che alle volte, anche solo andando a prendere la farina il riso i fazzoletti, si fanno certi incontri che se li racconti a Spielberg ci fa un altro film.

sabato 28 gennaio 2012

Chiocciole metropolitane

Mio nonno aveva i capelli bianchi, il naso a punta e il carattere nervoso.
Quando ci portava in macchina sul lago, incontravamo dei ragazzi che facevano l'autostop, e lui diceva Tajate i cavéi e va' a lavorare, che poi te càto su. Aveva lavorato in Africa, e una volta mi ha mostrato una foto ingiallita, era giovane e piuttosto bello, vestito di bianco, in piedi vicino a un altro italiano e a un africano.
Quando facevo un bel disegno o intagliavo una tavoletta di legno, li guardava a lungo, li studiava, li valutava e poi me li comprava.
Mio nonno andava in giro in bicicletta con una sedia incastrata sulle spalle, perché doveva portarla a riparare. Io mi vergognavo un po', mi sembrava uno strambo, ma gli volevo troppo bene per dirgli qualcosa e temevo che si offendesse.
Dopo che è morto, l'ho incontrato per strada tante volte, sulla bicicletta, che attraversava il ponte, con il cappello in testa. Mi dicevo Toh, cosa fa lì il nonno?, e poi mi ricordavo che non era lui, e sorridevo tra me.

Ehi, nonno, dovresti vedere qui come vanno in giro, altro che sedia. Qui portano di tutto, sulla bici, se ne infischiano del codice della strada e anche un po' delle leggi della fisica, hanno mucchi enormi di boccioni vuoti, bottiglie di plastica, strati su strati di polistirolo o cartone, tavoli sedie poltrone di paglia e vimini, gabbiette con i pulcini e i conigli. Hanno dei carretti, dietro, che sembrano delle chiocciole, a portarsi tutta la casa con sé.
Mica avresti dato nell'occhio, qui, con la carèga in testa.

venerdì 27 gennaio 2012

(Coro)

S'ode a destra uno scoppio di luci, a sinistra risponde uno scoppio. Che tu sei lì, nel tuo candido lettino, e ti alzi e guardi che belli, poi anche la Gabbianella, in braccio, che dice Bam Bam e guarda fuori, e poi pensi che stan facendo a gara, e che sembra ancora l'ultimo dell'anno, anzi di più.
Poi da sola, mentre tutti dormono, dopo mezzanotte, ti metti davanti alla finestra dietro alle tende perché la luce non svegli nessuno (il che fa ridere, in effetti, che se non li svegliano le bombe non lo fanno certo i bagliori) e stai lì a goderti lo spettacolo.
E alla fine ti stanchi un po', torni a letto e non riesci a dormire per i botti, e pensi Belli, son belli. Ma adesso basta, co 'sti foghi.

giovedì 26 gennaio 2012

Inspiegabile

Abbiamo eliminato il letto nella camera degli ospiti. Urge rimedio.
Ma qualcuno è in grado di darmi una spiegazione razionale e soddisfacente del perché, quando vai all'Ikea, non puoi limitarti a comprare due tappeti e un divano letto, e senti impellente la necessità di portarti a casa un numero imprecisato di candele alla vaniglia e ai frutti di bosco, una nuova grattugia e almeno tre pacchi di tovaglioli di carta rossi e gialli e verde spavento, per tacer del cane (di pezza)?

martedì 24 gennaio 2012

Addio

Ecco, è andato.
Il Coniglio, dico, con le sue orecchie lunghe e le collanine di fiori, la coda a pon pon e il pelo bianco, ha silenziosamente abbandonato le vetrine, le porte, le finestre e pure la testa delle commesse di Ichido, e ha dignitosamente lasciato spazio a quell'ingombrante, sinuoso, dorato e, diciamocelo, cornuto del Drago.
Alle cinque del pomeriggio già scoppiavano petardi e fuochi d'artificio, e la festa è andata avanti tutta la sera.
I fuochi scoppiavano mentre in taxi andavamo verso DapuQiao, la città deserta, a casa della Famiglia Francese, il collo teso a destra, a sinistra, le braccia allungate avanti e indietro a indicare i più belli. Scoppiavano lungo la strada, appena sotto il marciapiede, seguiti da petardi come mitraglie. Scoppiavano mentre scaricavamo le valigie e le bambine eccitate, mentre preparavamo l'aperitivo con le bruschette e mentre sbucciavo gamberetti nella cucina dell'Amica Francese.
(E chi l'avrebbe mai detto, eh? Che avrei sbucciato gamberetti, intendo, comprati vivi al mercato da me medesima, che saltellavano rinchiusi nel sacchetto gocciolante).
Bagliori di luci multicolori illuminavano i grattacieli che svettavano all'orizzonte, o esplodevano a due metri da noi, spettacolo da contemplare attraverso le vetrate del quindicesimo piano, mentre si apparecchiava, mentre si mangiava e mentre si brindava (Recioto, eh, mica bollicine).
Scoppiavano petardi e ancora fuochi mentre giocavamo a Blokus, a Mastermind e a Machiavelli.

E poi, all'improvviso, silenzio.
I grattacieli, con le loro luci e i bagliori delle esplosioni, si sono spenti, inghiottiti dal buio.
A mezzanotte e mezza, fine della festa.
E quando all'una abbiamo preparato il letto per le bambine, si sono addormentate subito, mano nella mano, strette, al suono di sporadici e ostinati petardi.

Caro Dragone, c'hai poco da fare lo sbruffone, da ballare dondolando e serpeggiando, con quel testone enorme e la cresta e gli artigli. La festa è stata tutta per il Coniglio.

venerdì 20 gennaio 2012

Passi da gigante

28 ottobre 2011, ore 15,05.
Dopo due mesi e mezzo di asilo, la maestra Mrs Alexis-Gloria mi racconta soddisfatta che per la prima volta ha sentito la voce del Gatto Selvaggio.
- Ah sì? Ha parlato? Bene! E che ha detto?
- Ha detto Ok.

(- Ok? Mica è una parola, Ok.
- Zitta, Wonder, pensa al cambiamento che ha subito, povera piccola, asilo nuovo, lingue sconosciute... eppoi è timida
- Timida il Gatto? Mah, sarà anche timida, Cosci, ma insomma... che so, Denchiu potrebbe dirlo ormai, Mai neim is Gatto pure non è tanto difficile, Baibai lo dice anche la Gabbianella!
- Ognuno ha i suoi tempi, eh
- Sperèm.)

20 gennaio 2012, ore 15,09
- Mamma vieni, siediti qui
- no amore, dobbiamo andare, siamo in ritardo, fra poco arriva la BB
- devo dirti una cosa che ti farà felice
- davvero? Ah, be', allora sediamoci qui. Dimmi
- sai, ho cominciato a parlare coi miei amici di spuola
- Davvero? Che brava, tesoro, vieni qui che ti abbraccio! Mi viene un po' da piangere, ma son felice, sai! E cosa hai detto?
- Eh, niente.

(- Come niente?
- Zitta Wonder! non dire una parola
- Intendi che non posso dire neanche Ok?
- No. E però asciugati quella lacrimuccia lì, va', ch'è un po' eccessiva
- Ok)

- e allora cosa hai fatto?
- ho giocato al pleigraund e poi ho cominciato anche a ridere a voce alta

Eh, be', in effetti, ridere a voce alta è un bel passo avanti

giovedì 19 gennaio 2012

Vivere altrove

Una volta, quando ero piccola, sono andata a Lione.
Ero con il NonnoGP, che allora non era ancora NonnoGp ma solo Papà. Sono abbastanza sicura che ci fossero anche la NonnaMimmi, che allora non era ancora NonnaMimmi ma solo Mamma, e le Sisters, e forse il Brother, forse, ma io mi ricordo solo il Papà, che aveva trovato un adesivo rotondo con su scritto

Je suis fier de vivre à Lyon

e questo adesivo gli era piaciuto tantissimo e l'aveva staccato e se l'era messo sulla giacca, e per quanto io fossi quasi certa che l'affermazione non riguardasse esclusivamente il palo della luce su cui il suddetto adesivo era attaccato, comunque mi sembrò un gesto un po' strano, perché Papà non viveva a Lione, eravamo lì per caso, per studio, per turismo, o forse per tutti e due, non ricordo bene. Comunque di passaggio.

E dunque mentre passeggio lungo la HongQiao Lu, con le biciclette i pedoni i bambini vestiti con mille strati che non vedi più i bambini le carte per terra i banchetti di mandarini i motorini gli ombrelli gli autobus i carretti le piante con la gonna le motociclette i carretti con il bambù da scansare, mentre cammino sotto la pioggia leggera con le mie scarpe nuove fatte apposta per camminare e le guardie dello zoo si arrampicano sulla scala per appendere le lanterne rosse e i ragazzi sulle moto all'uscita della metro aspettano i clienti fumando una sigaretta e tutti sono euforici per la festa e si agitano e corrono, penso che se trovassi un adesivo con su scritto Je suis fiere de vivre à Shanghai, per dire, attaccato a un palo, adesso anche io lo staccherei e me lo terrei da qualche parte, magari sulla giacca, magari nel taccuino, o sul frigo.
Però lo stesso, come allora, penserei che sono di passaggio.

mercoledì 18 gennaio 2012

A Shanghai

Piove. È mercoledì. Sono a Shanghai
e da tre giorni
non si trova più un taxi che sia uno
e le lanterne rosse appese dappertutto son bagnate fradice
e ti gocciolano in testa se ci passi sotto
e gocciolano nelle pozzanghere se le stai a guardare
le banche sono senza più soldi
e i treni senza più biglietti
e i negozi sono pieni di gente che compra
senza più merce ché la gente l'ha già comprata
senza rifornimenti ché la gente se ne andrà
e la metropolitana piena di gente con le valigie che se ne va
e i negozi chiusi di gente che se n'è già andata
un sacco di gente insomma
e d'altra parte sono
unmiliardotrecentoquarantacinquemilioniduecentomila
circa
da qualche parte dovranno pur stare
o andare.
Ma il capodanno cinese una settimana prima deve cominciare?

lunedì 16 gennaio 2012

Colazione da Tina

Vieni da me per colazione la settimana prossima? Lunedì va bene?
L'sms di TinaLaCuoca mi lascia stupita, dal momento che, dopo che ci siamo conosciute poco più di quattro mesi fa, non ci siamo più viste.
Però TinaLaCuoca è una ragazza entusiasta e positiva, ama viaggiare, ha due figli gemelli e vive a Shanghai da oltre due anni, e oltre a essere italiana è anche cuoca, il che la rende ai miei occhi una specie di rarità dalle doti aliene, checché ne dica la Doris.

La prospettiva di un pranzetto italiano al posto dei noodles coi funghi mi alletta. Ringrazio, accetto e aspetto lumi sull'indirizzo e l'orario, ché qui in Cina mangiano presto ma lei è italiana, e non si sa mai.
Dopo le 7,30 va bene, mi risponde.
Come le 7,30? cioè intendevi prima colazione, desayuno, petit déjeuner, Frühstück, breakfast insomma? Non ci conosciamo quasi, e mi inviti a casa tua la mattina all'alba col rischio che ti trovo in vestaglia coi bigodini e le ciabattine? Sì? E vabbè, mica proprio uguale, addio pranzetto italiano. Però le sette e mezza è un po' presto, anche le otto, direi. Vengo per le nove e mezza, va bene lo stesso?
E così, pedalando sotto un cielo inaspettatamente limpido, mi ritrovo a casa sua, la tavola apparecchiata con i cereali e i biscotti delle principesse e le tovagliette con su scritto Sidney e il cappuccino nella tazza, e poi sul divano a chiacchierare che non ho neanche cercato una scusa per andar via, e poi si son fatte le undici, e poi mezzogiorno, e a quell'ora me ne sono andata altrimenti l'invito per colazione diventava come l'avevo inteso io, e magari avrebbe dovuto far da mangiare e forse si stufa dato che lo fa di lavoro.
Però, dico, almeno una fettina di torta, di focaccia, che so, un plumcake, magari, TinaLaCuoca avrebbe potuto farla, no?

venerdì 13 gennaio 2012

Miracoli contemporanei

- Mia bal
- Cosa?
- Miiiiia bala

Dicono che fino a sei anni si possano imparare fino a dodici lingue contemporaneamente.
Cioè, per esempio: Italiano, Inglese, Tedesco, Francese, Spagnolo, Cinese, Arabo, Portoghese, Rumeno, Punjabi, Pashto, Khmer.
Oppure: Olandese, Russo, Hindi, Giapponese, Coreano, Turco, Polacco, Greco, Ungherese, Catalano, Quechua, Svedese.
Per dire.
Dodici lingue. La cosa ha dell'incredibile. Direi anche miracoloso.
Fino a sei anni.
In effetti per ora sarei già contenta se la Gabbianella ne imparasse almeno una.

Incontri ravvicinati

Mister B insegna PE e CTP (che stanno per Phisical Education e Computer non so cosa). L'avrei mai detto, che uno che insegna ginnastica potesse anche essere bravo con l'informatica. Il fisico ce l'ha, comunque. Però c'ha anche un tic che continua a chiudere un occhio, le orecchie a sventola e gli occhiali (strano connubio il nerd palestrato), e così mi fisso su quelli che mi viene in mente la mia vicina di casa di quand'ero piccola – che diceva a tutti che portava gli occhiali l'apparecchio ai denti il plantare nelle scarpe –, non sono molto concentrata, in più è americano, quindi mi perdo metà di quello che dice, però poi diciamocelo, tutto sommato chissenefrega della ginnastica.

Mrs Ar elogia la mente matematica della fanciulla che però ancora non riesce a stare composta, e che devo fare, mica la posso legare alla sedia, o sì? Non ci ho mai pensato prima d'ora, in effetti.
Mrs Zhang dice che la BB risponde in cinese alle domande in cinese, e chi l'avrebbe mai detto? A casa continua a ripetere che non capisce niente.
Mrs O, la maestra-criceto di inglese, è così contenta dei progressi della BB che quasi si ribalta dalla sediolina (ma perché ci dobbiamo sedere su 'ste seggiole da nanetti, ho le ginocchia nelle orecchie e i pantaloni troppo stretti, mannaggia ai panettoni e ai cotechini natalizi).
Del mio, di inglese, non dice niente.
Però anche io ho fatto progressi, e terrific non mi spaventa più.

mercoledì 11 gennaio 2012

Eventi eccezionali

- Mamma! Mammmmmaaaaaa!
- Mamma c'è una sorpresa!
- Sì mamma c'è una sorprresa grrandiffima
- Cosa amore?
- Lo sai, la Gabbianella ha tutti i denti!

A volte certe cose sembrano normali, ma non è vero. Avere una bocca piena di denti, per esempio, non è mica da tutti.

martedì 10 gennaio 2012

Massaggio a tre

- Sai che non mi dispiace avere un uomo ai miei piedi. Fa un effetto un po', come dire, di dominio
- E anche a me, saieh? (parla così l'Amica Francese)
- Il tuo tè è buono? Il mio non sa di niente
- Hanno detto che è tè ma mi sembra acqua calda, saieh?
- Beh però il pediluvio è piacevole
Sedute su un divanetto di legno con i piedi a mollo aspettiamo di cominciare il massaggio. La luce fioca della stanza viene da una lampada rosa a forma di loto, il profumo dalle candele accese, il tè, o acqua calda che sia, ci viene servito in piccole tazze scure.
I due ragazzi stanno in silenzio, asciugano i piedi, infilano le ciabattine, aprono scatolette di legno dove riporre bracciali e collane, aspettano pazienti dietro l'asciugamano che ci togliamo la vestaglia di seta e ci sdraiamo sul lettino.
Ci coprono con i teli caldi e scompaiono dietro la porta scorrevole.
Mi viene un po' da ridere, con la testa infilata nel cerchio che vedo solo un pezzo di pavimento, che tra l'altro ha una specie di moquette molto gradevole.
La musica è lenta e bassa, appena percettibile.
- Perché ci hanno prenotato solo il massaggio parziale, lo saieh?
- Veramente no, non sapevo nemmeno che fosse parziale. A me il Bighi ha detto solo che avrei fatto un Aromatic Oil Massage
- Credi che non dovremmo parlare?
- Eh, forse no.
Ma le voci sono già un sussurro.
I due rientrano, li sento che appoggiano qualcosa sul tavolino. Sono le boccette di olio aromatico, bianche e ricurve.

Non riesco a rilassarmi del tutto. Non credo che riuscirei mai a dormire, come fanno alcuni, mentre uno sconosciuto mi spalma di olio dalla testa ai piedi. Eppoi mi sembra che insista un po' troppo sulle chiappe.
- È una tua impressione, un massaggio di un'ora non può mica stare solo sulle spalle.
(La mia Coscienza è piuttosto pratica)
- Però mi sembra che ci prenda gusto, questo qui...
- Ma sai quante ne ha viste meglio di te, col lavoro che fa?
(è anche tranchant, la Cosci)
- Eh. Ne avrà viste anche di peggio, comunque. Poi magari se mi massaggiasse un po' i piedi...
- Tu sottovaluti il potere feticistico delle estremità
- Macché sottovaluto! Se ho un piede anche a Chicago...
- Ma rilassati, vedi ch'è piacevole, anche se sono piccole le mani massaggiano bene.
- Sono in proporzione, i cinesi son tutti piccoli
- Sono tutti piccoli? Intendi che tutti sono piccoli o che hanno il corpo tutto piccolo? Perché in tal caso...
(La Cosci è maliziosa, pure)
- Cambiamo discorso, va', che è meglio, altrimenti divento rigida come un legno.

I due massaggiatori massaggiano all'unisono (solo dietro. Sarà per quello che è un massaggio parziale?), finiscono contemporaneamente e ci fanno indossare la vestaglia nello stesso istante.
Spariscono di nuovo dietro la porta, poi ricompaiono con il tè (o acqua calda) e due fette d'arancia.
- Allora, sei rilassata?, chiedo all'Amica Francese, le facce un po' stravolte.
- Mica tanto, saieh? Non riesco con i massaggi a rilassarmi del tutto... Però mi è piaciuto quanto passava così con le mani sulle mani, il mio aveva le mani piccole, e il tuo?

A volte ho il sospetto che la Cosci frequenti anche l'Amica Francese.

venerdì 6 gennaio 2012

Nostalgia nostalgia canaglia

- È che stamattina abbiamo fatto tardi e la BB ha perso il bus. Ho dovuto correrci dietro, e lo vedevo là, in fondo alla strada e non son riuscita a raggiungerlo. M'è venuta l'asma da quanto ho pedalato
- Sarà mica per questo che c'hai quella faccia lì
- Beh, è un buon motivo per avere questa faccia qui
- Non credo proprio, anche ieri non eri il massimo della felicità
- È che mica sempre si può essere al massimo, tutti i giorni...
- Sei sicura che non ci sia qualcos'altro?
- No
- Non c'è nient'altro o non sei sicura?
- Mah, forse pensavo...
- Aaaaaaahhhh vedi!
- Ma mi lasci finire?
- Finisci finisci. Anzi, comincia
- Dicevo che pensavo che magari le mie amiche...
- Fossero qui a macerarsi per la tua mancanza e venissero a farti omaggio il giorno stesso del tuo arrivo?
- Se la metti così è un tantino enfatico. Però mi aspettavo un'accoglienza più calorosa, ecco.
- Il tuo problema è che sei troppo concentrata
- Non ti seguo
- Distaccati, guarda dall'alto, non stare sempre a preoccuparti di tutto e guardati un po' dentro
- Ci sto provando, no?
- E lo sai cosa vedi?
- Illuminami tu, va' là
- Eri troppo assorbita dal pensiero che le bambine potessero risentire del ritorno in Cina, a preparargli delle sorprese, a rendere tutto gradevole, che non hai pensato che magari avresti sofferto un po' anche tu
- Non credo
- … E non sei uscita di casa per due giorni
- Ma faceva un freddo cane! E poi non è vero, sono uscita tutte le mattine
- E sei rimasta ad aspettare che ti invitassero loro, invece di fare qualcosa tu
- Ma non essere ridicola
- Sai cosa ti dico? Adesso prendi il telefono e chiami l'Amica Francese
- …
- Chiamala!
- Sììì!
- E non toccare la Nutella!

I dialoghi con la mia coscienza sono polemici, nevrotici, patetici, a tratti ridicoli. Ma spesso risolutivi.

giovedì 5 gennaio 2012

Welcome Back Party

C'è un freddo, ma un freddo, che adesso capisco perché, in un sabato caldo umido e appiccicoso di agosto, il Lele ci ha mostrato con orgoglio le mutande di lana che si era comprato in saldo, uomo previdente.
Le palme sono incartate con teli neri, i vicini sono ancora più invisibili di prima, in giro non ci sono nemmeno i gatti a scoperchiare i secchi della spazzatura. Il vento ha spogliato gli alberi, così gli spazzini vagano con le loro scope in mano, alla ricerca delle foglie perdute, e spazzano via il niente dalle strade, gli occhi piccoli quasi chiusi.

Solo la BB saltella scendendo dal bus, la giacca aperta, il cappello nello zaino e un adesivo sulla felpa con su scritto happy birthday, inaspettato e tardivo regalo delle maestre, che per rendere lieve il ritorno a scuola dopo quasi cinque settimane di assenza hanno organizzato una festa.

- Mamma, sai che venerdì facciamo un pigiama party?
Mi viene un po' da ridere. - Amore, un party, non un pigiama party. Il pigiama party lo facciamo noi a casa, quando mangiamo in camicia da notte davanti alla tv...
E invece no, è proprio un pyjama party. Si prega di mandare nello zainetto, insieme ai compiti, gli sleeping clothes (opportunamente contraddistinti da etichetta con il nome) che verranno utilizzati per la performance del new year.
Va' che son strani, 'sti cinesi.

lunedì 2 gennaio 2012

Diversivi durante l'attesa

Mentre aspettiamo la coincidenza del volo per Shanghai ci mangiamo un bretzel con un succo d'arancia nella lounge, un po' tristi, un po' sospesi, un po' silenziosi.
Mancano ancora almeno due ore.
- Mamma, tieni, mi dice la BB mostrandomi qualcosa nella mano.
Io guardo distrattamente, - Grazie tesoro... Cos'è?, chiedo.
- Il mio dente.

E io lo sapevo che sarebbe caduto, dondolava da un po', però così, senza neanche un piantino, e poi mentre sto mangiando che quasi mi va tutto per traverso, non me l'aspettavo, eh.