giovedì 20 dicembre 2012

Fogli sparsi

Ho la casa vuota.
Il frigo con qualche tristissimo avanzo.
Le valigie pronte sulla porta.

I traslocatori hanno ripulito tutto, passando come cavallette e imballando meticolosamente tutto quando ostacolava il cammino. Pure la borsa con i passaporti, che m'è toccato far riaprire tre scatole. Pure i disegni sparsi sulla scrivania nell'ultima performance artistica delle bambine.
Se non ci do un occhio mi imballano pure la Gabbianella.

Siamo arrivati con 15 scatoloni, ripartiamo con 76. E pensare che ero convinta di aver fatto pulizia buttando un sacco di cose vecchie. 


Nello studio vuoto, sul muro dove c'erano disegni e quadri e un planisfero, è rimasto attaccato un foglietto stampato al computer. 
C'è scritto If you want something in your life you've never had you have to do something you've never done
L'ho staccato con cura.

martedì 18 dicembre 2012

Disappointment

Non sarà come al platano, ma le chiacchiere da bar che si fanno alle sette e ventisei della mattina alla fermata del BusEnorme con il MaxDad e Nora hanno dei risvolti di qualche utilità.
Per esempio, ho saputo oggi che per andare al concerto di Natale della scuola della BB dovevo prenotare i biglietti. Meglio tardi che mai. Per quanto, nella fattispecie non fa molta differenza.

Cioè, per andare a
fotografare mia figlia che simula di suonare il violino (chissà se riuscirò a vederla, ché sarà in ultima fila) confusa tra mille mila altri bambini che performano Bianco Natale vestiti da pinguini (sic), bisogna attrezzarsi come alla Scala.
Qui prendono le cose un po' troppo seriamente.

E a complicare le cose sembra che di biglietti non ce ne siano più. Potrò entrare, mostrando il tesserino di riconoscimento, solo dopo che sono entrati tutti quelli con il biglietto.
Ora, la BB sarà in ultima fila, io pure, mi ci vuole uno zoom 8 chilometri per immortalare dignitosamente l'evento.

Ma la cosa più grave in questi giorni di armadi all'aria e calzini spaiati, di sacchetti di regali di quadri di porcellane, di smistamento di imbustamento, in questi giorni di nostalgia e corse e passeggiate solitarie, di shopping sfrenato e cene di avanzi, di ribaltamento di materassi e di pensieri, la cosa più grave, dico, è che non trovo più il mio tubino nero bellissimo costosissimo in fibra di bambù comprato da Madame Pure che pensavo di indossare a Natale, oltre che in un milione di altre occasioni per cui si presta un tubino nero in fibra di bambù.
Sono cose.

venerdì 14 dicembre 2012

Non so se ce la faccio. Considerazioni a margine di un sopralluogo, domande retoriche e nota tecnico-organizzativa indirizzata al comitato accoglienza

Son venuti quelli del trasloco.
A fare un sopralluogo, dicono. Perché mica basta una lista dettagliata con il numero esatto di calzini, quadri e cucchiaini e loro valore approssimativo.
Ennò. Loro devono venire di persona.
Bravi, che magari ho preso delle misure sbagliate, sai mai che ho contato 56 calzini e invece sono 63.
Facciamo il giro delle stanze. Indico quello che resta, quello che parte. E già mi viene un po' di malinconia.
Comunque. Mi dicono che vengono martedì a imballare tutto. Serve il passaporto per le dichiarazioni doganali, quindi se partiamo giovedì (Nota Bene: partiamo giovedì, non venerdì come erroneamente comunicato, e quindi arriviamo venerdì 21 alla solita ora, sia detto per inciso così il comitato accoglienza si prepara e fa spostare la prestazione della fanfara), se partiamo giovedì, dicono, il passaporto ce lo restituiscono mercoledì, giusto in tempo per la partenza.
No, dico io, ma imballate tutto tutto?
Tutto quello che spedite, sì.
Ci portate via i calzini? Le posate? Bicchieri piatti tavolo sedie e pure le candele, che fanno così atmosfera?
Tutto.
Peluches? cubi di legno? matite colorate?
Yes.
Ah. 
Però a me non so mica se mi sta tanto bene, che imballate tutto di martedì.
A parte il fatto che martedì c'è la festina di fine anno del Gatto, hai presente cosa succede se non vado?
Ma poi, noi si può anche mangiare per tre giorni di seguito con le mani, e bere coca cola dalla lattina seduti sul tappeto sul divano, ché quello è della sciura proprietaria e resta qui, e poi se anche vengono le formiche amen.
Però, ecco, tre notti tutti e cinque in un letto senza coperte e senza cuscini, quella la vedo già più dura, la verità.

giovedì 13 dicembre 2012

Sette giorni

Siamo a -7.
Non di temperatura, di giorni.
Giorni che mi restano prima di tornare.
E in questi sette giorni, giusto per semplificarmi la vita, ho due concerti di natale, due festine di fine anno, un pigiama party e una festa di compleanno.
E ho solo tre figlie, per inciso.
Però siccome non vogliamo farci mancare niente, nemmeno le cinesate di fine anno, la mia amica Umami mi ha regalato un paio di ciglia finte, di quelle professional, che potrò sfoggiare sabato alla festa di addio (poteva mancare, una festa di addio?) e pure a Natale durante il pranzo con i parenti, sempre che non si stacchino prima, ché la ragazza ci ha raccomandato di non sfregarle, ma non ci ha mica detto cosa succede a piangere (ormai lo sapete, sono una piagnona, e d'altra parte son figlia di mia mamma, scusa, eh, Piangimmi, ma tra tutte le doti che hai proprio questa cosa delle lacrime facili mi dovevi passare...).
Comunque, mentre mi arrovello su come trovare il tempo per andare a comprare quel po' di regali di natale che mi mancano (non facendo una lista, in realtà non ho idea di quanti ne manchino, ma è sempre meglio abbondare), ecco che mi arriva una email che mi propone Un esperto per i miei problemi, 24 ore su 24, a soli 16 euro e 50 al mese
Se è carino ci faccio un pensiero, se non altro per farmi da facchino mentre passo dal mercatino di DongTai lu al supermall di Nanjing lu, così mi resta un braccio libero per fermare un taxi.

domenica 9 dicembre 2012

Sto facendo una lista

Pare che la lista che ho fatto, contenente più o meno tutti gli oggetti che intendo riportare/portare/importare/esportare in Italia, non vada bene.
Non contiene tutte le informazioni necessarie al disbrigo delle formalità doganali.
Devo essere più precisa.
Oltre al numero esatto di calzini, devo dichiarare anche il loro valore approssimativo.
Cioè, considerando che un paio di collant 40 den mi costa 8 euro, e però è evidentemente usato quindi deprezzato, posso stabilire con una certa sicurezza il valore dei collant 40 denari che ho nel cassetto. In ogni caso, possedendo anche collant 30 denari, oltre che alcuni esemplari 70 den o addirittura di lana, la questione si fa più spinosa.
Potrei anche decidere di eliminarne alcuni, per fare prima.
In ogni caso, ho scoperto di avere un discreto capitale nel cassetto delle calze.

La stessa operazione va fatta, ovviamente, non solo per i calzini del consorte (per il quale, a essere sincera, l'operazione matematica risulta più semplice essendo lui affezionato a un solo tipo di calza di cotone ritorto, esclusivamente nera, del valore di euro 7,80 al paio, ovviamente deprezzato), e per quelli delle bambine, che mi sembra di aver contato in 65 paia (e son tre, che vi devo dire? i piedi crescono in fretta), ma, dicevo, anche per tutti gli ammenicoli che ho avuto l'avventatezza di acquistare e posizionare sulle mensole della libreria e del mobile in cucina (e meno male che ho solo questi due piani d'appoggio).

Ma poi, quel centinaio di libri che mi ritrovo quanto varranno? Alcuni assai poco, in verità, nonostante il prezzo di copertina. Ma tant'è, a loro che gli frega, mica possiamo sindacare anche su quello, no? Magari posso mettere un prezzo politico, diciamo 10 euro a pezzo così facciamo conto tondo, eh? Che certi libri, anche se sono usati, mica si deprezzano. Alle volte, anzi, con tutte quelle orecchie che ci metto per ricordarmi i passaggi che mi piacciono, i ricordi chiusi dentro, le pagine rovinate e magari un po' scritte, alle volte, dico, valgono anche di più che da nuovi.
Comunque.
E poi questa lista è piuttosto lunga e ogni minuto mi sembra di doverci aggiungere qualcosa che mi son scordata, e io le liste non le sopporto.
Voglio dire, la lista della spesa non la faccio quasi mai, e infatti torno a casa con un sacco di cose che non servono e di norma senza quelle per cui ero uscita.
La lista dei regali di natale nemmeno, però finisce sempre che qualcosa m'invento per quello che resta escluso. E poi confido sul fatto che conta il pensiero. 
E io penso un sacco, proprio.
La lista delle cose che ho fatto, di quelle che mi piacerebbe fare, di quelle che devo fare, dei posti che ho visto, dei buoni propositi... qui uno volendo va avanti all'infinito, con le liste.

Una volta però l'ho fatta, una lista.
Adesso potrei farla al contrario.
Potrei dire, per esempio, quello che non mi mancherà della Cina.
Vediamo.
1. Lo scaracchiamento e lo sputazzo. Ecco questo son sicura che non mi mancherà.
2. Anche il rutto libero, mi sa.
3. L'orrido stinky tofu, che se lo chiamano stinky ci sarà ben un motivo.
4. Il frastuono dei clacson. Che certe volte mette proprio il nervoso, certe altre ti fa venire un mezzo infarto, e poi è assolutamente inutile, ché nessuno si sposta nemmeno se strombazza un autotreno.
5. ...
Boh.
Ecco, ho già finito.

Cerco di convincermi che sia perché non amo fare liste, ma in realtà sospetto che il motivo sia diverso.

lunedì 3 dicembre 2012

38 minuti

C'era veramente un mondo, a quella corsa lì.
Le strade chiuse, il traffico bloccato, fiumi di gente con gli ombrelli le plastiche i cappelli, perché le previsioni dicevano che no, non sarebbe piovuto, ma invece pioveva. E noi a scendere dal taxi fermo nella fila di taxi bloccati, a camminare tra le macchine e poi tra la gente e poi a correre schivando motorini macchine pullman pozzanghere perché sennò si arriva in ritardo alla partenza, e poi la banda, gli aquiloni e i palloncini che volano in cielo, un cielo grigio che nasconde i palazzi le torri i grattacieli e una partenza in mezzo a parrucche, mantelli, bandiere e fiaccole di carta, e l'Aamico di fianco a correre con me, a ridere di quello che corre all'indietro, di quelle con il costume da dalmata, di quello vestito da robot, lui che s'è messo in testa un cappellino con la girandola in cima, a commentare quello con i polpacci come prosciutti, quello in canottiera, il poliziotto che ferma quello che vuole per forza attraversare la corsa, a dirmi che ormai siamo a metà strada, a raccontarmi il percorso come se l'avesse fatto mille volte, a indicarmi i negozi, la gente ai bordi che grida qualcosa che sembra pia-no pia-no! e invece chissà cosa dice, a controllare l'orologio e dirmi di aumentare il passo, io che già arranco così ma non vorrei fare brutta figura e allora ci provo, ma sono senza fiato e l'Aamico ne ha di fiato, quanto ne hai? E allora io vorrei anche dirgli vai pure avanti, eh, ci vediamo là, ché lui c'avrebbe un passo che io non riesco a tenere, e lo vedo che scalpita che vorrebbe andare più veloce, e poi gli faccio perdere il tempo, che magari lui ci tiene un po' anche se è una corsa per ridere, però poi penso che con tutto quel casino ci perdiamo di sicuro, e allora non glie lo dico, e invece l'Aamico mi prende per un braccio e mi dice ce la fai a correre di più, vedi? e così arriviamo in fondo, oltre quel gonfiabile blu con scritto finish, e lui continua a parlare e io riprendo fiato, un po' alla volta, e son passati 38 minuti, e intanto ha smesso di piovere e io finalmente riesco a sorridere anche da fuori di quel sorriso che avevo dentro da un po'.
E poi andiamo a vedere là cosa fanno, dentro al cortile dell'exhibition center, e c'è un muro dove si possono attaccare dei biglietti con delle frasi, e due ragazze sul palco che fanno ginnastica e la gente si ferma sotto e copia la ginnastica, e uno stand dove danno una medaglietta, e poi danno anche l'acqua e allora ne bevo una bottiglia, e poi mangiamo una brioche da Wagas al Portman e ci scaldiamo perché cominciamo ad avere freddo, e poi dico ma lo sai che non ci siamo fatti neanche una foto? e un po' mi dispiace perché anche se ho il pettorale e la maglietta e altri gadget una foto è una cosa diversa, e poi non mi ricordo se l'ho detto ma ho pensato grazie di aver corso con me.