mercoledì 30 maggio 2012

Lezioni profetiche

Le lezioni del libro di testo sono di una noia mortale.

È pieno di gente che gioca a golf e si chiede se il campo di HongQiao è grande, e tu devi dire che non lo sai, che non ci sei mai stato, a giocare a golf nel campo di HongQiao, anche se una volta ci hai provato, a giocare, ma è stato tanto tempo fa col Supercapo T che gioca a golf (e c'ha una sacca con tutte le mazze e hai scoperto che ce n'è una pesantissima che ti chiedi come fa a sollevarla, ma queste cose non le dici, anche perché non sai mica dirle, in cinese).

Oppure c'è gente che non sa se prendere la metropolitana o il taxi, e poi decide che è meglio prendere il taxi e mal gliene incolse, perché resta incastonato nel traffico come un chiodo storto nel muro (e infatti io non ci casco, mica mi faccio fregare da questi pazzi che guidano come fossero a Indianapolis e ti fanno pure vomitare la cena, anche se costano una cippa, ché lo so che alla fine si incastrano e si fa prima in metropolitana).

Oppure c'è la tipa, che è giapponese e in realtà si chiama Kimura Noriko ma nel libro è tradotto con Muzun taitai (che c'azzecca?), che parla con un cinese, che si chiama Roger (ovvio, no? Che tutti in Cina hanno la erre francese. E infatti si pronuncia LuoGiè), Prego si sieda, vuole assaggiare questo nuovo tè delle montagne? Anche questo cibo l'ho fatto io, l'assaggi un pochettino, al che lui tenta di svicolare ma la Muzun taitai lo blocca con una mossa di kungfu.

C'è anche la versione della Muzun taitai che va a comprarsi un vestito, ma vorrebbe la taglia più piccola (ma quando mai? Piuttosto me lo devo far fare su misura, che qui son tutte nane minuscole), e la commessa le dice Va' che bello sto colore qua, ti dona un sacco, e poi il giallo quest'anno va un casino, superfashion proprio. Non esiste.

Ma la mia preferita è quella sul tempo, che per inciso resta una pietra miliare delle conversazioni senza costrutto.

Tipo che il marito torna a casa stravolto e la moglie gli chiede che tempo fa, e lui risponde che ci sono 15 gradi e fa piuttosto freddino. Allora lei dice Ma ieri c'erano trentotto gradi! E lui È vero, ieri c'era molto caldo. E lei E oggi fa un po' freddo! E lui Sì, oggi fa molto più freddo di ieri, e c'è anche vento, al che lei dice Oggi quindici gradi, ieri trentotto, la differenza di temperatura è davvero grande! E lui Lo è.

Maccheccacchio di conversazione è? E l'ho capito che ci sono i comparativi e i superlativi, ma insomma, è piuttosto inverosimile, no?
A parte il fatto di parlare del tempo, vero.
E invece no.
Tu credi che sia inverosimile, finché non passi gli ultimi due giorni di maggio a Shanghai.

lunedì 28 maggio 2012

Scary Fast Forward

- Voglio andare a casa, sono stanca
- Ma non c'è nessuno, a casa, Gatto. Resti da sola?
- Sì, certo.
- Non hai paura, a restare sola? Non preferisci andare al pleigraund con l'ayi e la Gabbianella?
- No, voglio andare a casa.
- Ok, allora andiamo. Togliti le scarpe, lavati le mani e stenditi un po', io vado a prendere la BB e torno subito.
- Ciao.

Non capita spesso, però talvolta Gatto è così stanca che non me la sento di tenerla lì ad aspettare per quindici minuti che arrivi il bus.
Oggi poi c'è un caldo soffocante.
Mi avrebbe fatto due palle così.
La lascio un po' a casa da sola, che sarà mai? La chiudo dentro, e la porta non è capace di aprirla. Le finestre sono chiuse, che non si butti di sotto. È grande abbastanza da non fare troppi danni, dal gas ci sta lontana, i rubinetti li chiude.
Non vedo pericoli.

Quando io e la BB facciamo ritorno, la musica si sente da fuori.
Back to black, per inciso.
Gatto, le scarpe in mezzo al soggiorno, spalma cucchiaiate di marmellata di lamponi su un panino, un bicchiere pieno di succo di mela, scuote la testa a tempo di musica e quasi non ci vede entrare. Poi sorride, colpevole.

Ho avuto una visione.
Ho proiettato il Gatto in una non abbastanza lontana adolescenza, a fare festini con le sorelle truccata come Amy Winehouse, un piercing all'ombelico, birra e takeaway cinese, amici capelloni e nell'aria quell'odore di fumo dolciastro, mentre la BighiCouple è fuori per un tardivo e apparentemente innocuo weekend romantico.
E ho visto i pericoli.

venerdì 25 maggio 2012

Bianco, nero e altri colori sparsi

Ecco, adesso che siamo alla fine di maggio, che da qualche giorno si cerca invano un posto dove passare dieci giorni di mare balneabile tutti insieme senza doversi vendere la macchina (ma quanto me costano, 'ste figlie) e che i primi caldi consentono di togliere alcuni strati di vestiti, si comincia a pensare alle diete che non si sono fatte durante l'inverno e alla ciccia attaccata inesorabilmente a fianchi e pancia, che nei prossimi tre mesi metterà a dura prova il nostro buon umore.
Il plurale è maiestatico, ovviamente.
Perché tutti voi avrete intrapreso già da mo' un regime alimentare dietetico (pare vada molto la Dunkan, e io non so manco cosa sia) e un ciclo di pilates/corsa/massaggi linfodrenanti/zumba/piscina/palestra che vi permetterà di sfoggiare un fisico perfetto, o almeno decente, mentre io qui a furia di riso fritto e lardo di colonnata (nostalgia canaglia) ho messo su una pancia storica, che potrebbe reggere solo alla prova costume di carnevale, se mi vestissi da mozzarella.

Perché oltre al grasso superfluo, anche il colorito pallido non dona gran che, se non avete il fascino di Morticia e una Mano per maggiordomo.
Mi rendo conto che, se fossi in Italia, a quest'ora avrei già fatto qualche lampada, giusto per togliere quella tinta tendente al verde tipica della Wonder modello A/I: si sa che un po' di colore aiuta, e sospetto che oltre al nero anche il marrone scuro smagrisca un po'. Ecco spiegato perché ai primi di aprile gli scaffali dei supermercati si riempiono di creme solari, tanning lotions, autoabbronzanti, oli magici che promettono una splendida tintarella in un solo week end, anche nuvoloso.
Lì.

Qui, invece, di creme solari nemmeno l'ombra.
Qui, nel paese dove le donne, d'estate, con quaranta gradi e umidità al 96 per cento, si mettono i collant, i guanti e le maniche lunghe posticce sopra le braccia nude, dove indossano grandi cappelli o aprono gli ombrellini al primo pallido sole, le creme che ingombrano i supermercati sono quelle sbiancanti.
Che uno crede che gli sbiancanti funzionino solo per i denti.
Mica vero.
Se compri una confezione di crema giorno, il più delle volte è anche schiarente. Le maschere idratanti sono invariabilmente whitening, i sieri anti age inesorabilmente candeggianti, le salviette struccanti hanno l'opzione decolorante.
La pubblicità della Nivea Solare è al contrario. Tipo che vedi una gnoccolona abbronzata, con quel colorito giusto che vorresti anche tu dopo tre settimane di mare, che va dalle amiche tutta triste, e queste, bianche come lenzuolini, la guardano con commiserazione e poi le suggeriscono la cremina, e ualà, in quattro giorni torna felice e pallida come una strassa, pronta a indossare quel bel vestitino bianco sbracciato che prima con quell'orrenda abbronzatura si vergognava a mettere.

Ci sarebbero dei vantaggi, quindi.
Anche io con questo colorito verdognolo potrei passar via. In più, qui sono tutte molto pudiche, e l'ombelico lo tengono nascosto.

Epperò c'è un però.
Niente spalle scoperte, schiene nude, scollature procaci. Vale a dire i pezzi forti della mia collezione.
Perché qui l'unica cosa che mostrano volentieri son le gambe. Gambe magre come stecchi, bianche come il latte e lisce come porcellana.

Per me non c'è speranza.
Posso svernare bene a Shanghai, ma l'estate la passo in Italia, che è meglio.
Con un bel costume nero, intero, che smagra e fa tanto chic.

mercoledì 23 maggio 2012

Misteri cosmici

- Mamma, ma com'è nato Dio?
- Ammazza, che domandina. Intendi dire com'è nato Gesù?
- No, intendo Dio

- Mmmh, Cosci, questa non la so, che le racconto?
- Come non la sai, Wonder, sforzati un po' e vedrai che qualcosa ti viene in mente, di quei pomeriggi al catechismo
- Ah, giusto.

- Dio non è nato, amore, Dio esiste da sempre, c'è sempre stato, è l'Essere perfettissimo, e ci sarà sempre. È infinito.
- …?
- Infinito, amore, vuol dire che non ha un inizio e neanche una fine, dura per sempre. C'era prima e ci sarà anche dopo.

- Va' che son stata brava, eh Cosci?
- Beh, diciamo che te la sei cavata
- Certo che come coscienza sei proprio tirata, eh. Adesso vedrai che mi chiede Prima di cosa?, e io lo so, e rispondo Prima dell'universo, prima del mondo, che l'ha fatto lui, e si shifta sulla genesi, che lì son più preparata.

- ...Però mamma, come fa a esistere? Intendo, a esserci, se non è nato?

Eh. Son domande, quelle lì, che non ci dormi la notte.
Rispondete voi, se siete capaci.
Che la mia performance di oggi mi sembrava avviata discretamente, e la BB me l'ha smontata.

lunedì 21 maggio 2012

We are the winners (memento mori)

Ormai è cosa nota che il Fratello Preferito Nonché Unico, detto altrimenti Ratto di Calcutta, è convolato a nozze con Rapunzel. La coppia è volata poi verso lidi lontani ma non meno piovosi di quelli che ha lasciato, tornando dopo ben venti giorni di luna al miele di tiglio e fiori del legno di tabou.
A casa, nell'appartamento stipato di fiocchi e scatole vuote di confetti, ha disfatto le valigie, dormito un po', mangiato una pasta al sugo e aperto i regali di nozze. E ha trovato quello più brutto.
Rapunzel l'ha fotografato e me l'ha mandato, orgogliosa di entrare nella classifica.

Perché, come sapete, esiste una classifica dei regali di nozze più brutti, più inopportuni, più improbabili, più inappropriati che si possano ricevere.

La cosa capita con più frequenza alle coppie che si decidono al grande passo dopo aver convissuto, o dopo aver costruito ciascuno il proprio nido separatamente e aver riunito le carabattole in una sola dimora.
Costoro hanno già acquistato posate, piatti, bicchieri, padelle e copriletti, e probabilmente anche il frigorifero, oltre ad altri indispensabili oggetti quali l'impianto stereo, l'oliera e il calendario lunare, e spesso ne hanno in duplice copia, perciò ai parenti stretti e agli amici intimi resta poca scelta.
Figuriamoci agli altri.
Tendenzialmente, tuttavia, la coppia tradizionale predispone una lista di nozze, a beneficio dell'invitato, nella quale fa un elenco delle cose che vorrebbe ricevere, tralasciando volutamente le cose che non vuole ricevere.
Lo dico per chi non lo sapesse. E comunque Repetita iuvant.
Se nel negozio c'è un vassoio d'argento con i ricami a sbalzo allo stesso prezzo di una zuppiera bianca compresa nella lista non è detto che gli sposi lo gradiscano al posto della suddetta zuppiera, per dire.
Ora, si potrebbe anche discutere dei gusti della coppia, che non sempre collimano coi nostri. Epperò se loro han deciso così, un motivetto ci sarà. E infatti non è che ci sia molto da fidarsi della fantasia dell'invitato.
È vero anche, mi si potrà obiettare, che i gusti cambiano, e quello specchio con cornice di fiori dorati che allora mi fece rabbrividire ora è appeso in corridoio, perché è diventato di mio gusto. Così potrebbe accadere anche per il centrino bordato di pizzo di Burano, benché tale virata di gusto stenti a manifestarsi, per ora. Magari verso i settanta cambio idea.

Qui mi sento di fare un appello. Se volete andare sul sicuro, senza attenervi alle sacrosante anche se discutibili disposizioni degli sposi, limitatevi alla cornice d'argento (liscia, per carità), alla pianta in vaso o al vaso senza la pianta, e non avventuratevi in scelte pericolose.
Se proprio volete stupire, al limite optate per un tostapane, una coperta, un set di 400 matite colorate.


Altrimenti rischiate di mandare gli sposi nella top ten.
Al primo posto no, perché la BighiCouple son tredici anni che occupa quel posto là.
Cara Rapunzel, cognatuzza, non c'è proprio storia, te lo dico subito.

Anzi, mi sento abbastanza sicura nello sfidare l'intera rete, tutte le coppie sposate, e anche quelle che convivono more uxorio, le coppie gay, i peccatori insomma, mettetevici dentro tutti, pure voi che pensate di aver ricevuto un orribile regalo di compleanno, pure il prete con la perpetua.

La BighiCouple sta in cima alla classifica. Forever and ever. In saecula saeculorum.

Perché la BighiCouple, udite udite, per il matrimonio ha ricevuto un'urna di legno, dipinta, con su scritto Pulvis et umbra sumus.

sabato 19 maggio 2012

Di musei, rimedi naturali e acquisti imbarazzanti

Un'altra delle stranezze di Shanghai, questa dei negozi per adulti.
Che uno pensa, mica serve andare fin lì, anche in Italia fiorisce il mercato, come no. Pien così di sexy shop, al secondo piano di defilati e decadenti centri commerciali, con le vetrine coperte da adesivi pudibondi e nomi curiosi tipo Prima o poi (che lascerebbe intendere un abbandono certo, anche se tardivo, alla lussuria), Manhattan (con le ombre nere dei grattacieli su sfondo giallo, vagamente falliche), Eros & Eros, con un raddoppiamento del nome che prelude raddoppiamento del piacere, o La passione, che, lo sanno tutti, va alimentata con una certa costanza, e con prodotti specifici, possibilmente.
Nomi così, vagamente allusivi o apertamente provocatorî. Che uno poi non può dire di esserci entrato per sbaglio, no? pensando che fosse un outlet di elettrodomestici.

Non ci sono mai entrata. Che vi devo dire, non mi sono mai trovata nel caso, ecco. Manco per sbaglio.
Una volta, ad Amsterdam, ne ho guardato uno da fuori, cercando di sbirciare dalle vetrine qualche prodotto sugli scaffali, ma ammetto in tutta onestà la mia completa ignoranza in materia, e una certa indifferenza, anche.

Però poi uno viene a vivere in Cina, dove il sesso non è un tabù, dove in zone apposite di qualsiasi supermercato trovi scaffali traboccanti di preservativi sotto un cartello che dice Family planning, dove i negozi di articoli per adulti si trovano ad ogni angolo della strada, spesso di fianco a negozi di articoli per neonati (il frutto della passione, molto banalmente), e dove del sesso si fa cultura, e infatti c'è anche un museo. Si trova a TongLi, poco fuori Shanghai, e si chiama molto distintamente Museum of Ancient Chinese Sex Culture. Per chi vuol far sfoggio di erudizione.

Qui le vetrine degli erotic toys shop non sono censurate. Mostrano manichini vestiti succintamente, ma di fatto in modo non molto diverso dalla maggior parte delle ragazze che incontri per la strada. Oppure cartoons divertenti, bamboline con gli occhi a mandorla che ridono la boccuccia a cuore i capelli pettinati, e sembrerebbero adatte pure alla Gabbianella se non fosse che poi hanno le tette di fuori.
Oppure propongono healthy products, come fossero normali farmacie, perché nella medicina tradizionale cinese i prodotti afrodisiaci vanno dal ginseng alle pillole di formiche nere, dall'olio di pene di tigre ai funghi neri.
Insomma, non è che sia molto chiaro che si tratta di sexy shop. Tipo che vai dentro pensando di comprare un pacchetto di gomme alla fragola e invece ti ritrovi le tasche piene di condom dipinti a mano, fosforescenti o a forma di coniglio. Però gusto fragola.

Allora siccome bisogna colmare le lacune, ché l'ignoranza è una brutta bestia, ho fatto un giro dentro questo negozio in Hong Mei Lu, proprio di fronte a uno dei fake market più famosi. (E non è che sia andata a cercarlo apposta. È che ci passo davanti tre o quattro volte tutte le settimane, e dai oggi, dai domani, la lima della curiosità ha corroso anche le remore. E poi, diciamocelo, l'ho fatto per voi, per dovere di cronaca. Va' come vi voglio bene).
Tel chi. Buccone, si chiama.
E questo Buccone è una catena leader del settore la cui mission è convertire i miscredenti, ovvero trasformare i sexy shop, generalmente considerati luridi postacci per pervertiti, in negozi di classe in cui fare spese senza pudori.
Tu entri, stordita dagli effluvi e dalla musica soft, e guardi con curiosità tutti quegli oggetti di cui devi leggere la descrizione sulla targhetta come per i vasi Ming al museo, rinchiusi in teche di vetro illuminate, che sembrano cavatappi dai colori fluo e uova Fabergé, ti aggiri per la stanza con aria svagata e vagamente a disagio, resti ipnotizzata da un baby doll bordato di piume e ti sorprendi nel constatare che la biancheria intima non è molto dissimile dall'ultima collezione P/E di Intimissimi.

A guardar bene, uno quasi quasi si sente più imbarazzato a comprare l'accendigas della Alessi.

martedì 15 maggio 2012

Di stupidità e bellezza

Capita che un giorno decidi che andrai a comprare tutto il necessario per mettere a posto la terrazza, costruire un piccolo gazebo con canne di bambù e stoffe leggere, e invece non solo piove, ma non sei neanche più tanto sicura che resterai a vivere in questa casa, e quindi rimandi.
E passi la mattina studiando svogliatamente qualche parola che non ricorderai, e leggendo un po' del romanzo che ti intriga un sacco ma che hai scoperto molto più introspettivo di quando il titolo facesse presagire, e molto più cerebrale, e meno leggero, e meno libero.
E poi ti tocca andare in ospedale, per toglierti il dubbio di aver fatto una delle cose più stupide che una donna possa fare (pensato qualcosa di stupido? Ecco, più stupido), e ti viene in mente che non è neanche la prima volta che ti succede, di avere quel dubbio lì. E pedali per venti minuti, rischiando di finire sotto un bus, e poi vedi questo ospedale organizzatissimo, dove sei accompagnato da signore gentili e silenziose, dove aspetti solo cinque minuti, giusto il tempo per farti capire che la dottoressa è indaffaratissima ma in realtà è lì proprio per te, tutto l'ospedale è lì per te, per accoglierti e farti sentire tranquilla e per niente stupida come ti senti, e si sa che se non avessi la carta di credito non ti si filerebbe nessuno ma tu, oltre alla carta di credito, hai pure la tessera dell'assicurazione, e quindi non paghi un centesimo, almeno finché l'organizzatissimo nosocomio non si renderà conto che l'assicurazione non copre la temporanea perdita di memoria né la stupidità recidiva, e poi rifletti trenta secondi sulla proposta della dottoressa di fare un check up completo e rispondi che no, grazie, stai bene, forse avresti bisogno solo di un po' di fosforo, e di un'altra settimana in Italia.
E torni a casa, e ti sembra di non aver combinato niente tutto il giorno, e ti resta dentro una sensazione di inutilità e una vaga tristezza.

E poi capita che accompagni una nuova amica al mercato delle stoffe di Shilipu, e mentre la tua amica guarda le stoffe per farsi un qipao, anche lei contagiata dal fascino mandarino, pensi che se resterai in quella casa comprerai della stoffa leggera e bianca e farai delle tende morbide che dondoleranno al vento, e poi dipingerai le lanterne che hai lasciato fuori tutto l'inverno e si sono arrugginite un po', e cambierai anche le sedie e il tavolo e metterai qualcosa di più sofisticato, e poi inviterai gli amici a prendere un aperitivo in terrazza, e preparerai grissini e pezzi di formaggio e bocconcini alle olive e ventagli di pastasfoglia.
Poi ti fermi a mangiare nel ristorante dove fanno gli XiaoLongBao più buoni di Shanghai, proprio di fronte al laghetto dello Yu Garden, dove puoi prendere i tuoi ravioloni ripieni di granchio e mangiarli direttamente al piano terra, e allora paghi 25 yuan, oppure puoi salire al primo piano, e però devi spenderne almeno 40, o nella stanza di fianco, e allora devi essere disposto a mangiare di più perché la spesa minima è di 80 yuan, e se proprio vuoi fare il turista figo o vuoi festeggiare alla grande allora vai al terzo piano, dove puoi spendere ancora di più, mangiare per tredici e godere della vista sul laghetto e anche un po' sullo Yu Garden.
E scopri che la tua nuova amica è simpatica, ha una vita che sembra un romanzo sudamericano e i tuoi stessi gusti in fatto di qipao, e anche di XiaoLongBao, e ti dispiace un po' non averla conosciuta prima, e quando torni a casa aiuti la BB a fare i compiti e il Gatto a imparare la parte per la recita, e poi disegnate insieme un gatto azzurro che dorme su un tappeto pieno di cuori e dei fiori colorati, e il Gatto ci scrive sopra È tutto così bello, e tu pensi che in fondo sì, è bello, non solo il disegno con i fiori.

sabato 12 maggio 2012

Test di sopravvivenza per esperienze estreme

Per guidare nel traffico folle di una megalopoli come Shanghai hai bisogno di una grande dose di coraggio, oltre che di una certa propensione alla prepotenza, dal momento che il colore del semaforo è solo un'indicazione di massima e la precedenza è del mezzo più grosso, o in alternativa di chi se la prende. 
E questa è una delle ragioni per cui normalmente gli espatriati si guardano bene dal voler guidare una macchina, e lasciano tale rischiosa attività all'autista che l'azienda mette a disposizione, o al primo tassista che passa (il che viene considerato comunque piuttosto rischioso, oltre che pittoresco)
Ma ci sono giorni in cui l'espatriato, dopo mesi di tranquilla vita sul sedile posteriore, ha bisogno di adrenalina, di mettersi alla prova, di fare esperienze estreme, e quindi decide di mettersi alla guida. 
Da qualche mese il Bighi è in uno di quei giorni.

Vogliamo non lasciargli provare l'ebrezza della guida in condizioni critiche? Vogliamo che s'intristisca con lo sguardo perso fuori dal finestrino del taxi, con in braccio la Gabbianella, mentre sogna di tenere lui le mani su quel volante ricoperto di pelo? Insomma, vogliamo togliergli l'emozione di sentirsi ancora un vero uomo-con-la-macchina? Mai più.

Ora, per guidare in Cina hai bisogno della patente.
Non sarebbe una grande notizia, in effetti, se non fosse per il fatto che hai bisogno di una patente cinese.
La quale patente cinese viene concessa dopo che hai risposto esattamente a cento delle 3000* domande previste. 
Non è contemplata invece una prova di guida su strada. Il che, pensandoci bene, è un'assurdità, ma va a tutto vantaggio dell'espatriato che nel suo periodico Blond Moment ha deciso di fare l'esame.
Ma vi ricordate quelle domante assurde del test per la patente? che io mi son sempre chiesta perché mai devo sapere come funziona il motore a scoppio visto che se mi si ferma la macchina mi guarderò bene dall'indagare cosa c'è che non va nel motore (anzi, pensandoci, non sono nemmeno sicura di sapere dove si trova la leva per aprire il cofano), e chiamerò un uomo, che loro son fatti apposta per appassionarsi a quelle cose lì. Se ho fortuna trovo anche il numero di uno che fa il meccanico.
Comunque.

I test per la patente in Cina sono folli quanto il traffico delle grandi città. Sono quasi certa che le due cose siano collegate.
Per dimostare che non sto bluffando, metto anche il paragrafo e il numero della domanda, sicché se volete potete anche controllare. Malfidati.

Domanda 3.4.2.37.
Tu stai guidando la tua bellissima autovettura nuova di palla in un giorno d'inverno, e ti capita di vedere un pedone che indossa un cappello di cotone imbottito e un soprabito. Devi o no suonare il clacson e star pronto a frenare?
Però dovete essere sicuri che sia un cappello di cotone altrimenti non vale. Cappello di paglia? no. Mantello antipioggia? no. Solo cappello di cotone imbottito e soprabito. Contemporaneamente. E chi non suonerebbe a uno vestito così? Anche solo per dirgli di cambiare stilista, suvvia.

Domanda 5.9.2.3
Tu stai guidando la tua bellissima autovettura nuova di palla e ti capita di finire in un fosso pieno d'acqua (e che sfiga!). Però niente panico! In particolare, devi aiutare quelli che non sanno nuotare a uscire dal finestrino, cosicché, una volta raggiunta la superficie, avranno più possibilità di sopravvivere. Vero o falso?
Eh, beh, siamo mica Schettino, noi. E poi uscire dal finestrino fa molto sopravvissuto.

Domanda 5.7.1.1
Tu stai guidando la tua bellissima autovettura nuova di palla, e ti capita di rotolare continuamente dentro un fosso (ma chi t'ha dato la patente?). Allora, per evitare di ferirti, devi nasconderti nel piccolo vano davanti al volante e aggrapparti:
A) al pedale
B) al piantone del volante
C) al volante
D) alla leva del cambio
State ancora rimuginando? State riflettendo sul fatto che la risposta C sia comunque giusta, dato che state rotolando in un fosso e forse il volante serve a mantenere un minimo di controllo, e tuttavia anche la A ha una sua validità, per quanto forse dipende un po' da quale pedale, se quello del freno o quello dell'acceleratore? Ma forse invece la B è meglio, al piantone ci si aggrappa bene. La C non credo, solo un pazzo penserebbe di mettere la quarta mentre rotola.

Domanda 7.1.1.3
quando ci sono delle persone che necessitano di essere portate in ospedale, chi per primo deve salire sull'ambulanza?
A) quello che ha degli orribili tagli dappertutto
B) quello che s'è rotto tutte le ossa
C) quello che ha preso fuoco
D) quello in coma
Ma, dico, posso mica lasciar decidere al dottore dell'ambulanza chi deve salire? No? Allora, facciamo che sale per primo chi risponde esattamente a tre domande del test per la patente.

Domanda 7.1.1.4
Tu stai guidando la tua bellissima autovettura nuova, e fai un incidente. E ti pareva. Ci sono un sacco di feriti, una cosa splatter, proprio. Chi dei feriti deve andare per ultimo in ospedale?
A) quello che s'è rotto le vertebre cervicali
B) quello che sta perdendo sangue a litri
C) quello che non respira più
D) quello che c'ha un buco nella pancia e sta perdendo gli intestini per strada
C'è da riflettere, no? Chi mando per ultimo? Quello che si vede cos'ha mangiato a colazione? In effetti però avrei bisogno che qualcuno me lo togliesse da davanti. E se mandassi quello più simpatico e lasciassi lì quello antipatico fingendo che stia trattenendo il fiato per una gara di apnea? E se li mandassi tutti, da qualche parte che so io?

Domanda 1.1.1.11
Tu puoi guidare la tua bellissima autovettura nuova di palla se
A) prima ti sei fatto un bel mojito, un margarita e un bacardi breeze
B) Soffri di una malattia che ti impedisce di guidare in sicurezza
C) Sei stanco morto
D) hai bevuto due litri di tè verde
Ma è domanda una domanda trucco? Tipo che se bevo due litri di tè verde poi mi tocca fermarmi in mezzo alla strada a fare pipì?

Ecco, queste domande qua sono folli, ma evidentemente non abbastanza, perché il Bighi ha passato l'esame.
Adesso dispone di una tessera verde con la sua foto sopra, che però non ricorda per niente quella sulla sua patente italiana, dove sfoggia capelli biondi lunghi, lo sguardo torvo di diciottenne e il giubbotto di pelle dei Kiss.
Ma è bellissimo lo stesso.

Per quelli che muoiono di curiosità, le risposte esatte sono Vero, Vero, B, D, A, D.

*Aggiornamento: Siccome il Bighi mi redarguisce per le minime inesattezze, dato che è ingegnere e come tale non ammette iperboli e non gradisce il mio naturale istinto all'enfasi, mi sento in dovere di precisare che le domande non erano 3000 bensì 1500. Il che, a mio parere, non modifica comunque il giudizio generale sul test.

mercoledì 9 maggio 2012

Fine di un amore

Gatto Selvaggio, bambina lieta e pensosa come la sua mamma, ha tempi lunghi di meditazione. 
Il tragitto da casa a scuola e viceversa ha una durata massima di quattro minuti all'andata e circa diciassette al ritorno (a dimostrazione della non corrispondenza della dilatazione spazio-temporale), durante i quali normalmente si canta una canzone o ci si fanno confidenze intime.

Dalla velocità con cui si è consumato il fuoco della passione non è strano che il suo amico Kai, divenuto presto il suo fidanzato e poi il suo sposato, non sia più nelle sue grazie. L'intuizione della fine di questo amore, già accennata altrove, è divenuta poi aperta confessione, e infine è stata avvalorata nella pratica da un atteggiamento di superiore noncuranza nei confronti dell'abbraccio con cui la sua amica Alice ha tenuto avvinghiato Kai proprio sotto gli occhi del Gatto, nell'evidente intento di ingelosirla, nonché di dimostrare le sue indubbie capacità seduttive.

Date queste premesse, non è strano nemmeno che il Gatto, dopo aver farfugliato una giustificazione invero poco credibile qualche giorno fa, lasciata poi sola a riflettere sulla fine del suo amore di quattrenne, ne abbia dato una spiegazione plausibile solo oggi.

- Mamma, lo sai perché Kai non è più il mio sposato?
- No amore, dimmi. Cos'è successo?
- È che non sono più amorata
- Ah, beh, è una spiegazione accettabile, diciamo, molto ragionevole. Può capitare...
- E gli altri bambini devono aspettare
- In che senso, scusa?
- Eh, che non sono amorata, quindi nessuno è il mio sposato.

Ecché, c'è la fila?

lunedì 7 maggio 2012

Bruno e il gran ballo degli Shu

Quando, alla domanda se ci fossero tanti uccelli che venivano a mangiare al nostro birdfeeder (costruito appositamente durante l'inverno e periodicamente riempito di semi di zucca) ho risposto che sì, qualche uccello c'era, ma soprattutto c'era lo scoiattolo Bruno (un habituè), il MaxDad ci ha messo un po' a capire che cosa fosse. E io a ripetere Squirrel, s-c-u-i-r-l, squirrel insomma, vuoi dirmi che non si pronuncia così? Che dubbi mi fai venire, mannaggia? Magari si pronuncia squairrel e non l'ho mai detto giusto?
Quell'animale con la coda grossa, che si arrampica sugli alberi, mangia le noccioline, però anche i nostri semi di zucca eh, gli piacciono un casino.
Finalmente MaxDad capisce.
- Ma non è un uccello!
- Certo che no. È uno squirrel, uno scoiattolo, lo scoiattolo Bruno. Litiga pure con un suo amico, quell'altro quasi nero, non vuole mollargli i semi di zucca. E dire che a me sembrano immangiabili, così salati.
- Ma che schifo!
- Eh, infatti, anche a me fanno abbastanza schifo, dev'essere una marca scarsa, però mi seccava buttarli via, ho pensato che potevo metterli lì per gli uccelli, e poi è arrivato Bruno. Carino, no? Pensavamo che un po' alla volta magari viene a mangiare anche più vicino
- Ma dicevo che schifo lo squirrel! è un topo!
- Un topo? Ma che dici?...

Gli americani son strani pure loro, a pensare che gli scoiattoli sono animali schifosi. Però un po' ci son rimasta maluccio. E ci ho pensato su.
E ho preso informazioni.

I topi a Shanghai sono tanti, tantissimi, milioni di topi, miliardi di topi.
Se è vera la stima secondo cui ci sono 4 ratti per abitante la situazione è piuttosto allarmante. Verrebbe a dire che a Shanghai ci sono 92 milioni 120 mila 192 topi. Senza contare gli espatriati non iscritti all'AIRE.
Da marzo ad aprile la SREC, cioè Spring Rats Elimination Compaign, sezione speciale del CDCP, Center for Desease Control and Prevention (piacciono le sigle, in Cina), sotto forma di 400 uomini armati fino ai denti, comincia la prima campagna di derattizzazione.
Elimination Time, si chiama. Fan sul serio, qui.
C'è anche un tizio, il RatCatcher numero uno, che si chiama Ren Changshun, altrimenti detto Sterminator, capace di scovare ratti di mezzo chilo lunghi venticinque centimetri. Con cosa li fai fuori, quelli? Con un bazooka? No, ci son le trappole, i veleni, quelle cose lì. Anche i gatti, che però il più delle volte si danno malati. E si sa che in assenza del gatto i topi fanno un gran casino. 
Comunque, sembra che l'arma segreta del CDCP siano le donnole siberiane.
Mi aspettavo qualcosa di più sofisticato, dal momento che i ratti sono piuttosto intelligenti. Come un bambino di sette anni, dicono. Pensate un po', 92 miliardi di bambini di massimo sette anni, tutti insieme. Ho un mancamento.

Comunque non ci sono solo ratti di venti centimetri. Ce ne sono varie tipologie.

C'è lo Huang Xiong Shu, ratto dalla pelliccia gialla. Un esteta biondo, insomma. Secondo me meschato, perché ama stare nei palazzi del business e nascondersi nei controsoffitti. Mangia le noccioline dei cocktail party e i cereali della colazione salutista.

C'è lo He Jia Shu, ratto bruno di casa. Bruno come Bruno lo scoiattolo, solo con la coda più lunga. Originario della Cina, ha colonizzato il mondo intero. Ama stare zozzo tutto il tempo, gira tra la fogna e la monnezza, soprattutto quella dei ristoranti dal menù immangiabile, a base di carne. Infatti predilige KFC.

C'è lo Xiao Jia Shu, piccolo ratto di casa. A differenza del fratello bruno, preferisce stare pulito, mangia briciole di pane e torte al cioccolato, beve il latte dalla ciotola di Fufy e gioca con il trenino di tuo figlio. Un simpaticone, dunque. Infatti lo usano anche come cavia.

Infine c'è lo Hei Xian Cang Shu, ratto nero a righe dei magazzini. Un borderline. Vive nelle campagne e se magna i cavoli e i pomodorini cierietto. Pare sia simile a un criceto.
Pensateci, quando ne comprate uno che corre tutto il tempo su una ruota di plastica e mangia le tende del soggiorno.

Io intanto penso a come sterminare Bruno. Perché ormai è accertato: intelligente com'è, sicuro che è uno He Jia Shu travestito.

venerdì 4 maggio 2012

Tutto normale

Durante la mia assenza son fiorite le rose, le piante si sono riempite di foglie, il frigo si è svuotato e la ayi ha provato la stremante esperienza del bagno a tre, evitando tuttavia la parte relativa al lavaggio dei capelli, il che riduce di svariati punti il rischio isteria.

Son tornata da un giorno e già mi sembra di non esser mai andata via. 
Travolta dagli abbracci alle quattro del pomeriggio, impossibilitata a muovermi causa bambine attaccate alle gambe alle cinque, alle sei e mezza finalmente riesco a respirare (leggi: a preparare la cena) e alle otto son già la mamma cattiva che vuol mettere a letto le povere figliolette, che si dimenano e scappano al grido di Papà! Papà! Il quale papà, ritenendo di aver già dato abbastanza per i prossimi due mesi, si è buttato sul divano e mi lascia a espiare la mia settimana di libertà.
Insomma, tutto normale.

- Gatto, oggi dobbiamo fare l'assessment alla scuola della BB, ti ricordi?
- A scuola della BB? Bello.
- Sai cos'è l'assessment? È una specie di discorso che devi fare con una maestra
- Ma io non so parlare inglese
- Beh, un pochino sì che sai parlare. La maestra Alexis-Gloria dice che adesso fai delle frasi tutte intere, che racconti delle storie, anche. Dice che parli con i tuoi compagni, e anche con lei, la maestra Alexis-Gloria.
- Sai che ho avuto un maestro?
- Sì, c'ero anch'io. Il maestro K. Piuttosto fico, tra parentesi.
- Sai che quando sono arrivata a scuola non lo amavo tanto, il maestro, ma adesso sì.
- Assì?
- Sì, e gli ho dato la mano mentre dormivo, e anche mentre ero sveglia.
- Apperò. E Kai cosa diceva?
- Non lo so
- Ma non era il tuo sposato, Kai?
- Non è più il mio sposato
- Sai perché?
No, no lo so. Non son neanche pronta a saperlo, sinceramente, se questo comporta sentirmi dire che adesso il tuo fidanzato è il maestro K, che è anche un bel ragazzo ma c'ha almeno vent'anni in più.
- Perché, amore mio?
- Perché mentre tutti dormivano sai cos'ho fatto?
(ossignùr)
- Ho preso delle uova.
- Come delle uova?
- Sì, le uova finte che servono per giocare.
- E..?
- E ho giocato.
Non fa una piega. C'entra come i cavoli alle quattro, ma dato che i cavoli li mangiate pure a merenda ci può stare, no? 
- Vabbè, senti, allora oggi andiamo alla scuola della BB. La maestra ti farà delle domande, tu basta che rispondi e non fai la timida.
- Ma non so rispondere!
- Massì che lo sai. Facciamo una prova. Per esempio, io ti chiedo uoziorneim?
- Gatto
- Brava. Poi ti chiedo auoldariu?
- Gud
- Come good? Ti ho chiesto au-old-ar-iu!
- Ah, faiv
- Five? C'hai mica cinque anni! Quanti ne hai?
- Ah sì, for. Però quasi faiv. 
Siam messi bene.

Per la cronaca, durante l'assessment il Gatto Selvaggio non ha aperto bocca. Muta peggio di un pesce muto. Selvatica come un gatto selvatico. Nomen omen, consoliamoci.

Come il Bighi, comincio a pensare anch'io che il Gatto, bambina che dimostra le succitate capacità intellettuali, una propensione al dialogo che è eufemistico definire scarsa e le altrove accennate doti matematiche, per avere successo dovrà fare un gran bel matrimonio.

martedì 1 maggio 2012

Sei giorni

È bella la mia città. Bello è camminare in centro, guardare le vetrine, incontrare per caso persone che conosci, salutarsi con la mano da lontano, farsi una foto con l´iphone, fermarsi a bere uno spritz aperol e raccontarsi e sentire raccontare, bello il cielo limpido e la luce chiara, la piazza piena di sole, la birra sotto i portici, la passeggiata con Dino, la sera a preparare coni di carta di bambù pieni di riso e petali di rosa.

Bella la pieve romanica, la sposa con la treccia bionda come Rapunzel, le damigelle con la coroncina di fiori, il Bobo innamorato.
Bella la festa, le tavole imbandite, i brindisi, le risate, la torta a strati, i confetti, le foto. Togliersi le scarpe e camminare nel prato, fino in fondo al campo di papaveri, e chiudere gli occhi, e respirare.
E ballare, la sera, e sciogliersi i capelli, le luci tra le piante, il vino, i baci degli sposi, la musica forte, l´aria ancora calda, le fiaccole, e guardare tutti quei ragazzi e bere qualche bicchiere di Bellini e sentire una vaga, appena percettibile tristezza.

Bello rivedere le amiche del platano, e abbracciarsi forte, e mangiare una pizza e sentire il rumore del fiume e parlare del futuro, e fare progetti.
E poi comprare prosciutti e speck e formaggi e olio e sperare che servano a farti sentire il sapore di casa, almeno un po´.

Bello camminare nel sole, da sola in mezzo alla gente, e guardare il fiume lento e verde diventare impetuoso sotto il ponte, e respirare il profumo dei tigli, e riempirsi gli occhi delle colline dei campanili dei palazzi e sentirsi a casa, padrona della città, non turista, non di passaggio.
E ridere con le sorelle, e incontrare amiche e comprare libri, e qualche vestito, e ancora libri, e bere una spremuta di pompelmo e poi uno spritz e correre sotto la pioggia, e aspettare che spiova un po´ al riparo dei portici, e abbracciarsi, di nuovo, e sentire che gli amici ti vogliono bene, da lontano, e ti pensano, e fare telefonate fiume con gli amici lontani e pensare che sono troppo pochi, sei giorni.

E passare mezz´ora a guardare le bambine su skype, e scoprire che qualche volta funziona, e si vede bene, e sentire una stretta al cuore, e pensare che in fondo sono tanti, sei giorni.


Questo post è stato possibile grazie alla presenza di una postazione internet gratuita al terminal 2 dell´aeroporto di Monaco.