martedì 26 maggio 2015

I Love SH

Non ho scritto niente.
Quattro giorni a Shanghai, e niente.

Anzi no. Ho scritto quattro righe, quattro: C'è questa carta che ti danno da compilare, nome cognome passaporto visa indirizzo in Cina, e poi ti chiedono il motivo del viaggio: lavoro, turismo, visita agli amici o ai parenti, sistemazione, studio, ritorno a casa. Ecco. Per dire. Fine delle righe.

Ok, internet non funziona, ma non è per quello che non ho scritto. Avevo portato apposta questo libretto da tenere sempre in borsa, la penna dentro, quelle quattro righe già scritte e un sacco di cose da fissare nella testa, sicura che non mi sarebbero bastati quei pochi fogli, ma niente. Come se volessi godermi solo con gli occhi tutto quanto intorno senza pensare a descriverlo, a raccontarlo, a dire come mi sento, a cercare le parole.
Ho camminato su strade interminabili, avevo dimenticato il rumore assordante dei clacson e certi odori pungenti di cibo a tutte le ore che ti sorprendono da dietro un angolo, il freddo dei vagoni della metropolitana, il vento che scompiglia i pensieri.
Ricordavo invece l'emozione bambina davanti ai grattacieli illuminati che scrivono sulle pareti I Love SH in mille colori, agli schermi giganti che proiettano spot e filmati sulla città, alla ricchezza ostentata e tracotante di palazzi e vetrine.

E ritornare somiglia un po' a rivivere un amore passato.

Ti è mai capitato di innamorarti? Hai presente? Che senti quella specie di formicolio nella pancia, hai sempre voglia di ridere, la testa tra le nuvole, che uno ti parla e tu pensi a lei e rispondi a caso perché non l'hai capito cosa ti ha chiesto, pensavi ai suoi occhi, e la vedi in tutti i libri che leggi, nelle vetrine dei negozi, in certi fiori al mercato, nelle parole delle canzoni, anche nelle patatine al pepe, certe volte.

Insomma capita, no? di innamorarsi, mica lo fai apposta, mica lo scegli tu di innamorarti. (Como si se pudiera elegir en el amor, como si no fuera un rayo que te parte los huesos y te deja estaqueado en la mitad del patio*).

E così vivi una storia bellissima, che poi finisce.
E anche adesso, non l'hai mica scelto tu, che finisse. È successo.
Non la vedi più, e cerchi di togliertela dal cuore, perché non la vuoi dimenticare, vuoi solo che non ti faccia stare male, così male che potresti morire.
Che poi non muori. Nessuno muore per amore, dai. Te lo dicono, Non posso vivere senza di te, ma poi si vive. Fa un po' freddo, magari, però si vive.
Anche Giulietta, mica fa sul serio. E Romeo: e infatti alla fine sono tutti vivi e vegeti e un po' stanchi magari ma sorridono e salutano il pubblico.
Così ci provi, a fare finta di niente, anche se continui a vederla nei libri che leggi, nelle parole delle canzoni, nelle patatine al pepe, in certe fotografie che trovi per caso. Un po' alla volta ti abitui a stare senza.

E poi succede che la rivedi. Che per mesi e mesi avevi sperato che succedesse e adesso che quasi non ci pensavi più, quasi, ecco che la ritrovi. E non è che la reazione sia scontata. Voglio dire, dopo tanto tempo che effetto ti farà? Sei contento, emozionato, eccitato, ma poi pensi che sarà cambiata e magari non ti piacerà più, che sarà invecchiata o ingrassata o imbruttita e tu vorresti ricordarla com'era, e poi invece immagini che sarà ancora più bella dell'ultima volta che l'hai vista, e avrà gli occhi ridenti e allora forse ti innamorerai di nuovo, e hai un po' paura perché non hai nessuna intenzione di soffrire ancora ma sei curioso e impaziente e allo stesso tempo cauto e diffidente perché non vuoi restare deluso.
E forse è così che mi sento, come una che si era innamorata e poi è finita e poi ricomincia, ma in maniera diversa.

* Julio Cortázar, Rayuela, cap. 93.