giovedì 12 dicembre 2013

Una volta ero piena di animali, adesso mi bastano le rughe

Amo gli animali.
Così, giusto per dare un'indicazione di massima.
Quando ero piccola ero sempre piena di gatti, poi ho avuto un cane (si chiamava Ciungo), e poi siccome si passavano le vacanze in campagna si vedevano un sacco di altri animali, tipo le mucche da cui andavamo a prendere il latte col bidoncino bianco smaltato, un latte grasso che si faceva bollire e veniva su una schiuma così densa che poi ci si faceva il burro, e poi dopo un paio di giorni bastava metterci un po' di limone e veniva fuori una ricottina niente male. Prova adesso, a fare la ricotta. Il latte non irrancidisce manco dopo due settimane. Comunque.
Oltre ai gatti, ai cani e alle mucche c'erano anche una infinità di altri animali, tipo passerotti, conigli, libellule, ragni grossi come polpette, cavallette e uno sterminio di altri insetti.
E quindi lo so, che quando si è piccoli è bello avere un animale, con una certa preferenza per i mammiferi di taglia inferiore al metro al garrese.
Però no. Non ce la posso fare. I cugini hanno un cane, una tartaruga, i pesci rossi e anche la cavia? Meglio così, si può accarezzare il cane o farsi rosicchiare un dito dal supertopo senza averli per casa. La zia checca ha un gatto? Benissimo, tutto uno zoo nello stesso condominio.

Io no, grazie.

Già è molto se tengo delle piante. Vorrei, eh, avere un sacco di piante. Mi piacciono. Ma evidentemente il mio balcone non ha l'esposizione giusta, e nemmanco il davanzale. In casa, poi, c'è sempre troppo caldo, o freddo, o secco, o vattelapesca. Però in autunno, presa dal fervore botanico, sono andata a Guastalla, dove c'è un mercato di piante e animali perduti, che già il nome è bellissimo, e anche il mercato è bellissimo e ci compreresti carrettate di piante, e magari anche una gallina col ciuffo, se non fosse che poi la visualizzi a becchettare sul divano e scagazzare sul tappeto persiano.
E c'ho speso degli euro, al mercato delle piante perdute, ho comprato la santoreggia, la salvia pesca, il rosmarino, il timo e la menta marocchina che teme i ristagni, giusto per fare un davanzale di odori (si dice così, e lo so che son mica piante perdute, e neanche un pochino rare, ma il budget era limitato), e poi una bella pianta che fa i fiori blu (che ho dovuto portare in casa ai primi freddi e legarla come un salame perché è un tantino spampanata) e una che fa i fiori bianchi (che è rimasta fuori a prendersi il gelo, che pare non se ne accorga, beata lei).

E lo so che non mi crederete, ma la salvia pesca è tutta fiorita, e fa dei fiori rossi carini carini che adesso sono ancora lì, la santoreggia e il timo sono belli verdi e anche il rosmarino sembra resistere con i suoi fiorellini azzurri, e ho il sospetto che siano congelati e che resteranno così fino a primavera, frozen, ma faccio finta di niente. Solo la menta marocchina è rinsecchita. Però mi dicono che è normale, che poi basta tagliare i secchi e a primavera ributta (si dice così, ributta. Non che sia una bella immagine, la verità).

Ecco, a dire il vero la pianta verde che fa i fiori blu sta perdendo un po' di foglie, e anche di semini. Sì insomma, ok, tante foglie e tanti semini. E già la cosa disturba un po', ché insomma oltre a dare da bere e un po' di concime devi pure raccattare le foglie tutte le mattine, e non è che abbia poco da fare.
Certe mattine mi sveglio già stanca.

Però al lunedì son fortunata. Al lunedì viene la Signora O, già tata delle bambine e governante ineccepibile, per aiutarmi qualche ora a rassettare il casino che si genera nel weekend in maniera esponenziale.
E lunedì mattina alle otto e sedici la Signora O, che sta ramazzando le foglie secche dal pavimento al posto mio mentre io arranco su per le scale dopo aver accompagnato (di corsa) le bambine a scuola, mi accoglie con questa frase:

- Te lo sè, èra, che te sì piena de rughe...

Ora, da questa affermazione si possono dedurre alcuni fatti basilari; per esempio:
  1. la provenienza geografica della italianissima Signora O
  2. l'inganno sotteso alla pubblicità della rinomata (i.e. costosissima) crema ringiovanente viso
  3. l'importanza di materie di studio umanistiche come la psicologia spicciola

Lì per lì resto basita. Poi mi riprendo, e mentre penso che non son mica cose da dire alle otto e sedici del lunedì mattina formulo anche io la mia domanda:
- Scusa?
- Digo, riprende la Signora O per nulla impressionata dalla mia faccia perplessa, te l'è visto che le rughe, qui, le te sta magnando tuta la pianta...
- La pianta?! (sguardo attonito, tono allibito e animo un tantino sollevato)
- Essì, guarda qua! Intanto le fòie l'è tute magnà, e poi per terra, (e qui passa inaspettatamente all'italiano, pensando probabilmente che la mia comprensione ne tragga giovamento) vedi mica che è pieno di cacchette?

Cacchette? Come cacchette? Erano mica i semini della pianta?

- Macché semi, queste qua iè le cache delle rughe. Eccola qua,
continua imperterrita la Signora O mettendomi davanti al naso un verme verde smeraldo ingrassato mangiando le foglie della mia pianta verde dai fiorellini blu.
- Ne ho trovate undici, 
sottolinea, sempre in italiano, giusto per rimarcare l'eccezionalità dell'evento; e tenendo la mano a conca, dove racchiude quel mucchietto di rughe, si dirige a passo lento verso il bagno, a metà compiaciuta e divertita.

- Ommadonna, Wonder, che schifo. Pure la cacca delle piante, ci mancava. Forse era meglio la gallina col ciuffo, o un gatto...
- Zitta, Cosci, zitta! che non ti sentano le bambine, per carità.

La Signora O non ha sentito di sicuro, impegnata com'è a tirare lo sciacquone.