sabato 28 gennaio 2012

Chiocciole metropolitane

Mio nonno aveva i capelli bianchi, il naso a punta e il carattere nervoso.
Quando ci portava in macchina sul lago, incontravamo dei ragazzi che facevano l'autostop, e lui diceva Tajate i cavéi e va' a lavorare, che poi te càto su. Aveva lavorato in Africa, e una volta mi ha mostrato una foto ingiallita, era giovane e piuttosto bello, vestito di bianco, in piedi vicino a un altro italiano e a un africano.
Quando facevo un bel disegno o intagliavo una tavoletta di legno, li guardava a lungo, li studiava, li valutava e poi me li comprava.
Mio nonno andava in giro in bicicletta con una sedia incastrata sulle spalle, perché doveva portarla a riparare. Io mi vergognavo un po', mi sembrava uno strambo, ma gli volevo troppo bene per dirgli qualcosa e temevo che si offendesse.
Dopo che è morto, l'ho incontrato per strada tante volte, sulla bicicletta, che attraversava il ponte, con il cappello in testa. Mi dicevo Toh, cosa fa lì il nonno?, e poi mi ricordavo che non era lui, e sorridevo tra me.

Ehi, nonno, dovresti vedere qui come vanno in giro, altro che sedia. Qui portano di tutto, sulla bici, se ne infischiano del codice della strada e anche un po' delle leggi della fisica, hanno mucchi enormi di boccioni vuoti, bottiglie di plastica, strati su strati di polistirolo o cartone, tavoli sedie poltrone di paglia e vimini, gabbiette con i pulcini e i conigli. Hanno dei carretti, dietro, che sembrano delle chiocciole, a portarsi tutta la casa con sé.
Mica avresti dato nell'occhio, qui, con la carèga in testa.

3 commenti:

  1. mi hai fatto ripensare al mio di nonno e
    naturalmente commuovere...
    baci
    AleS

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  2. beh,la sedia l'avrà portata una volta !ma altre anche sbarre di ferro,o tubi di stufa...

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  3. Poesia ciclo-metropolitana! Bellissima. ;-)

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