mercoledì 2 novembre 2011

Acquisti e perdite

Ma non era finita la stagione delle piogge?
    La metro 3 è in superficie, così posso almeno guardare fuori le gocce d'acqua che sbattono sui vetri e si frantumano prima di scivolare via sullo sfondo grigio di grattacieli e parchi e quartieri popolari, che ho il sospetto non cambieranno colore quando uscirà di nuovo il sole.

    Trovo l'Amica Francese all'uscita 5 di ZhongTan Lu. Non c'è nemmeno un taxi, una pioggia della madonna, vento da scoperchiare ombrelli e un biglietto con su scritto un indirizzo, ma solo in cinese.
    Mai provato il risciò? È un'esperienza che presenta alcuni vantaggi. Intanto è divertente, più che andare in macchina. Viaggi al contrario, perché i risciò a motore con due posti hanno i passeggeri rivolti indietro e coperti da una tenda di plastica blu, così puoi concentrarti sulle macchine che seguono e non ti spaventi delle manovre che fa il motociclista. Poi il risciò si infila ovunque, quindi puoi anche fare a meno di preoccuparti del traffico, e vedere le strade al contrario ha un certo fascino. Ti bagni un po' le scarpe ma che ti fa? Te le saresti bagnate anche a piedi.

    Con il gruppo delle cuoche francesi (di cui alla scuola di cucina cinese chez Ami) decidiamo di visitare un enorme stabilimento di forniture per alberghi. Quattro piani tra pentole e fornelli, grembiuli e mestoli.
    Io sono curiosa, mica cuoca. Vorrei una tovaglia nuova, e magari un frullino così posso smettere di sbattere uova a mano. Non li trovo, ma riesco a spendere lo stesso circa venti euro per sei tazzine da caffè a cui abbino dei piattini a caso, sei ciotole da macedonia, un piatto da torta, un mattarello, una tortiera da crostata, sei cucchiaini da caffè, delle mini mollette di legno, una saliera, un setaccio per la farina, due tazze da tè.
    Ci fermiamo a mangiare in un ristorante sulla strada che sembra pulito, ordiniamo pollo freddo, omelette (le compagne son pur sempre francesi...), fave, fagiolini con melanzane, cavolfiore e bacon e riso cantonese, e mangiamo abbondantemente e di gusto, perché fare shopping mette sempre fame. Torniamo in taxi, perché fare shopping è anche stancante, e mentre attraversiamo la città immerse nel grigio delle pozzanghere e le francesi parlano le loro erre arrotate al rumore ritmico dei tergicristalli, penso che il cibo era buono, e che va bene la scuola di cucina, divertente, ma se ho voglia di mangiare cinese basterebbero tre euro al ristorante più vicino.

    Scendo dal taxi, e non so bene come succeda, sarà che piove e sto cercando invano il portafoglio, sarà che la borsa mi ingombra, o sarà che sono maldestra, ma il pacchetto tenuto con cura sulle ginocchia pieno delle mie tazzine e cucchiaini e ciotole e piattini cade per terra. Sto ferma a guardarlo per qualche secondo, mentre il cartone si impregna di acqua e la mia testa di improperi. Mi scappa un merda neanche tanto francese.

    A casa, con calma, controllo le perdite: sul campo sono rimaste due tazzine e una ciotola. Visto l'impatto, mi aspettavo di peggio.
    Adesso, per avere il servizio giusto, devo trovare il modo di rompere due piattini.
    Quelli son duri a morire, ma un'idea ce l'ho.

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