giovedì 17 novembre 2011

L'effetto inaspettato e tardivo dell'arte moderna

Le foglie secche ricoprono i viali, colorato tappeto spazzato dal vento che entra in casa quando apro la porta. L'aria è densa di pioggia, calda, appiccicosa.

L'M50, quartiere di artisti al numero 50 di Moganshan Lu, sulla riva del fiume Wusong, è quasi deserto. Non si respira l'odore dei colori, dei quadri, dei pennelli. Non percepisco fermento culturale né lo spirito vivace dell'impulso creativo. Forse, il cielo è troppo grigio.

Le gallerie espongono opere astratte, naif, tristi, bizzarre, a tratti commerciali, piatte e improbabili, troppo grandi, troppo costose, provocatorie. Foto in bianco e nero con dettagli rossi, immagini della Cina rurale, tele completamente rosse o gialle o nere, corpi nudi di donne legate, visi smunti e tragici, ritratti infantili, installazioni incomprensibili, teste di bronzo senza occhi, animali fantastici, inquietanti sculture, quadri tridimensionali.
Alcune stanze sono allestite per laboratori creativi, sembra che qualcuno sia stato lì poco prima, ma non c'è nessuno. Ho l'impressione di camminare in una quarta dimensione, in un villaggio deserto, unica sopravvissuta a un disastro che ha lasciato tutto intatto, spiata da occhi nascosti dietro una parete con i quadri accatastati.
Tra le gallerie e le pozzanghere alcuni negozi vendono oggetti di uso comune, vasi di porcellana, bicchieri a forma di lattina, teiere, ciotole e collane, borse di stoffa e sciarpe, orecchini, vestiti-scultura, scatole di legno.
Il bar dove mi siedo è caldo, troppo. L'uomo sulla poltrona di fronte mi guarda, ha una macchina fotografica e un cappello bianco. Il caffè macchiato è una grande tazza di latte con un po' di caffè.

Quando torno a casa sono inspiegabilmente contenta.
C'è una rosa fiorita in giardino.

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