lunedì 14 novembre 2011

Exegi monumentum aere perennius

Dalla storia non si impara. Ci sarebbero milioni di esempi per avvalorare questa affermazione (piuttosto deprimente se si pensa che siamo costituiti per lo più da storia), ma transeat.

Nel mio piccolo, lungi dall'imparare dagli errori degli altri, faccio molta fatica a imparare qualcosa anche dai miei, e non mi conforta l'idea di essere in buona e abbondante compagnia.
A&A, sorelle ricciolute e chiacchierine, arrivano dall'Italia al seguito dei genitori per trovare casa a Shanghai. Sapendo che siamo qui, suonano alla porta, scortate da MammaEsse, un giovedì pomeriggio, mentre ancora siamo impegnate nei compiti e immerse nella baraonda del quasi-fine-settimana. Mentre le bimbe giocano faccio una torta di benvenuto, che però tra preparazione e cottura è pronta alle sei e quaranta, che non so lì, ma qui è quasi ora di cena. Vabbè, per oggi mangiatevi una banana, la torta sarà per la prossima volta.
La quale prossima volta si presenta un mese dopo, di venerdì, quando la baraonda tocca una delle vette più alte (l'apice si raggiunge alla domenica mattina, circa). Ma, imperterrita, decido lo stesso di preparare un dolce, a richiesta con la cioccolata. Che tra preparazione, chiacchiere e caffè, è pronta poco prima delle sette. Aridaje.

Ok, non mi faccio più fregare. MammaEsse per piacere quando vieni avverti prima, così la torta la faccio in anticipo. Al cioccolato, certo. Ci metto anche le mandorle, volete? La torta che si chiama SuccessoGarantito, quella là, piena di burro ma così buona che non si resiste. La panna? No, niente panna. Faccio fatica a trovare il latte, figurati.
La metto in questa tortiera qua, lunga, va' che bella.

Cos'è 'sta mania di cambiare, far cose nuove, diversificare? La torta non si cuoce. Immagina la faccia quando, mezz'ora prima che le AA Sisters suonino alla porta, la tolgo dal forno in formato liquido. Mai successo, al SuccessoGarantito. Che faccio? Boh, la rimetto in forno, cuoce un altro po'.
Niente da fare, liquidità che neanche nei sogni più audaci di quest'Italia post-berlusconiana.
Ma non posso mica buttarla così, che tristezza.
Ok, tanto vale provarci, la tolgo dalla tortiera, la metto in forno così come sta, tutta spampanata, direttamente sulla piastra, e vediamo cosa succede.
Tempo totale di cottura: due ore e quarantacinque.
Ma mica è bruciata, no. È solo un po' dura. Con un coltello da macellaio ne posso fare dei quadrotti, o meglio delle scaglie, che ti ficchi in bocca intere, ché tanto il finger food fa molto chic.
Così non ho neanche problemi di conservazione. Se la Gabbianella ne nasconde un pezzo, fra duemila anni lo ritrovano tale quale.

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