Sta
finendo l'inverno. Almeno così dicono.
In effetti
le giornate si allungano, non fa più buio alle cinque del pomeriggio
e le temperature sono decenti, e in definitiva mangio meno
cioccolata, il che tra tutti costituisce senza ombra di dubbio
l'indicatore più attendibile.
Siamo nel
mezzo della mezza stagione. Chi ha detto che non esistono più le
mezze stagioni non va a spasso in marzo da un bel po'.
E nel mezzo
delle mezze stagioni succede un fatto. Succede che, quanto ad
abbigliamento, sei sempre inevitabilmente inappropriata.
Ti alzi
alla mattina, guardi fuori il sole pallido che a stento scaccia la
nebbiolina che avvolge le primule, rabbrividisci nella sottoveste e
decidi di infilarti i jeans e quella maglia di lana che ti piace
tanto, calda come l'abbraccio dell'amore tuo, e poi ti ritrovi a
mezzogiorno a sudare come un cavallo mentre cammini velocemente verso
la scuola in ritardo per la recita.
Capita che,
dopo giorni di pioggia e nuvole, guardando fuori vedi il sole nel
cielo blu e decidi che è ora di mettere via il piumino e indossare
quel cappottino di lana fashion che non metti da tanto, e finisci per
ficcarti in un bar a bere un caffè e a scaldarti un po' da quel
vento freddo che si è infilato dappertutto.
Per non
parlare della pioggia, quella pioggerella leggera che quasi non si
vede ma che bagna fino alle mutande e riduce la capigliatura a un
ammasso crespo e informe, perché l'ombrello non ce l'hai, non lo
porti mai ché tanto poi lo dimentichi in giro e se per caso l'hai
messo nella borsa ti dimentichi di avercelo messo. E comunque in
genere nella borsa non lo metti, ché un ombrello, se anche è un
ombrellino pieghevole sfigato, pesa un accidenti, e nella borsa hai
già un portamonete con due chili di spiccioli (che messi insieme ti
ci puoi comprare un chilo di brasato, o uno smalto Chanel), un libro,
un portafoglio vuoto ma incredibilmente ponderoso, le chiavi di casa
che neanche san Pietro, un paio di calze antiscivolo del Gatto
rimasuglio dell'ultima festina, quegli orecchini che ti si
impigliavano dappertutto, un rossetto, uno specchietto, fazzoletti,
scontrini sparsi, il cellulare, una bottiglietta d'acqua, dei
cioccolatini con dentro il liquore e la ciliegia (perché l'inverno
sarà anche quasi finito ma quando cammini da sola nell'aria fredda
che scompiglia i capelli ci vuole qualcosa che riempia il cuore) e
gli occhiali da sole dentro una ingombrantissima custodia rigida.
E insomma
l'ombrello non ci sta, nella borsa.
Ma il bello
delle passeggiate nel mezzo delle mezze stagioni è guardare la varia
umanità che passeggia come te.
Perché in
effetti essere inoccupata comporta l'indubbio vantaggio di
poter disporre di una discreta quantità di tempo libero, il che
consente di rendersi conto che c'è in giro un sacco di gente che non
fa niente, motivo per cui in un romanzo dell'ottocento si definirebbe
in modo piuttosto appropriato nullafacente, ma che adesso ho
l'impressione che sia per lo più disoccupata.
Oddio.
Disoccupata. Non è mica chic da dire, disoccupata. Che
orrore.
Eppure
personalmente non posso nemmeno fregiarmi del pur vituperato titolo
di precaria, in quanto, sebbene mi senta in equilibrio
abbastanza instabile, la mia condizione promette di essere piuttosto
definitiva, la verità.
Comunque le
passeggiate in centro, dove si raduna un sacco di gente che ha,
diciamo così, del tempo libero, sono illuminanti circa la
discrezionalità della percezione delle temperature.
C'è per
esempio una signora che ha deciso che ancora non è tempo di smettere
la pelliccia, però la tiene slacciata e ha un foulard che pende dal
collo. Il turista evidentemente nordico sfoggia bicipiti lattei e una
pancetta prominente sotto la maglietta estiva, però fa
effettivamente un po' pena e sono sicura che se san Francesco fosse
ancora vivo non esiterebbe a regalargli il suo mantello. Un gruppetto
di quindicenni semianoressiche si pavoneggia in minigonne inguinali e
ballerine rosa ma anche se hanno tutte le gambe viola e le labbra blu
non ammetteranno mai di avere un freddo della madonna, e
continueranno a scuotere i lunghi capelli, a camminare tenendosi
strette e a ridere a ogni passo.
Il bancario
senza cappotto cammina leggiadro nel completo scuro, ché tanto
arriva solo fino al caffè all'angolo; il barista del caffè
all'angolo è in maniche di camicia, perché affacendato a
distribuire caffè a destra e a manca. Il commercialista a destra
indossa un cappotto di taglio classico e l'ombrello legato alla
valigetta, l'architetto a manca una giacchetta di velluto a coste e
la sciarpa annodata in modo sapientemente casuale; la sciura
platinata ingioiellata come la Madonna della Visitazione ostenta una
mantellina di volpe siberiana che copre appena la camicetta di voile,
il nerd ha l'aria torva dietro il collo rialzato del giubbotto
imbottito e lo scooterista si aggira presso il bancone bardato come
un palombaro, con il casco appeso al braccio.
Insomma,
c'è un sacco di gente che vive con indifferenza la precarietà della
mezza stagione, e fa un po' come se non esistesse, ancora restia a
lasciar andare l'inverno nonostante la temperatura primaverile di
mezzodì o già proiettata verso il caldo dell'estate a dispetto
dell'aria frizzante e della nebbia mattutina.
E io,
pensandoci bene, mi sento un po' come una mezza stagione, che ci sono
dei giorni in cui la luce è più intensa e tutto sembra roseo, e poi
all'improvviso l'aria si fa fredda, il cielo si rannuvola e piove tre
giorni di seguito.
Confido nel
fatto che, a ben vedere, le mezze stagioni son lunatiche, nervose,
matte e confuse, ma hanno il vantaggio che non annoiano, e durano
così poco che quasi non te n'accorgi.
In effetti anche qui pareva arrivato il caldo e invece oggi ha grandinato che manco in pieno inverno, però essendo tornata a temperature un po' più fredde rispetto al caldo sud Sardegna almeno qui non vedo gente con magliette e pantaloncini come capita al primo sole li giù :)
RispondiEliminail famoso *colpo di coda* dell'inverno.
EliminaChe in realtà l'inverno finisce il 21 marzo, per essere precisini.
e comunque somiglia tanto a una balena, che con un colpo di coda crea parecchio scompiglio...
mi ci ritrovo pienamente, soprattutto al punto (dolente) dedicato ai capelli increspati dall'umidità...
RispondiEliminanon posso credere che nessuno abbia inventato ancora un rimedio anticrespo. misteri di voyager
Elimina"Marzo è pazzerello", che cosa ci vuoi fare?
RispondiEliminaSuggerisco una puntatina in California il prossimo anno: qui è primavera, il cielo è sempre blu e il sole splende caldo. A volte mi sembra un setting cinematografico! E non a caso, pare che i sanfranciscani soffrano da morire alla prima giornata di... pioggerellina. Cominciano a dire "Oddio, quanto sono metereopatica!"
E tutto il mondo è paese
magari! ci verrei domani.
Eliminaanzi guarda, oggi pomeriggio.
la mezza stagione dell'animo che descrivi, mi ci ritrovo appieno. Spero nella forza del sole e che arriverà al più presto :)
RispondiEliminaci spero anche io ;)
EliminaIo mi ritrovo più nel termine disoccupata che inoccupata, perché in realtà da fare ce n'è sempre con tre creature... Ma davvero usi la sottoveste ? Bacio l AleS
RispondiEliminasì davvero. per dormire.
Eliminaanche sotto i vestiti, talvolta.
La descrizione della borsa ha il suo perchè. Una volta mio marito cercando una cosa mi ha chiesto se stavo cercando di fare un ambiente ideale per un allevamento di ratti...come è umano lui. Wonder, però i tuoi scritti che si diradano...immagino che Verona non offra gli spunti di Shanghai, ma a me manchi!!! P.s. ricordati il caffè ;-)
RispondiEliminaGrazie cara ele.
Eliminaè che la parte piovosa della mezza stagione è più frequente della parte rosea...
Io mi attengo a quello che mi diceva la nonna:
RispondiEliminail sole di marzo è pazzo,
aprile non ti scoprire,
maggio adagio adagio.
Un po' più a sud e 800m più in quota è un metodo infallibile...
a Milano nettamente meno!!!
saggezza nonnesca.
Eliminae se mi trasferissi al sud?
Mi ci ritrovo in pieno.Ho l'umore ballerino..speriamo che con l'arrivo del sole si plachi un pò.
RispondiEliminail sole aiuta, credo.
Eliminaanche una spiaggia tropicale potrebbe avere effetti positivi
il tuo "pezzo"mi è piaciuto!secondo me,è importante che continui a scrivere,non tanto per raccontarci cose,ma per te
RispondiEliminascrittura terapeutica.
Eliminain effetti è più economico rompere i cabasisi all'intero web che a un solo analista nel suo studio...
e non dimenticate che tra un paio di settimane c'è l'ora legale, yuppi!! a me solo quella mi fa già estate!
RispondiEliminama perché la tolgono, poi, non si capisce...
EliminaIo la odio, l'ora legale! Mi scippano un'ora di sonno e me la ridanno quando ho imparato a fare senza. Cara Wonder, perché non rimugini su un piccolo obiettivo che occupi tre ore la mattina? Non serve che sia remunerato, al momento, poi si vedrà. Chessò, scrivere un racconto lungo, frequentare un corso breve, ....
RispondiEliminasì, sto rimuginando.
Eliminascrivo, a tratti, delle cose che non mi riescono bene.
ma se non guadagno, cerco almeno di non spendere...
Se ti può essere utile, Natascia Pane dell'agenzia letteraria Contrappunto, è anche un'ottima Talent coach per scrittori alla ricerca di ispirazione; pubblica in digitale con LACASE digital works.
Eliminammhh...forse si può dire "diversamente occupata"?
RispondiEliminacosì come io sono diversamente astemio...
beh, sì. diversamente occupata rispetto a prima, lo sono di sicuro ;)
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