sabato 23 novembre 2013

Creme, centrifughe e allergie. Ovvero come sopravvivere al quattro in greco e a qualche altro incidente

Ho un ricordo preciso di uno dei primi giorni di liceo, compreso di figure e contorni, di banchi e finestre e perfino di una penna che il prof faceva girare tra le dita.
Era un prete, uno di quelli non tanto giovani che vuole fare il giovane e fa battute per far vedere che lui li capisce, i giovani, che veniva a farci l'ora di religione. Adesso non si usa più, ci sono delle signore, delle signorine, a volte dei giovani veri, che però non sono preti o suore. Comunque.
Quel prete là, con la sua faccia grassoccia e il vestito nero e gli occhi neri mi aveva guardato, aveva inclinato la testa di lato e aveva chiesto a una Wonder appena quattordicenne eccitata e curiosa e intimorita da quella scuola severa: Hai mai preso un quattro, tu?
No, dice la Wonderina con una risata stiracchiata tra il timido e l'isterico, mostrando la dentatura tappezzata di ferretti, mai preso. E quello sghignazzando: Aspetta un paio di settimane, eh.
E infatti.
Però lì per lì non mi ero preoccupata, avevo pensato Va' che scemo questo, non lo prendo mica, il quattro. L'ansia era venuta un po' alla volta, sottile, dopo qualche giorno.

E ci sono giorni che te li senti addosso, che ti soffocano e ti schiacciano come una di quelle vecchie coperte pesanti che odorano di chiuso e di polvere, che ti fanno sentire inadeguata come quando cercavi di memorizzare l'ottativo (oddio, mi ricordo dell'esistenza dell'ottativo) senza capire a cosa diavolo servisse tutta quella fatica.
Che uno pensa, cancelliamolo, questo giorno. Spegniamo la luce, chiudiamo gli occhi e domani è un altro giorno (va' che citazione).
E poi succede che anche il giorno dopo non è che va molto meglio.
Tipo che ti svegli, e quegli occhi che avevi chiuso nella speranza di riaprirli su un domani migliore (poesia pura, qui) in effetti sono due fessure sormontate da palpebre grosse come mandarini e rossi altrettanto e allora ti metti gli occhiali da sole più scuri che hai anche se fuori piove e vai dal farmacista che ti dà una crema al cortisone e dice che sei allergica a qualcosa, come se questo dovesse tranquillizzarti. Allergica a cosa? A una crema, a un detergente, a un formaggio, al vino, alla cioccolata, a questa vita? Per precauzione meglio eliminare tutto, creme detergenti formaggi vini e pure cioccolata.
La vita no, quella te la tieni com'è.

Ma io lo so, che non capita solo a me.

Siamo mamme centrifugate.
Siamo talmente impegnate tra casa, lavoro (vabbè) e figli che se ci resta un po' di tempo per andare in profumeria ci sentiamo dire Signora (signora tu' nonna), meglio che prenda questa crema qua, per il contorno occhi, che è un po' più ristrutturante.
Che tu lì per lì risponderesti alla commessa Mavadaviaelcül, in maniera così francese che sembra la marca dell'Elisir de junesse di Dior.
Però invece taci, perché in fondo lo sai che ci vuole una ristrutturazione totale, di quelle con l'impalcatura, e scommetto che se vedono come son messa mi danno anche gli incentivi per le grandi opere.
Ma io lo so, che non sono sola, anche quando sono sola (et voilà, oggi sono un vulcano di citazioni).

Siamo sempre in ritardo, e non capiamo perché. Proviamo anche ad anticipare la sveglia, a preparare la colazione la sera prima, pure con la caffettiera pronta che basta accendere il gas, ma non serve a niente, siamo in ritardo lo stesso. E ridono, le persone che incontri per la strada, sempre le stesse alla stessa ora, a vederti sempre di corsa, gli operai che stan fuori dal cantiere a fumare una cicca, gli altri genitori che stanno tornando dopo aver lasciato la prole, le donne che vanno a comprare i fiori, le suore che chissà dove vanno alle otto meno due minuti di tutte le mattine. Cosa ridi.

Ci sono mamme che si scordano un figlio a scuola, e questa cosa è un po' come il quattro in greco, se non l'hai già preso stai sicura che prima o poi ti capita. E tu che fatalità te le sei ricordate tutte, le figlie, quel giorno, vedi la bambina con le treccine un po' sfatte, per mano alla maestra, che alla fine guarda la strada vuota e poi si volta, la cartella sulle spalle e la felpa in braccio, e ritorna dentro il cancello, e tu la guardi e pensi Poverina, guarda te, come si fa a lasciarla lì da sola a fare tutto, questa mamma.
Ci sono quelle che portano un figlio a basket, uno a calcio e la figlia a danza, due volte alla settimana in tre giorni diversi, e tu ancora non hai capito come fanno, ma dalle loro facce hai idea che anche loro avrebbero bisogno di quella crema là ( e qui parte il jingle della crema Mavadaviaelcül, un nome una garanzia).

Ci sono mamme che hanno tre figlie femmine e hanno il coraggio di farne un'altra, e tu certe volte le guardi con ammirazione e però poi pensi che no, che tre sono abbastanza.
Ci sono quelle che portano i bambini in piscina, stanno ad aspettare sugli spalti respirando cloro e umidità e lasciando che i capelli si increspino, poi fanno docce, asciugano capelli, riempiono borse di accappatoi bagnati, salgono in macchina e non si accorgono che hanno ancora addosso i copriscarpe color puffo.

Ci sono mamme che aiutano i figli a fare i compiti ma non si ricordano le tabelline, quelle che fanno la torta e la lasciano troppo nel forno, quelle che si scordano di pagare la mensa, quelle che preparano valigie ma non sono mai loro a partire, quelle che hanno borse grandi sempre piene di pupazzi, carte dei pokemon, merende e fazzoletti per pulire nasi e manine appiccicose, quelle che una volta avevano sempre le scarpe col tacco e adesso non si ricordano neanche dove le hanno messe, quelle che hanno bisogno di andare dal parrucchiere e quelle che per risolvere il problema si rapano a zero, quelle che appena comincia l'inverno hanno i figli sempre malati e il raffreddore perenne, quelle che quando dicono Andate a lavarvi le mani aggiungono sempre Senza allagare il bagno (e un motivo c'è), quelle che dicono Non guardate sempre la TV, fate dei giochi, delle cose creative, disegnate, e poi dopo un po' hanno una visione e aggiungono Però senza tagliare le tende (e un motivo c'è), quelle che fanno la spesa al sabato mattina e si scordano le cose che dovevano comprare, quelle che la domenica sperano che piova per avere una scusa per non uscire, buttarsi sul divano e leggere finalmente altre due pagine del libro (di carta).
Noi mamme ci si riconosce subito. Basta uno sguardo (riparte il jingle).

E quindi lo so. Lo so che siamo messe tutte più o meno allo stesso modo (anche quella mamma che fa tanto la gnocca con la minigonna la pelliccetta verde acido il capello parrucchierato e segue il detto della nonna Se bella vuoi sembrare molto devi soffrire e va in giro senza calze anche con -2).
Lo so che l'importante è la salute (lo so, figuriamoci se non lo so).
Lo so che certi giorni durano anche delle settimane, e per farti tornare il buonumore ci vorrebbe una bella benedizione, o un esorcismo, in alternativa.

Ma.
Ma poi.
Poi pensi a quel prete là e ti ti dici anche che no, fai a meno di preti falso giovani e di suore che ridono quando sei in ritardo.
E pensi a quella centrifuga, che ti ha fatto conoscere le Amiche del Platano.
E sono loro che ci sono, quando hai bisogno di aiuto, quando non hai voglia di parlare e quando invece le sommergi di parole, quando sei bersagliata da sfiga concentrata e quando vuoi condividere un sogno.
E quando ci sono le amiche la prospettiva ti cambia, perché sulle amiche ci puoi contare. Più o meno come sul quattro in greco, ma senza l'ansia.

15 commenti:

  1. Il finale non me lo aspettavo! mi è scappata la lacrima! ma tanto per essere precise: quella con la pelliccetta, la mini e i tacchi senza calze (hai scordato lampadata!), può mettersi anche i trampoli, che tanto resta brutta! meglio noi, pallide, coi jeans, i capelli crespi e le all star o, all'occorrenza, le ballerine! Fìdati!
    L'AleS

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  2. ..."ho anch´io gli occhi di zaffiro?!" zc

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  3. mi sembra di vedervi! bella foto di gruppo. Più in là nel tempo ti chiederai: ma come facevo? Goditi queste corse. Baci. Anonimo non veneto

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  4. E' vero a volte voi mamme avete bisogno di una crema ristrutturante, ma sapete fare cose che noi, comuni esseri mortali, non sapremo fare mai. Con o senza amiche ( meglio con).

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    1. Grazie Pier, anima gentile ;)
      p.s. bella la nuova grafica!

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  5. Mamme imperfette.. come quella fiction là, che fa sorridere, in cui ci si riconosce. Alla ricerca dell'attimo (cogli l'attimo! - anch'io ho le mie cit.) di serenità/gioia o anche soddisfazione/gongolamento. Diventiamo nonne imperfette, che vorrebbero esserci ma anche no. Almeno, i figli si scelgono, i nipoti càpitano. E' la vita, bellezza! (altra cit. - ma quante ce ne sono in giro?)

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    1. A volte anche i figli càpitano. Comunque alla fine è un bel... capitombolo, capitone, capicollo?
      Insomma, va bene così ;)

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  6. "E quando ci sono le amiche la prospettiva ti cambia, perché sulle amiche ci puoi contare. Più o meno come sul quattro in greco, ma senza l'ansia" forse un quattro no, ma un 5-- l'ho preso. (che poi è la stessa cosa...)

    Belle voi :)

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  7. La pelliccetta verde acido? Ma come si veste? Se bella vuole apparire, prima deve scovare il buon gusto.
    Siam mamme, ma per molti siamo persone normalissime a cui avanza un sacco di tempo. Che poi usiam male perché in profumeria ci passiamo le mezz'ore.

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