Ho un ricordo preciso di uno dei primi
giorni di liceo, compreso di figure e contorni, di banchi e
finestre e perfino di una penna che il prof faceva girare tra le
dita.
Era
un prete, uno di quelli non tanto giovani che vuole fare il giovane e
fa battute per far vedere che lui li capisce, i giovani, che veniva a
farci l'ora di religione. Adesso non si usa più, ci sono delle
signore, delle signorine, a volte dei giovani veri, che però non
sono preti o suore. Comunque.
Quel
prete là, con la sua faccia grassoccia e il vestito nero e gli occhi
neri mi aveva guardato, aveva inclinato la testa di lato e aveva
chiesto a una Wonder appena quattordicenne eccitata e curiosa e
intimorita da quella scuola severa: Hai mai preso un quattro, tu?
No,
dice la Wonderina con una risata stiracchiata tra il timido e
l'isterico, mostrando la dentatura tappezzata di ferretti, mai
preso. E quello sghignazzando: Aspetta un paio di settimane,
eh.
E
infatti.
Però
lì per lì non mi ero preoccupata, avevo pensato Va' che scemo
questo, non lo prendo mica, il quattro. L'ansia era venuta un po'
alla volta, sottile, dopo qualche giorno.
E
ci sono giorni che te li senti addosso, che ti soffocano e ti
schiacciano come una di quelle vecchie coperte pesanti che odorano di
chiuso e di polvere, che ti fanno sentire inadeguata come quando
cercavi di memorizzare l'ottativo (oddio, mi ricordo dell'esistenza dell'ottativo) senza capire a cosa diavolo
servisse tutta quella fatica.
Che
uno pensa, cancelliamolo, questo giorno. Spegniamo la luce, chiudiamo
gli occhi e domani è un altro giorno (va' che citazione).
E
poi succede che anche il giorno dopo non è che va molto meglio.
Tipo
che ti svegli, e quegli occhi che avevi chiuso nella speranza di
riaprirli su un domani migliore (poesia pura, qui) in effetti sono
due fessure sormontate da palpebre grosse come mandarini e rossi
altrettanto e allora ti metti gli occhiali da sole più scuri che hai
anche se fuori piove e vai dal farmacista che ti dà una crema al
cortisone e dice che sei allergica a qualcosa, come se questo dovesse
tranquillizzarti. Allergica a cosa? A una crema, a un detergente, a
un formaggio, al vino, alla cioccolata, a questa vita? Per
precauzione meglio eliminare tutto, creme detergenti formaggi vini e
pure cioccolata.
La
vita no, quella te la tieni com'è.
Ma
io lo so, che non capita solo a me.
Siamo
mamme centrifugate.
Siamo
talmente impegnate tra casa, lavoro (vabbè) e figli che se ci resta
un po' di tempo per andare in profumeria ci sentiamo dire Signora
(signora tu' nonna), meglio che prenda questa crema qua, per
il contorno occhi, che è un po' più ristrutturante.
Che
tu lì per lì risponderesti alla commessa Mavadaviaelcül,
in maniera così francese che sembra la marca dell'Elisir de junesse di
Dior.
Però
invece taci, perché in fondo lo sai che ci vuole una
ristrutturazione totale, di quelle con l'impalcatura, e scommetto che
se vedono come son messa mi danno anche gli incentivi per le grandi
opere.
Ma
io lo so, che non sono sola, anche quando sono sola (et
voilà, oggi sono un vulcano di citazioni).
Siamo
sempre in ritardo, e non capiamo perché. Proviamo anche ad
anticipare la sveglia, a preparare la colazione la sera prima, pure
con la caffettiera pronta che basta accendere il gas, ma non serve a
niente, siamo in ritardo lo stesso. E ridono, le persone che incontri
per la strada, sempre le stesse alla stessa ora, a vederti sempre di
corsa, gli operai che stan fuori dal cantiere a fumare una cicca, gli
altri genitori che stanno tornando dopo aver lasciato la prole, le
donne che vanno a comprare i fiori, le suore che chissà dove vanno
alle otto meno due minuti di tutte le mattine. Cosa ridi.
Ci sono mamme che si scordano un figlio a scuola, e questa cosa è un po' come il quattro in greco, se non l'hai già preso stai sicura che prima o poi ti capita. E tu che fatalità te le sei ricordate tutte, le figlie, quel giorno, vedi la bambina con le treccine un po' sfatte, per mano alla maestra, che alla fine guarda la strada vuota e poi si volta, la cartella sulle spalle e la felpa in braccio, e ritorna dentro il cancello, e tu la guardi e pensi Poverina, guarda te, come si fa a lasciarla lì da sola a fare tutto, questa mamma.
Ci
sono quelle che portano un figlio a basket, uno a calcio e la figlia
a danza, due volte alla settimana in tre giorni diversi, e tu ancora
non hai capito come fanno, ma dalle loro facce hai idea che anche
loro avrebbero bisogno di quella crema là ( e qui parte il jingle
della crema Mavadaviaelcül,
un nome una garanzia).
Ci
sono mamme che hanno tre figlie femmine e hanno il coraggio di farne
un'altra, e tu certe volte le guardi con ammirazione e però poi
pensi che no, che tre sono abbastanza.
Ci
sono quelle che portano i bambini in piscina, stanno ad aspettare
sugli spalti respirando cloro e umidità e lasciando che i capelli si
increspino, poi fanno docce, asciugano capelli, riempiono borse di
accappatoi bagnati, salgono in macchina e non si accorgono che hanno
ancora addosso i copriscarpe color puffo.
Ci
sono mamme che aiutano i figli a fare i compiti ma non si ricordano
le tabelline, quelle che fanno la torta e la lasciano troppo nel
forno, quelle che si scordano di pagare la mensa, quelle che
preparano valigie ma non sono mai loro a partire, quelle che hanno
borse grandi sempre piene di pupazzi, carte dei pokemon, merende e
fazzoletti per pulire nasi e manine appiccicose, quelle che una volta
avevano sempre le scarpe col tacco e adesso non si ricordano neanche
dove le hanno messe, quelle che hanno bisogno di andare dal
parrucchiere e quelle che per risolvere il problema si rapano a zero,
quelle che appena comincia l'inverno hanno i figli sempre malati e il
raffreddore perenne, quelle che quando dicono Andate a lavarvi le
mani aggiungono sempre Senza allagare il bagno (e un
motivo c'è), quelle che dicono Non guardate sempre la TV, fate
dei giochi, delle cose creative, disegnate, e poi dopo un po'
hanno una visione e aggiungono Però senza tagliare le tende (e
un motivo c'è), quelle che fanno la spesa al sabato mattina e si
scordano le cose che dovevano comprare, quelle che la domenica
sperano che piova per avere una scusa per non uscire, buttarsi sul
divano e leggere finalmente altre due pagine del libro (di carta).
Noi
mamme ci si riconosce subito. Basta uno sguardo (riparte il jingle).
E
quindi lo so. Lo so che siamo messe tutte più o meno allo stesso
modo (anche quella mamma che fa tanto la gnocca con la minigonna la
pelliccetta verde acido il capello parrucchierato e segue il detto
della nonna Se bella vuoi sembrare molto devi soffrire e va in
giro senza calze anche con -2).
Lo
so che l'importante è la salute (lo so, figuriamoci se non lo so).
Lo
so che certi giorni durano anche delle settimane, e per farti tornare
il buonumore ci vorrebbe una bella benedizione, o un esorcismo, in
alternativa.
Ma.
Ma
poi.
Poi
pensi a quel prete là e ti ti dici anche che no, fai a meno di preti
falso giovani e di suore che ridono quando sei in ritardo.
E
pensi a quella centrifuga, che ti ha fatto conoscere le Amiche del
Platano.
E
sono loro che ci sono, quando hai bisogno di aiuto, quando non hai
voglia di parlare e quando invece le sommergi di parole, quando sei
bersagliata da sfiga concentrata e quando vuoi condividere un sogno.
E
quando ci sono le amiche la prospettiva ti cambia, perché sulle
amiche ci puoi contare. Più o meno come sul quattro in greco, ma
senza l'ansia.
Il finale non me lo aspettavo! mi è scappata la lacrima! ma tanto per essere precise: quella con la pelliccetta, la mini e i tacchi senza calze (hai scordato lampadata!), può mettersi anche i trampoli, che tanto resta brutta! meglio noi, pallide, coi jeans, i capelli crespi e le all star o, all'occorrenza, le ballerine! Fìdati!
RispondiEliminaL'AleS
Concordo. A parte i capelli crespi ;)
Elimina..."ho anch´io gli occhi di zaffiro?!" zc
RispondiEliminahe he... :*
Eliminami sembra di vedervi! bella foto di gruppo. Più in là nel tempo ti chiederai: ma come facevo? Goditi queste corse. Baci. Anonimo non veneto
RispondiEliminaVeramente a volte me lo chiedo già adesso ;)
EliminaE' vero a volte voi mamme avete bisogno di una crema ristrutturante, ma sapete fare cose che noi, comuni esseri mortali, non sapremo fare mai. Con o senza amiche ( meglio con).
RispondiEliminaGrazie Pier, anima gentile ;)
Eliminap.s. bella la nuova grafica!
Mamme imperfette.. come quella fiction là, che fa sorridere, in cui ci si riconosce. Alla ricerca dell'attimo (cogli l'attimo! - anch'io ho le mie cit.) di serenità/gioia o anche soddisfazione/gongolamento. Diventiamo nonne imperfette, che vorrebbero esserci ma anche no. Almeno, i figli si scelgono, i nipoti càpitano. E' la vita, bellezza! (altra cit. - ma quante ce ne sono in giro?)
RispondiEliminaA volte anche i figli càpitano. Comunque alla fine è un bel... capitombolo, capitone, capicollo?
EliminaInsomma, va bene così ;)
"E quando ci sono le amiche la prospettiva ti cambia, perché sulle amiche ci puoi contare. Più o meno come sul quattro in greco, ma senza l'ansia" forse un quattro no, ma un 5-- l'ho preso. (che poi è la stessa cosa...)
RispondiEliminaBelle voi :)
bellissime, le amiche del platano :)
EliminaLa pelliccetta verde acido? Ma come si veste? Se bella vuole apparire, prima deve scovare il buon gusto.
RispondiEliminaSiam mamme, ma per molti siamo persone normalissime a cui avanza un sacco di tempo. Che poi usiam male perché in profumeria ci passiamo le mezz'ore.
ottimizzazione: cosa vorrà dire?
Elimina:)
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