venerdì 12 febbraio 2016

Impulsività e ripensamenti

Capita, certe volte, che le cose succedano senza che siano accuratamente pianificate, senza che siano frutto di una scelta consapevole e meditata. Capita che alcune risposte a certe domande poste all’improvviso non siano ragionate, ma dettate invece da una vocina interiore che non tiene conto delle conseguenze pratiche di quella risposta. E non è che puoi sempre stare lì a controllare ogni minima intonazione, specie se di carattere sei tendenzialmente impulsivo. Ecco, diciamo poi che l’impulsività non aiuta molto, nelle scelte ponderate.
Ma tant’è, una volta che hai parlato non ti puoi rimangiare le parole. Al limite, puoi provare a rettificare il tiro, cercare di stemperare l’assertività decisa che ti è uscita non sai da dove in un monosillabo che non ha nulla di equivocabile, di fatto. E poi comunque non è che puoi infiorettare di molto un monosillabo.

E quindi, ho letto poi che il mio oroscopo cinese dell’anno della scimmia mi spinge a cambiamenti decisi, e quindi sarà stata la scimmia a parlare al mio posto, quella che tutti abbiamo appollaiata su una spalla, chi tutti i giorni, chi a giorni alterni, chi più giocherellona chi più fracassapalle. Io di solito ce l’ho fracassapalle, per dire, a presenza decisamente costante.

E niente, è successo che alla apparente innocua domanda di Stanley, che da quando siamo reloaded ha sostituito Bono, per intenderci, (chi non avesse idea di chi sia Bono  può guardare qui), la Wonder, forse distratta dalla scimmia fracassapalle o forse nel tentativo di tacitare quella vocina stridula che certe scimmie tirano fuori quando si sentono trascurate, ha risposto , senza ripensamenti, senza tentennamenti.
E quindi Stanley ha preso le forbici e ha cominciato a tagliare, anche lui senza tentennamenti. Perché la domanda era Li devi tagliare? sottinteso i capelli, ché da un parrucchiere, per quanto cinese, uno si aspetta che di quelli intenda occuparsi. E ha tagliato, tagliuzzato, sfoltito, finché anche la scimmia sulla spalla si è risvegliata dallo stordimento causato dalla risposta decisa della Wonder e ha detto Vabbè, anche basta, dai.

Il nuovo look ha riscosso un discreto successo, se si escludono gli integralisti cinesi che non vedono di buon occhio tagli di qualsiasi natura durante il capodanno, e Gatto Selvaggio che, appena ha messo gli occhi sulla Wonder le ha detto, con una impulsività senza filtri, Tu non mi piaci così, non sembri la mia mamma.

Vabbè, lì per lì non è che sia rimasta contenta. Direi che un di merda rende piuttosto bene, la verità. Ma me ne son fatta una ragione, eh. Ho pensato che sarebbero bastati pochi giorni perché il Gatto si abituasse a vedermi con i capelli corti, ecco.

E in effetti, dopo qualche giorno, mentre ero in cucina a preparare il caffè, in camicia e un tantino scarmigliata, il Gatto mi ha guardato, inclinando la testa come fa di solito quando deve dire una cosa e non sa bene quali parole scegliere, e mi ha detto Sai, adesso cominci un po’ a piacermi, con i capelli così. Sei più buona. Forse hai tagliato via la parte cattiva
Mi ha abbracciato stretta e, senza aspettare un bacio, è scappata via.

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