lunedì 26 dicembre 2011

Natale a sorpresa

Sembrano tante, tre settimane.
Uno pensa che in tre settimane avrà tempo per fare, mangiare, salutare, vedere tutto quello (quelli) di cui ha nostalgia, e anche qualcosa in più.
Ma non sono mica tante, tre settimane. Infatti ne son già passate due.

A casa dell'Amica Barbara e del Gio conosco la mosaicista motociclista quadrimamma e mangio i bigoli con l'anatra, al Caffè Trento faccio colazione con l'Amica AleSarda e una brioche alla crema, alla Locandina Cappello bevo un Lugana con il Vicino Preferito, alle Giubbe Rosse guardo e leggo e compro libri, alla Feltrinelli guardo e leggo e non compro niente, alla Fnac mi perdo il concerto di Mario Biondi ma incontro AnnaLaRossa, in ufficio vedo il Supercapo T e la collega Fabi, e in banca saluto le quasi-colleghe e i quasi-colleghi e il quasi-capo dal nome di tram.

Riempiamo la casa di bambini e di palloncini per la festa di compleanno della BB, svuotiamo bottiglie di vino e teste dai pensieri per la cena con l'Amica di Arbizzano e Pietro l'Architetto, inzuppiamo il pandoro nella grappa e il panettone nel caffè, mangiamo di nascosto il budino al cioccolato e amaretti, lasciamo le bimbe grandi al NonnoGP per il Progetto Educativo che prevede la visita al più importante monumento cittadino, passeggiamo tra i negozi e le luci di Natale, beviamo un caffè viennese da Tubino e annusiamo l'aria familiare delle strade e delle piazze.
A casa dei Tini facciamo festa con i vecchi amici e mangiamo pizza e arrosticini e frutta secca, a casa della ZiaSandra facciamo colazione e confusione, a casa della NonnaMimmi passiamo il giorno di Natale.
Mica tutto, però.

Il Bighi, proprio lui, il marito romantico solo in fondo in fondo, l'uomo nordico d'aspetto e di cuore, l'ingegnere algido dalle passioni nascoste, mi ha portato via con sé.
Ha disseminato le figlie dai i nonni, ha prenotato una vacanza con destinazione segreta e il giorno di Natale, mentre tutti scartavano i regali in un tripudio di carte e fiocchi e baci e abbracci, mi ha preso per mano e silenziosamente ha chiuso la porta dietro di noi.
In valigia, una felpa di pile, un paio di jeans e un costume da bagno, perché non si sa mai, e un paio di stivali, perché le decolleté tacco dodici sono bellissime ma hanno lo svantaggio di non essere particolarmente comode. 
E io, che vorrei avere sempre tutto sotto controllo, che pianifico le mie giornate come un manager, che prima di partire leggo la guida turistica dalla prima all'ultima pagina, mi sono abbandonata al gusto insolito dell'ignoto.

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