lunedì 5 marzo 2012

C'è sempre un perché

Una città di venti milioni di abitanti è grande per forza, però dalla cartina non sembra.
Arrivata da poco, una ragazza appena conosciuta mi dava indicazioni su un negozio o ristorante o non ricordo cosa, e disse È proprio vicino a casa tua, saranno venti minuti di taxi.
Ora, non dico che venti minuti di taxi siano tantissimi, anche considerate le condizioni del traffico, però in circostanze normali, cioè a dire quando sono nel natìo borgo selvaggio, venti minuti di macchina ti consentono di arrivare piuttosto lontano, diciamo venti chilometri. Dimezziamo pure, in caso di traffico. Un negozio a venti chilometri (a dieci) non è esattamente vicino.
Comunque.
Siccome a Shanghai oltre alle enormi distanze ci sono anche altre cose enormi, tipo strade a 8 corsie per senso di marcia, grattacieli di 93 piani, cumuli di spazzatura alti 3 metri e mall di 10 piani, ho voluto sperimentare uno di questi. Le strade a 8 corsie non hanno molte attrattive, e il panorama dal 93esimo piano in un giorno di nebbia non è granché, la monnezza non è nemmeno differenziata sicché ho optato per il mall di dieci piani.
Super Brand Mall, si chiama. Il più grande di Shanghai. È lungo come via Mazzini, per dare un'idea.
Si trova a Pudong, cioè dall'altra parte del fiume, nella zona finanziaria, a ridosso della perla d'oriente e del cavatappi (ossia la torre della televisione e la Financial tower). Cioè a dire che per arrivarci ci ho impiegato un'ora e dieci di metropolitana.
E mentre ero lì in mezzo al marmo e alle luci che camminavo e guardavo le centinaia di negozi, ristoranti, caffè, gioiellerie, mentre il mio cervello elaborava la presenza di un megacinema, sale giochi, sale trucco per bambini, pure una pista di pattinaggio, la più grande della città, ovviamente, mentre occhieggiavo i prodotti monoporzione del supermercato-boutique deserto dove vendono a prezzi stellari le palle del toro e il carpaccio di orecchie di maiale, spiedini di carne ignota infilzata in stuzzicadenti del Sichuan settentrinale, torte che sembrano finte nonché un Dogajolo Carpineto del 2010 alla modica cifra di 67 euro e 25 centesimi, yuan più yuan meno (e poi ci si chiede perché il vino in Cina non ha mercato), mentre perlustravo gli scaffali del Watsons in cerca di un deodorante, mi chiedevo Cui prodest?, e mi veniva in mente Gene Gnocchi, ma poi davvero a cosa serve tutto questo marmo, tutto questo sbarluccicare di luci e lustrini, tutta questa enormità di spazio pieno di negozi e vuoto di persone, questi ristoranti bui, queste terrazze da cui non si vede niente, solo palazzi e cemento e strade e macchine?
Ma c'è sempre un perché. Tutto quel che accade ha un senso.
E infatti è allora che vedo, illuminata di luce propria, dal mio golfo mistico dietro lo scaffale dello scrub all'aloe, nel breve spazio tra il deodorante e le ciglia finte, una confezione di minisnack Vicenzi alla crema di nocciole.
Son cose che riempiono il cuore.

6 commenti:

  1. miciaaa!!! é la settimana della nostalgia!!! ‎..../\„,„/\
    ...( =';'=)
    ..../*♥♥*\
    .(.|.|..|.|.) <3 zc

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  2. l'hai comprata almeno? no, perchè dopo 1h e 20 min di metropolitana anda e rianda non si può tornare a casa a mani vuote, vero? anche se ti costa come un brilli di Cartier...
    bacioni
    AleS

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  3. Ha ragione AleS! AmicaBarbara

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  4. ciao trovo il tuo blog veramente molto interessante e ben curato!
    mi farebbe molto piacere averti tra le mie lettrici

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  5. Bello trovare tramite Costanza un'altra expat veronese che si commuove per i prodotti Matilde Vicenzi! (ora mi metto a leggere tutto il tuo blog)

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  6. Ho vissuto una scena simile in Canada con mia moglie davanti a dei torroni spagnoli (ne compro' 10 sul momento). Inutile specificare la nazionalita' di mia moglie. Complimenti per il tuo bel diario di bordo.

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