giovedì 1 marzo 2012

Santa Pazienza

Max è un compagno di classe della BB.
Abita nel nostro compound, poche case più in là, caratteristica che, senza alcun riguardo per la simpatia o l'appartenenza al genere maschile, lo inserisce ipso facto nella categoria dei compagni di scuola frequentabili.
Il papà di Max, altrimenti detto MaxDad, è un raro esemplare della ancor più rara specie di Homo Casalingus Lavativus.
Dotato di ayi per le faccende domestiche, di cuoca per i pasti e di Driver angloparlante, benefit della moglie cinese manager superbusy e concesso al MaxDad in uso pressoché quotidiano, il ragazzo, che con il linguaggio politicamente corretto sarebbe definito inoccupato, manifesta i classici sintomi della crisi di solitudine.
Alle sette e ventisei, appena il BusEnorme parte strombazzando, mentre ho ancora la mano per aria a salutare la BB, mi inonda di informazioni sui programmi tv, i negozi di arredamento o le strutture ospedaliere del circondario.
Non ho idea di come impieghi il suo tempo, dato che è munito di adeguata servitù, ma avendo avuto l'avventatezza di lasciargli il mio indirizzo email, sperimento giornalmente le sue email con link al sito di vini francesi con comodo home delivery, di turismo faidate, di centri massaggi terapici antiraffreddore o di negozi di strumenti musicali dai prezzi stracciati (in effetti, un violino per sessanta kuai me lo comprerei giusto per averlo sulla sedia, che fa figo).
Ogni giorno, tornati da scuola, la BB e Max, che non si parlano causa ancora solide barriere linguistiche ma probabilmente si capiscono come solo i bambini sanno fare, sembra si accordino per scassare i cabasisi con questa storia della merenda a casa nostra.

Ora, l'unica volta che siamo andate noi da loro ho accidentalmente assistito alla merenda davanti alla TV con patatine fritte, noodles fritti, biscotti taiwanesi al caffè, agglomerati di cereali aroma arancia made in China e cioccolatini americani al burro di noccioline, e sinceramente lo spettacolo non aveva suscitato in me quel sentimento di spontanea ammirazione che forse si sarebbero aspettati, per quanto, a onor del vero, il MaxDad avesse fatto spazio a una tazza di acqua calda con dentro una busta di tè Lipton al limone sgombrando sollecitamente un angolo del tavolo da incarti vuoti e briciole di biscotto.
Sarà per questo, o forse sarà perché sono un animo nobile, ma ogni tanto mi arrischio ad invitare Padre e Figlio da noi, certa che non ci sarà nessun gran rifiuto e che non potrò invocare lo Spirito Santo per farli sloggiare quand'è ora di cena.
La quale ora di cena, dopo aver mangiato la mia torta di mele e uvetta, aver bevuto la tisana del negozio di tè di TaiKang Lu in tazze di porcellana su tovagliette di cotone ritorto made in Costa Rica, aver parlato di come è possibile, anzi auspicabile, visitare Shanghai senza il Driver, mentre i bambini saltano sul divano della sala e sul divanoletto della camera degli ospiti e guardano un cartone (operazioni attuate per altro in contemporanea), l'ora di cena dunque si avvicina a velocità sconcertante, e mi costringe (maledetta la mia ospitalità italiana) alla domanda di rito:
- Volete fermarvi a cena?
La mia fresca ingenuità mi fa credere, ogni volta, che chi viene invitato a cena all'ora di cena, con frasi del tipo Non ho niente nel frigo ma qualcosa possiamo imbastire, oppure Potrei fare una pasta veloce, perché è un po' tardi si renda conto dell'inopportunità di accettare l'invito, e risponda con un Magari la prossima volta, grazie, adesso dobbiamo proprio andare.
- Chiedo a Max, mi dice invece il MaxDad.
Santa Pazienza.
Allora ieri, che proprio non avevo nessuna voglia, che a me cucinare mi mette una stanchezza, e la domanda l'avevo fatta così, per essere gentile, ho fatto la cafona.
Ho detto Ma tua moglie? Magari vi aspetta, no? Meglio che facciamo un'altra volta, così conosco anche lei, e tu conosci mio marito, cucino qualcosa di italiano, ok?
E li ho cacciati fuori, sotto la pioggia, senza ombrelli e senza rimorsi.
Che tanto la cuoca, a loro, la cena glie l'aveva già preparata, sicuro.

4 commenti:

  1. beh,secondo me hai fatto proprio bene !poi non lo hai neanche detto in maniera poco gentile,solo che sicuramente ti prende in parola:aspettati tutta la famiglia...

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  2. ma io avrei cucinato a casa tua.

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  3. Ahahahahahahahahhaha! AmicaBarbara! P.S.:Hai fatto bene!

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