domenica 8 marzo 2020

Cronache dalla Quarantena - Giorno 2

Alle 7:30 del mattino sento urla e pugni alla porta. Apro gli occhi, grugnisco e vado ad vedere. E’ l’orrida colazione appesa alla maniglia.
Prendo i sacchetti e li appoggio per terra, tanto so che non li mangeremo.
Torno a letto e grugnisco ancora un po’. Alle 8:00 suona il telefono, ci dicono che alle nove passano a registrare la temperatura. Ma io mi chiedo, non potrebbero dirmelo alle 9 meno dieci?

Ormai sono sveglia. Leggo i 45 messaggi arrivati, rispondo a qualcuno, quelli che richiedono più impegno li lascio per dopo.
L’amica Ioana ha mandato il menu di Starbucks cosi’ facciamo prima, selezioniamo il beverone prediletto e dopo mezz’ora e’ fuori dalla nostra porta. Al suono dell’ascensore (TIN) arrivano anche TheBrain e TheVoice.
Aggiungiamo fragole e mirtilli e le gocciole Pavesi (pubblicita’ progresso) et voila’, la colazione e’ servita. Spingo TheBody giu’ dal letto e le intimo di vestirsi. Le altre due pare siano gia’ pronte (crediamoci). Ci sediamo sul letto, le fragole sono profumate e il beverone, altrimenti detto caffè mocha, e’ caldo e piacevole. Non capirò mai come avere un caffe’ normale da Starbucks.

Iniziamo i compiti, io cerco notizie per il mio articolo, ne trovo poche e frammentarie e mi deprimo un po’. Arriva la dottoressa a prendere la temperatura (36.5, 36, 35.5, 35.7).
Mentre penso che il mio letto si sta trasformando in un cumulo di lenzuola e briciole, l’ascensore fa TIN. Questa cosa che percepiamo tutti i movimenti dell’ascensore ci incuriosisce da matti. Chi c’e’? Hanno portato qualcosa? E’ arrivato qualcuno? Il più delle volte non vediamo niente. Una volta c’era quello che portava via l’immondizie. Un’altra volta quasi rischio di farmi una doccia di disinfettante. Una volta hanno bussato ma avevano sbagliato stanza, volevano mettere un tizio allampanato con una valigia enorme nella nostra stanza. Ho richiuso senza indugio.

Questa volta comunque c’era qualcosa per noi, un pacco di mele enormi sormontato da un pacco di arance (non di Sicilia, ma ci accontentiamo).
Veleggiamo velocemente verso l’ora di pranzo, che arriva alle 11:30, quindi insomma per noi sarebbe ancora ora di colazione. Arriva la dottoressa a prendere la temperatura (36.8, 36, 35.2, 36). Di solito fino a 37.5 non la considero neanche febbre, solo una vaga alterazione. Adesso anche il 36.8 mi fa storcere il naso.

Ho un momento di nostalgia al pensiero che poco più di una settimana fa mi trovavo a New Orleans a bere cocktail e mangiare ostriche ricoperta di collane di perle. 
Quando si avvicina l’ora del caffè, vale a dire intorno alle 3, mi comunicano che siamo state selezionate per l’upgrade. I vicini avranno sentito le prove tecniche di TheVoice, o i palleggi contro il muro di TheBody. Brave ragazze, China’s got talent, tutto merito vostro. Abbandoniamo la nostra stanza, il mucchio di lenzuola e briciole, raduniamo le nostre cose e ci trasferiamo nella suite. Due facchini vestiti da astronauti ci portano i bagagli nella nuova sistemazione. Scappano, senza aspettare la mancia peraltro. Abbiamo ancora due stanze, ma una e’ abbastanza grande da metterci la mia bici sui rulli (ce la posso far portare, la bici sui rulli?) e ha un soggiorno che se spostiamo divano e poltrone ci possiamo giocare a bocce. 
Lontano dalla finestrella sul retro. Lontano dal TIN dell’ascensore. 
Quasi quasi mi dispiace.

La citazione del giorno: “Quando si vive insieme, si finisce per legarsi. Si ama non la persona, ma l’idea che si ha di lei, le sensazioni che suscita, persino l’odio che si prova. Ci si affeziona anche ai propri demoni”. (Stefania Audi, I leoni di Sicilia)
La canzone del giorno: Maroon 5, Memories.
La frase del giorno: A me a stare qui vien voglia di schiacciare i brufoli di mia sorella.

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