venerdì 13 marzo 2020

Cronache dalla Quarantena - Giorno 7

Il settimo giorno. Pare il titolo di un film de paura.

Mi sveglio alle 6:28. E niente, 4 ore di sonno. Sarà che sto sempre seduta/sdraiata? A fine giornata il mio Garmin segna 2042 passi, dove li avrò mai fatti. Ah sì, c’è quella portable gym che mi ha portato (appunto) Ioana, ci sono salita su per 5 minuti e 44 secondi.
Me la prendo con calma. Doccia, stretching, i soliti mille messaggi.
Orrida colazione sulla maniglia, temperatura (36.5, 36.0, 35.9, 35.5), colazione vera intorno alle 10, prima delle 10:30 non si lavora. Dov’è finita la nostra routine? Lo schemino di attività? E io lo sapevo che no l’avremmo seguito, quegli schemi lì servono per toglierti il senso di colpa subito e fartelo venire dopo.

Arriva il pacco richiesto con un po’ di verdura (un peperone per TheVoice, carote e cetrioli), pane formaggio e salame, e mentre scarto una sottiletta per preparare i panini alle appendici che pigolano sempre più piano, mi attardo a pensare alla situazione di altri “internati” come me, in diversi alberghi della città, a chi è da solo, senza sentire voci per tutto il giorno, sotto le coperte nel letto con la sola compagnia di un libro, magari senza collegamento internet e mi dico che culo quelli lì, pensa a me, tortura cinese, farmi stare in 30 metri quadrati con 3 Appendici per 15 giorni! Haha, scherzo eh. 
So che ci sono persone che non possono ricevere nulla dall’esterno, neanche l’acqua, neanche una stufetta per scaldarsi che non c’è il riscaldamento. 
Penso che in fondo siamo fortunate. Siamo insieme, non ci manca niente, dormiamo, lavoriamo e studiamo, giochiamo anche, e insomma, c’è di peggio.

E adesso che non sta neanche succedendo più niente stiamo sperimentando il privilegio della noia. Non guardiamo neanche più fuori dalla finestra, sarà inconscia autodifesa. Il passo successivo sarebbe l’ozio. Non fare niente e non sentirsi in colpa. Pensare, al limite. Ma ormai, temo, non ne siamo più capaci. E poi c’è Netflix.

Verso mezzanotte al vicino gli si inceppa lo sciacquone. Come fa a non accorgersi del casino… forse non può farci niente. Le tubature cinesi sono tortuose. 
Leggo ancora un po’, all’una e mezza spengo la luce e mi addormento al rumore di una cascata.

La citazione del giorno: “Come farti capire che c'è sempre tempo?/[…]Che sarebbe meglio costruire ponti,/ Che su di essi si va all'altro lato e si torna anche,/ Che ritornare non implica retrocedere, /Che retrocedere può essere anche avanzare,/ Come farti sapere che nessuno stabilisce norme salvo la vita?/ Come farti sapere che c'è sempre tempo?” (Mario Benedetti)

La canzone del giorno: The bare necessities (Phil Harris)


La frase del giorno: Io parlo in fretta sennò tutti mi interrompono. Poi però mi interrompono per dire “Cosa?”. Ma non so, io capisco benissimo quello che sto dicendo.

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