Si
sono conosciuti così, che lei gli ha venduto un po' delle
meravigliose fragole che aveva nel cestino, la mattina presto, mentre
tornava dal lavoro.
Lui
le ha chiesto di uscire, e lei ha detto di no.
Allora
lui ha aspettato due giorni, ha comprato delle altre fragole, e glie
l'ha chiesto di nuovo.
Lei
ha detto ancora di no, ma si vedeva che non era veramente no.
Allora
lui ha aspettato altri due giorni, poi le ha comprato tutte le
fragole e le ha detto Oggi
non devi più startene qui, vieni con me a fare colazione.
E
lei finalmente ha detto sì, non solo con gli occhi, e insieme sulla
panchina del parco hanno mangiato le fragole, le fragole più dolci
del mondo.
Lei
aveva vent'anni anni, lui ventidue.
Si
sono sposati un giorno di aprile, lui vestito tutto di bianco, lei
con l'abito pieno di pizzi, morbido come una meringa sul suo corpo
esile, aggiustato dietro con gli spilloni, e le scarpe rosse troppo
grandi, perché nel negozio di fotografia non ce l'avevano le scarpe
della sua misura.
Hanno
decorato la porta della stanza con i fiocchi rossi, ma la prima notte
di nozze l'hanno passata in treno. Sopra c'è il paradiso, sotto
ShuZhou e HangZhou, diceva il proverbio, e lui voleva che lei vedesse
il paradiso.
Lei
continuava a vendere fragole, e lui a consegnare il latte, durante la
notte, con il suo carrettino.
Lui
tornava sfinito, alla mattina presto, lei gli preparava il tè verde
e il riso con le patate, qualche volta ci metteva dei pezzetti di
pollo e dei peperoni. Gli dava un bacio, e andava a vendere le
fragole, le ciliegie, le mele o le arance. Era brava, a scegliere la
frutta buona.
Un
giorno lei l'ha aspettato sveglia, era emozionata, felice, impaurita.
Lui
l'ha abbracciata, pensando che avrebbe dovuto lavorare di più, per
un po'.
Trovò
da consegnare il cibo di un ristorante, i pranzi e le cene.
Il
bambino è nato un giorno di maggio, era un maschio.
Lei
l'ha affidato alla nonna, e ha ripreso a portare i suoi cesti di
frutta al mercato, lui sempre a consegnare le bottiglie di latte, sperando
che nessuno si lamentasse, sperando di non dover pagare per i vuoti
mancanti, perché lui ci stava attento, non ne rompeva nemmeno uno,
ma qualche volta non li trovava, fuori dalla porta, e non poteva
aspettare, né suonare il campanello.
Il
bambino era felice, bello come suo padre, dolce come sua madre.
Giocava con una bottiglia vuota, con un rametto secco, con una
pozzanghera.
Lei
sognava una stanza tutta per loro, e lui avrebbe voluto poterle
regalare una bicicletta, per non farle fare tutta quella strada a
piedi.
Ma
camminare le piaceva, tranne qualche volta che c'era vento, un vento
così forte che sembrava poterla soffiare via, come una di quelle
foglie grandi e sottili.
Non
avrebbe voluto che accadesse. O forse sì, non lo sapeva nemmeno lei.
E
quando, in quel giorno di ottobre, vide negli occhi di lui la sua
stessa paura, allora ebbe la certezza che sarebbe stato meglio che
non fosse mai successo.
Ma
i giorni passavano, e in lei, insieme con il bambino, cresceva
l'istinto di protezione, e il cuore le si gonfiava di gioia.
I
sogni si trasformarono. Non erano più la stanza, la bicicletta, la
giornata al parco a guardare i venditori di palloncini e di conigli.
Erano una bambina che correva dietro al fratello, con le trecce
corte, gli occhi neri come il buio, i piedini scalzi nell'erba.
Lui
le promise che sarebbe andato tutto bene. Avrebbe lavorato di più,
avrebbe trovato i soldi necessari. Glielo promise con tutta l'anima,
e con tutta l'anima avrebbe voluto essere sincero.
Ogni
giorno speravano insieme che nessuno sapesse, che nessuno parlasse.
Ogni giorno che passava aumentava la speranza. Dobbiamo
solo aspettare che nasca,
pensava lei. Dobbiamo
avere un po' di fortuna,
diceva lui.
Vennero
un giorno di giugno.
Lei
aveva cercato di non farsi trovare, nascondendosi nei campi, perché
non avrebbe potuto nascondere il suo stato.
Mentre
la portavano via, vide negli occhi di lui la paura smarrita, la
rabbia, l'impotenza, la vergogna, l'umiliazione.
Quando
tornò a casa, era sola.
Rimase
sola per qualche giorno, senza voler parlare con nessuno, senza
guardare negli occhi nessuno, mangiando solo lacrime amare.
Poi
prese le ceste e andò al mercato, col cuore spezzato, col cuore ormai spento, a vendere le
fragole più dolci del mondo.
**Quella raccontata qui è una storia inventata. Quella vera è qua. Se qualcosa sta cambiando, lo fa molto lentamente.
mi hai commosso...
RispondiEliminami fa sempre un po' paura quando nuove tecnologie, nuove idee, scoperte si mettono a disposizione di pensieri datati, assurdi...
La storia è tragica.
EliminaNon credo che c'entri molto la tecnologia. Quella c'entra solo se una donna decide di abortire perché ha scoperto che sta aspettando una femmina. Ma quella è pur sempre una decisione personale.
Gli aborti *imposti* sono una dimostrazione assurda di come il denaro possa comprare qualsiasi cosa
che storia orribile... :( orribile perchè ispirata a quella vera.
RispondiEliminasì, è orribile. I funzionari perlustrano le case alla ricerca di donne incinte. Lascia senza fiato.
EliminaE' bellissimo questo post, Wonder. Sei stata davvero brava. La strada e' lunghissima, si'.
RispondiEliminaGrazie Lucy. è che a volte sembrano assurdità, e vengono in mente certe frasi lette nei libri di storia, e uno pensa che non succedano più, e invece.
EliminaTutto questo è atroce.
RispondiEliminaDirei di sì. E' una parte di Cina che l'opulenza delle grandi città tende a ignorare, ma che si nasconde proprio nei vicoli più bui delle metropoli.
Eliminami chiedevo proprio se se ne parlava in Cina:qui tutti i giornali Hanno parlato di questa violenza atroce e assurda,con più o meno risalto.Di una si è saputo,chissà di quante altre non si sa.E la multa da pagare allo stato-ma ci rendiamo conto dell'assurdità-era,per noi possiamo dire "solo" di 5000 euro.....Bello il tuo racconto,più dolce e romantico della realtà forse.Bisognerebbe che il mondo sapesse di più....
RispondiEliminasì, la politica di limitazione delle nascite è violenta, e l'accanimento verso chi ha un secondo figlio senza averne *diritto* (le regole sono precise) è assurdo e incivile.
EliminaRabbrividisco solo al pensiero. Ma tu l'hai raccontata molto bene, questa storia, e l'hai resa bella.
RispondiEliminagrazie alessandra. la notizia mi ha un po' scossa...
EliminaOgni tanto fa bene piangere un pò, commossi e addolorati per un destino che, fortunatamente, non è il nostro.
RispondiEliminaFa bene perchè poi ci voltiamo, ci guardiamo intorno, apparentemente dimentichiamo questa favola all'incontrario e andiamo avanti. Ma poi ci accorgiamo che in un angolino del nostro cuore ci sentiamo improvvisamente fortunati.
Perchè possiamo averlo questo bambino in più, non solo desiderarlo, immaginarlo, volerlo.
Perchè anche se a volte non ci sembra così, siamo liberi di scegliere.
il destino che non è il nostro ci fa sentire fortunati, è vero. e io mi sono ritrovata a pensare che glieli avrei dati io, quei soldi lì.
Eliminae mi viene da pensare a quando al liceo leggevo delle sterilizzazioni di massa, e mi sembrava una cosa così assurda, così lontana...
oh caxxo sei a shangai?! aspetta che finisce sto periodo di m. e mi metto in pari con tutto il tuo blog. Allegria!!!! :***
RispondiEliminaehi, benvenuta!
Eliminabrava Uonder. che dire, se non che mi è sempre più chiaro perchè quando esci con le tue tre bambine ti guardano come se fossi un ufo. posso dire un "maledetti schifosi"? l'ho già fatto, anche se è come gridare alla luna, ma questa storia mi fa veramente incaxxare.
RispondiEliminati bacio
L'AleS
lo puoi dire, io l'ho detto e pensato così tante volte in questi giorni...
EliminaNon ho parole, guardo le mie bambine e penso che per fortuna sto qui e non lì!
EliminaHai raccontato questa storia atroce in modo davvero delicato. Rabbrividisco al solo pensiero. E comunque credo che si stiano tagliando le gambe da soli con questo controllo serrato delle nascite...gia' adesso si legge di traffici di donne dalla Korea del Nord, tra qualche generazione saranno tutti maschi...
RispondiEliminain effetti c'è anche questo problema.
EliminaHo conosciuto una ragazza incinta, le ho chiesto se sapeva il sesso del bambino. mi ha risposto che non voleva saperlo, e mi ha fatto velatamente capire che se fosse stata femmina i genitori e i suoceri le avrebbero fatto pressioni...
Queste notizie fanno davvero male.
RispondiEliminaChi ci guarda con occhi di ammirazione quando usciamo con i nostri bambini per le strade cinesi ammira in realta' forse anche e soprattutto la liberta' che rappresentiamo.
Molto romantica la tua storia, non mi stupirei se fosse la storia precisa di moltissime coppie della Cina lontana dai centri commerciali.
Brava.
Cara Wonder, tu l'hai raccontata con la tua consueta grazia, ma è la storia di una tale orribile realtà - di quelle che solo gli umani riesco a concepire e a organizzare - che non riesco neppure a commentare.
RispondiEliminabaci
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