lunedì 2 aprile 2012

Buone maniere (Questione di prospettive parte I)

Ore 19,35. A tavola.

Per favore tira giù i gomiti
Stai seduta dritta!
Dov'è l'altra mano? Tirala su da lì
Non cantare, Gatto
Potresti smettere di sbattere quella forchetta?
Gabbianella, anche tu, lascia quel piatto sulla tavola
Cosa fai con quel panino in bocca? Prendine un pezzetto
Sto parlando col papà, puoi aspettare un momento?
Non ho sentito la parolina magica... ti ricordi? Si dice Per piacere
Stai seduta sulla sedia! Se non ci arrivi me lo chiedi e ti passo quello che ti serve
BB, amore, sei stanca tesoro? Però la testa sta su anche da sola, dai.

Ecco, questa frase me la ricordo bene, che la ripeteva sempre la Nonna Mimmi quando ero piccola, quando c'erano delle regole di comportamento piuttosto rigide.
La Mimmi, occhi verdi e sorriso dolce, era in grado di farsi ubbidire dalle figlie come suo nonno generale dai soldati: non c'era possibilità di discutere un ordine, si obbediva e basta. Lo sguardo d'acciaio della mamma unito alla voce sibilata sortiva un risultato di gran lunga più efficace dell'urlata del papà, che si manifestava sulla porta e minacciava improbabili punizioni (Ve magno le 'rece, più o meno). Se l'epifania paterna aveva l'effetto di calmare gli animi litigiosi delle pulzelle, la collana di filigrana d'argento, che tintinnava dolcemente al collo della mamma insieme a quella di quarzo rosa, aveva il potere di farci rigare dritto solo al sentirla da lontano.
Il sangue blu che ancora scorre nelle materne vene, per quanto ormai piuttosto diluito, dava alla mamma per diritto di nascita l'autorità quasi assoluta in materia di educazione. Sebbene non siano mai state scritte prima d'ora, esistevano delle regole, sistematicamente ripetute più e più volte nel corso degli anni alle orecchie refrattarie della prole. 
Ammazza com'era difficile.
Un quadro parziale, ossia limitato a quelle rimaste impresse nella labile memoria e quindi passibile di aggiornamento, comprende

Regole di comportamento a tavola
- gomiti giù dalla tavola e schiena dritta (la leggenda narrava che la bisNonna, quella con tutto il sangue blu, avesse educato i figli facendoli mangiare con un libro sotto il braccio)
- niente rumori molesti (trattandosi di bambine non eravamo soggette a eruttazioni particolarmente rumorose, e comunque il rutto non era nemmeno contemplato, sicché il dogma veniva a significare in buona sostanza non picchiettare la forchetta sul piatto e sorbire la minestra senza risucchio)
- sollevare il gomito per bere ma tenere basso il mignolo (orrore!)
- non parlare con la bocca piena
- masticare con la bocca chiusa
- non mordere il pane
- non cantare
- non tenere la forchetta vuota in bocca
- mettere in bocca la forchetta piena e tirarla fuori vuota (il precetto sembra un'ovvietà, ma non lo è)
- non giocare col cibo
- non fare le bolle con l'acqua soffiandoci dentro
- non appoggiare la testa sulla mano anche se caschi dal sonno (eccola qui, da dove viene quella frase là)
- non leccarsi le dita, che pure non dovrebbero essere usate per mangiare dato che esistono le posate
- finire quello che c'è nel piatto (cosa direbbero i moretti? Quelli che muoiono di fame?)
- non alzarsi senza permesso

Regole di comportamento igienico
- lavarsi le mani prima di mangiare (basico, ma repetita iuvant)
- non mettere le dita nel naso, nella bocca o in qualsiasi altro orifizio visibile (quelli non visibili non vengono nominati)
- non tirare su col naso
- soffiarsi il naso col fazzoletto (molto naso, in questa sezione)
- non grattarsi
- mettere la mano davanti quando si tossisce o starnutisce

Regole di comportamento generico
- stare composta (il che viene a significare stare seduta dritta, non sollevare la gonna, tenere le gambe a posto, cose così)
- non dire parolacce
- non bisticciare, non alzare le mani
- non interrompere
- rispondere ai saluti e ringraziare sempre
- non fissare lo sguardo su storpi o persone strane
- non indicare col dito
- fingere di non sentire rumori corporali di varia provenienza

Più tardi, in età adolescenziale, si sarebbero aggiunti altri precetti adatti alle signorine perbene, tipo Se qualcuno fischia non girarti che non sei un cane, ma questo è un altro discorso.

Mi sento di rassicurarvi circa il fatto che, contrariamente a quanto alcuni potrebbero pensare, la mia è stata un'infanzia felice.
Direi anzi che sono grata alla NonnaMimmi per avermi dato la possibilità di sapere quali sono le cosiddette buone maniere, e poter scegliere, da adulta, se adeguarmici o no.

Tuttavia, ritengo che ormai siano un po' parte di me, e non riesco a fare a meno di notare con un certo fastidio chi mangia con il gomito appoggiato alla tavola o chi mastica mostrando l'evoluzione del bolo nella bocca. 

Per questo non posso trattenermi, rimbrotto le bambine e cerco di educarle secondo i precetti di cui sopra.
Ammazza com'è difficile.

1 commento:

  1. Cara Uonder, mi compiaccio e consolo che i tuoi precetti non solo siano i miei, ma che anche tu, benchè Uonder, debba ripeterli ad ogni pasto, e se sei messa come me, probabilmente anche più volte durante lo stesso... e nonostante il fatto che né mia mamma né mio padre fossero di nobili origini, si sgarrava meno... che dire? loro erano più bravi? noi di meno? Tuttavia come dici tu, sono sicura che repetita iuvant e perciò non resta altro che sperare e non mollare! Mai! E' un investimento a luuuungo termine.
    L'AleS

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