mercoledì 14 settembre 2011

Shanghai BoWuGuan, ovvero Giornata culturale con intermezzo

Cielo limpido, sole caldo, alle sette e mezza sto già sudando.

    Alle otto e quarantadue sono operativa, in metropolitana e in contatto telefonico con l'Amica Francese per una mattinata di cultura. Dopo nove fermate della linea dieci e due della linea otto sono a destinazione. Ora di arrivo: 9,38. Appuntamento in People's Square, alias Renmin Guang Chang, all'uscita 3 della metro. È importante il numero dell'uscita, dato che nella piazza ce ne sono venti.

    Il Museo di Shanghai è un contenitore per il cibo, con tanto di maniglie, costruito in mezzo al parco Renmin, il parco al centro della città e cocevia delle più trafficate strade della moda e del turismo. Il museo è gratuito, perché alla cultura deve poter accedere chiunque. Fuori dal museo, la piazza è militaresca, con giardini ben tenuti, siepi tagliate, stradine pulitissime e un caldo africano. Dentro al ding, su quattro piani, anziché le vivande trovi esemplari di statue, terracotte, porcellane, papiri e dipinti dell'antica Cina, oggetti che attraversano tutte le dinastie, dal neolitico in poi. Le guardie sono due in ogni sala, in camicia bianca e pantaloni blu, cappello in testa e stemma sul petto, dritte in piedi perché le guardie stanno così, rigide e impettite. Temperatura polare, così le guardie non sudano ma il turista medio in canotta e bermuda rischia il congelamento, e si ferma per poco, anche perché non c'è nemmeno una cadrega, e la sala da tè è piuttosto piccola, affollata e non molto fornita.

    E infatti anche noi dopo due ore siamo ibernate, stanche e affamate, e decidiamo che di teste di budda, statuine di terracotta, piatti, vasellame e papiri con le calligrafie ne abbiamo visti abbastanza, e quello che avanza dell'unico museo della Cina che valga la pena di visitare (National Geografic China Guide dixit) ce lo vediamo un'altra volta. Tanto è gratis, e il tempo non ci manca.

    Dopo tre minuti sulla piazza lastricata abbiamo recuperato la nostra temperatura abituale, e dopo dieci stiamo già sudando un'altra volta. Nel parco, però, le piante hanno grandi rami frondosi che quasi toccano terra, e le panchine invitano effettivamente a dormire, come fa un vecchietto su una o una vecchietta sull'altra. Non fosse che sono tutte occupate ci farei un pensierino. Sul laghetto le piante di ninfea galleggiano enormi e immobili, come i pescatori sulla riva, che sembrano finti. Oltre il ponticello, ci fermiamo nel Barbarossa Lounge, una costruzione marocchina con tanto di tenda maghrebina sul tetto, che si affaccia proprio sul laghetto. Con 138 yuan mangiamo insalatina verde con cetrioli, zuppa del giorno (di mais e patate), deliziosi ravioli di carne immersi in una brodaglietta con striscioline di frittata, insalata di pollo con uvetta sedano rucola e maionese. Pranzo luculliano diviso in due in un'atmosfera rilassata con vista sui pescatori, sempre immobili, e sulle scacchiere di gioco dei vecchietti, che qui anziché andare al ricovero si trovano al parco, dove possono gridare, sputazzare, guardare gli altri vecchietti che giocano in silenzio e dormire in santa pace.

    Nella mezz'ora che ci avanza camminiamo lungo la Fuzhou Lu, antica via della cultura e delle lucciole, strano connubio. Delle lucciole non c'è più traccia, della cultura rimangono un teatro (in ristrutturazione), una grande libreria cinese (Shanghai Shu Cheng) e un Foreign Language Bookstore, ma noi ignoriamo queste ed entriamo invece in un bugigattolo polveroso, attratte dai cartelli scritti a mano e ipnotizzate da una litania incomprensibile trasmessa da un megafono sulla porta. Dentro, ammucchiati alla rinfusa, impilati o sistemati negli scaffali, i libri sono venduti a peso: opuscoli sulle armi da fuoco dalle inedite copertine con coniglietti e bamboline, quaderni da colorare, libri di architettura, un minuscolo compendio di storia del mondo dal Big Bang a Hitler, fotografie erotiche, guide di cucina.

    Compro un manuale di origami, utile nella prospettiva di lunghe giornate invernali da passare in casa, e delle cartoline con i disegni di famosi artisti cinesi, perché è vero che gli insetti sono disgustosi ma questi son dipinti con una tale grazia che quasi quasi ti vien voglia di comprarti un bacherozzo da tenere sul comodino.

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