venerdì 30 settembre 2011

Hot day

La linea 10 della metro, dopo l'incidente di martedì in cui sono rimaste ferite più di duecentottanta persone, ha riaperto oggi. Nel frattempo, la città è impazzita, è un enorme ingorgo di macchine in cui riescono a muoversi solo i pedoni, le biciclette e gli scooter, perché si insinuano negli spazi tra una macchina e un bus ma soprattutto perché di fatto circolano sui marciapiedi.

    L'incidente della metro ha alimentato le polemiche sulla sicurezza e scoperchiato con un breve anticipo il vaso della pazzia in cui la Cina ribolle per la festa del primo ottobre, sessantaduesimo anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese, una settimana di vacanza e di frenesia senza limiti.
    Questo io però ieri non lo sapevo.

    Non so dell'incidente quando, ferma davanti all'ingresso della metro, aspetto un treno che non arriva, né quando, masticando improperi contro il tassista che sta facendo un giro turistico della periferia, scendo nei pressi della prima fermata utile della metro dopo un'ora esatta, e nemmeno quando mi infilo a forza nella carrozza strapiena un po' perplessa circa la possibilità di guadagnare l'uscita entro le nove e un quarto dato che sono le nove e ventitrè.
    La notizia invece mi arriva mentre sto masticando un gamberetto al sesamo, pepe nero e peperoncino piccante insieme con l'Amica Francese e altre quattro filles, e mentre discutiamo del più e del meno alternando le lingue a caso attorno alla tavola in casa di Ami, anziana ma abile cuoca cinese, alla fine della lezione di cucina tenuta in lingua francese.
    Ami abita in un palazzo al terzo piano nella zona di Madang Lu, e tiene corsi di cucina shanghainese ogni giorno.
    In sala, una tv con un grande schermo, un divano, un disegno di Mao incorniciato, due quadri tradizionali e un computer, e una fila di ciabattine da infilare al posto delle scarpe. In cucina, pentole capienti annerite dall'uso, coltelli e spezie, e tutti gli ingredienti già puliti e preparati in ciotole decorate. Le ricette sembrano semplici, e Ami si muove con grazia, mostra la preparazione, le salse, le spezie, lascia fotografare, indica le quantità e risponde alle domande, e quando ha finito trasferisce i cibi nei piatti da portata e ci lascia da sole a preparare la tavola e a mangiare, mentre lei si siede in poltrona a guardare il telegiornale, comunicandoci ogni tanto aggiornamenti sull'incidente.

    Oltre ai gamberetti, comprati vivi al mercato la mattina stessa come le verdure e la carne, il menu prevede broccoletti con i funghi e ali di pollo caramellate, una delizia da leccarsi i baffi e pure le dita, e se leccarsi i baffi è un metafora, le dita invece te le devi leccare davvero, perché in Cina non usano i tovaglioli e sfido chiunque a mangiare ali di pollo con le bacchette.

    Per tornare a casa vado alla fermata della metro, nella tiepida speranza che la tratta verso ovest sia agibile, ma i poliziotti si addensano davanti a ogni ingresso e non lasciano passare. Cerco un taxi, ma non se ne ferma nessuno. Dopo dieci minuti di inutili sbracciamenti in mezzo alla strada accarezzo l'ipotesi di chiedere un passaggio a un ragazzo in motocicletta, ma l'approccio non riesce dato che non parla inglese. Comincio a preoccuparmi di non riuscire ad arrivare in tempo a prendere Gatto Selvaggio all'uscita dell'asilo, sviluppo una certa ansia che si manifesta con agitazione nervosa e sudorazione eccessiva, compilo nella mia mente l'elenco delle conseguenze nella giovane psiche della fanciulla e valuto le possibili alternative, prossime allo zero, per evitare l'elaborazione della sindrome da abbandono, quando finalmente un taxi si ferma. Il ragazzo deve aver fatto pratica a Indianapolis, perché arrivo alle tre esatte davanti all'ingresso della scuola.

    - Mamma, perché sei tutta sudata?
    - Eh, amore, c'è un bel caldo oggi, non trovi?

Nessun commento:

Posta un commento