domenica 18 settembre 2011

Narcolessia (in) metropolitana, ovvero della sacralità del sonno

La metropolitana di Shanghai è un mondo sotterraneo che riserva alcune sorprese, specie per chi proviene da una piccola città dove qualsiasi tentativo di scavare nel sottosuolo porta alla luce reperti archeologici, che anziché risvegliare l'interesse culturale e venire sfruttati per evidenti ragioni turistiche vengono sistematicamente ricoperti per altrettanto evidenti ma meno comprensibili ragioni economiche.

    Questa città invece subisce trasformazioni quasi quotidiane, e se da un giorno all'altro ti spostano le corsie del supermercato o dalla sera alla mattina inseriscono una ringhiera protettiva lungo una strada di tre chilometri potete immaginare cosa può succedere nell'arco di un mese a un intero quartiere.
    Anche nel labirintico sinoipogeo si verificano trasformazioni repentine, e nel corso degli ultimi due anni sono state costruite due linee nuove, la nove e la dieci.

    Ci sono sicuramente degli svantaggi nell'utilizzo della metropolitana. Per esempio, è lenta, non tanto in sé, quanto perché a volte sei costretto a cambiare due o tre volte, e per un tragitto che in taxi fai in venti minuti ci vuole un'ora. Secondariamente, è aperta solo fino alle dieci di sera, quindi se vai fuori a cena devi comunque considerare l'alternativa taxi. Infine è affollata, soprattutto lungo certi percorsi e in certi orari, e spesso fai fatica a trovare posto, anche se avere in braccio una bambolina con gli occhi verdi e i riccioli biondi aiuta parecchio. Potrei affittarla.
    A fronte di questi pochi difetti, tuttavia, il mezzo presenta indubbi vantaggi. Per esempio:
    - è economica. Con quattro reminbi al massimo (50 centesimi circa) puoi raggiungere praticamente tutti i posti interessanti della città. Inoltre, i bambini sotto il metro e venti non pagano;
    - è sempre attiva, mentre nei giorni di pioggia trovare un taxi è quasi impossibile;
    - è sotterranea, ad esclusione di alcuni trascurabili tratti, così non diventi sordo nel traffico e non rischi neanche di vomitare;
    - è pulita, sicura e aperta dalle sei e mezza di mattina fino alle dieci di sera, che normalmente è un orario più che dignitoso considerato che fuori a cena non è che ci vai tanto spesso;
    - difficilmente rischieresti di dimenticarti nel vagone il passeggino, anche se in compenso potresti lasciare giù una figlia;
    - è colorata a seconda della linea, cioè viola la linea dieci, blu la linea nove, azzurra la otto, e poi no, i colori non sono in scala ma tutto quanto è della tinta giusta, le colonne, le poltroncine per l'attesa, la segnaletica per terra, le indicazioni sui vetri, così non ti perdi;
    - è decorata con immagini poetiche, tipo orchidee, ninfee, fiori di pesco, a parte la fermata dello zoo dove ci sono le sagome nere degli animali che si muovono su sfondo di piante gialle verdi rosse blu, perché anche l'occhio vuole la sua parte e nella frenesia del trasferimento devi riposare la mente;
    - ti permette di fare delle cose. La maggior parte dei pendolari gioca con il cellulare, o telefona, ma alcuni leggono (molto pochi, veramente), qualcuna lavora a maglia, e molti dormono, perché oltre alla mente devi riposare anche il corpo.

    Nel paese delle trasformazioni repentine infatti non tutti lavorano come matti. Ci sono alcune categorie che dormono. Quello che stupisce è che lo facciano in qualsiasi posto, in qualsiasi momento del giorno e in qualsiasi posizione. Non è per niente raro vedere ragazzi dormire sulla moto con la testa sul sellino e le gambe sul manubrio, ma anche uomini sui carretti in posizioni che concederesti solo ai bambini, oppure sulle sedie in mezzo al marciapiede, sulle panchine del parco, sui divani e nei letti dell'Ikea, distesi dentro i loro negozi o appoggiati sul banco informazioni. Dorme la ragazza del front office dell'agenzia immobiliare, dorme la guardia davanti al palazzo del comune, dorme il controllore dei bagagli all'ingresso della metropolitana, dorme lo spazzino seduto sul marciapiede, dorme la signora sotto la pensilina del tram, dormono il venditore in mezzo alla sua frutta e la sarta sul mucchio di tessuti. Il mondo intorno fa rumore, si agita, schiamazza, ma loro non sentono niente. E nessuno osa scomodarli, nemmeno se intralciano il traffico.

    Potrei considerare anche io questa prospettiva. Per quattro reminbi, posso sedermi in un vagone della metropolitana e dormire indisturbata per almeno un'ora e mezza, cullata dalla voce soporifera che annuncia le fermate e dal dondolio metallico del treno. Chissà se qualcuno mi sveglierebbe a fine corsa.

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