martedì 20 settembre 2011

L'autunno, all'improvviso (e un compleanno, previsto)

Da ieri sera la temperatura è scesa, e il vento forte scuote gli alberi e scompiglia i capelli. Uscendo, ho messo al collo la sciarpina nuova e in borsa un maglioncino, perché a Shanghai cambia tutto molto rapidamente, anche il tempo.
    In compenso, la differenza di temperatura tra fuori e dentro la metropolitana è trascurabile. Meno male, perché la meta di oggi è lo Yu Garden, a undici fermate di distanza.

    La città vecchia è proprio a ridosso del fiume, e oltre le case basse svettano i grattacieli di Pudong e del Bund. Intorno allo YuYuan c'è un vero e proprio bazaar, con negozi di ogni forma e colore. Dagli edifici a pagoda, i negozianti ti attirano con la promessa di sconti favolosi, ti inseguono con la mercanzia, ti invitano a entrare anche solo per guardare, convinti che finirai per comprare qualcosa. Quaderni, vestiti e borse di seta cinese, pennelli per pittura e calligrafia, timbri e colori, aquiloni, lanterne e portafortuna, bamboline di stoffa e di legno, quadri e papiri, teiere, ciotole, bricchi, tè e dolcetti, borse e valigie, ventagli, campane e statuette di budda, pendagli, gong, ocarine e chitarre, ciabattine e stivali decorati, pendagli, orecchini, collane e bracciali di giada, vasi di porcellana, libretti con le immagini di Mao, di vita campestre e della bandiera comunista, maschere e collane di perle, giochi di legno, marionette, cappelli, gioielli, miniature, smalti, in un dedalo di vicoli e viuzze che ti porteranno inevitabilmente al centro, al Giardino di Yu.

    Dentro, la folla di turisti si dirada, e la musica cinese scaccia il frastuono dei mercanti. Oltre le mura ondulate, che seguono la linea sinuosa dei draghi, il caos del commercio e la babele dell'estenuante trattativa si perdono, trascinati dal vento, inghiottiti dalle fauci degli enormi draghi di pietra a guardia delle porte, e gli schiamazzi si insinuano all'ingresso, inciampano in un sasso, si impigliano nei rami spioventi e finiscono nell'acqua calma del laghetto, alimentando grossi pesci bianchi e rossi, che guizzano d'un tratto per poi tornare a immergersi placidamente.
    Solo ogni tanto, alzando gli occhi, scorgi un grattacielo svettare sullo sfondo tra i rami fioriti e l'arco decorato di una veranda, e a tratti puoi vedere dalla grata di una finestra spezzoni di vita reale, fuori: una ragazza che compra la frutta, la biancheria stesa, un uomo alla finestra, un bambino che gioca con una bottiglia vuota.
    Ci puoi passare due ore, nel giardino di Yu, che quasi non te ne accorgi. Sempre che non ti venga una fame del diavolo. Che è quello che succede a me, di solito, verso le dieci e mezza della mattina.

    Dato che oggi ricorre il mio fausto genetliaco, ho deciso di concedermi un lusso, e bere una tazza di tè nella tea house più famosa di Shanghai, a due passi dal giardino.
    Attraversando il ponte delle nove svolte, grazie al quale riesci a liberarti dagli spiriti maligni che ti inseguono e che si muovono in linea retta (questo trucco me lo potevano insegnare anche prima), arrivi alla sala da tè HuXinTing, dove puoi salire al secondo piano e goderti la vista della folla disordinata e chiassosa sorseggiando un tè alla rosa da minuscole tazzine di porcellana. Al posto dei biscottini, in altrettanto minuscoli piattini, dei quadretti di tofu, delle olive piccanti e dolciastre dall'aspetto orribile e dal sapore uguale, delle caramelle gommose ripiene che non mi sembra si intonino granché e comunque non mi piacciono e delle uova di quaglia bollite e marmorizzate, che a dispetto dell'aspetto sono decisamente gustose.

    Quando torno a casa, però, preparo la mia famosa torta al cioccolato, delizia per il palato, gioia per grandi e piccini. Mancano solo le candeline. Però potrei usare le lanterne, che sono solo quattro, ma belle grosse, e a spegnerle mi aiuta il vento.

Nessun commento:

Posta un commento