giovedì 11 agosto 2011

Bestie rare

Non paghi di osservare le enormi cicale che stazionano su ogni albero in copiose colonie e che dopo estenuante frinire si suicidano con un harakiri schiantandosi sulla nostra terrazza, siamo andati allo zoo. Le guide concordano nel ritenerlo uno dei migliori della Cina, anche se dissentono sul numero di animali ospitati (da 600 a 2000. Non che sia una differenza trascurabile. Forse nei 2000 sono incluse anche le cicale). Di certo è enorme, con prati verdissimi (probabilmente retaggio del vecchio uso, dal momento che prima di diventare zoo era un campo da golf), laghetti, boschi e pure una ruota panoramica con simpatiche cabine di vari colori su cui non salirei neanche cadavere.

Lungo tutto il percorso del parco si vedono siepi tagliate in varie fogge, fiori e piante e insetti (questo cicaleggio fa da sottofondo musicale in ogni momento) e uccelli d'ogni tipo (compresi cigni neri, pappagalli e anatre non ancora laccate), e pesci tropicali, con grossi bitorzoli sul muso e occhi a palla che sporgono dalla testa, che occhieggiano (è proprio il caso di dirlo) da calde vasche cilindriche, con l'aria di essere delle mutazioni genetiche. Una ragazza vestita di rosa tiene alcuni esemplari di pesce rosso in una borsetta di plastica rigida, sembra un acquario portatile. Questi però sono belli, con grandi pinne e code fluttuanti. Magari li ha portati a prendere una boccata d'aria o a far visita ai loro cugini mutanti.

Nei pressi di un laghetto e di grandi alberi fronzuti ci sono delle panchine. Belle, va' che belle queste panchine. Andiamo a sederci, e devo dire che non sono poi così sorpresa nello scoprire che sono in vera plastica, anche se a guardarle sembra proprio legno. D'altra parte anche le staccionate sembrano quelle dell'Alto Adige, mentre sono in puro cemento finto legno con le venature, le scanalature e pure i buchi dei tarli.

Nonostante l'esuberanza di animali rari ed esotici (anche fossero "solo" 600 ce n'è di che passarsi via), l'allegra e accaldata BighiFamiglia riscuote un certo interesse, e la gente ci guarda curiosa con insistenza, senza curarsi di metterci in imbarazzo. Mentre cerco di immortalare tra la fitta boscaglia un bell'esemplare di Tigre del Bengala che si sottrae volutamente al mio obiettivo (chissà se è quella che ha ucciso l'inserviente l'anno scorso...), un uomo dall'apparente età di 50 anni spalanca gli occhi e comincia a fare gesti inconsulti, strattonando il figlio e spingendolo dietro la BB e Gatto Selvaggio. Lì per lì non capisco, ma poi è chiaro: vuole lui immortalare suo figlio, insieme con le mie, di figlie. Ok, una foto, due foto, poi si danno il cambio, tocca a una ragazzina, e via a turno tutta la famiglia, meglio di un reportage di Vogue Bambini.

La mia famiglia e altri animali: mai titolo fu più azzeccato.

Mi viene in mente quel tipo di Zelig vestito con la giacca di paillettes e i pantaloni pezzati tipo mucca al pascolo, e mi viene da cantare: E siamo noi, e siamo noi, le bestie rare siamo noi...

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