mercoledì 31 agosto 2011

Getting lost

Questa mattina ho deciso di andare un po' in esplorazione, in sella alla bici, anche se la nostra vicina Doris, piccola ragazza di Taiwan dagli occhiali rossi e mamma di Quanquan, quattrenne minuscola compagna di scuola del Gatto Selvaggio, non approva temendo che mi perda o che finisca sotto un bus.

    In effetti la mia intenzione è proprio quella (di perdermi, non di finire sotto un bus), perché sono profondamente convinta che se non hai una meta precisa non c'è niente di meglio che guardarti intorno e curiosare un po'. La cosa mi riesce molto bene se sono da sola, primo perché sono libera di fermarmi o andare secondo il mio gusto, e poi perché il mio senso dell'orientamento lascia molto a desiderare.

    Così, supero con ogni cautela gli incroci dal momento che il colore dei semafori costituisce generalmente solo un'indicazione di massima, e mi spingo oltre la Yan'an Xilu, la famosa sopraelevata a otto corsie con le piante in vaso che rappresentano probabilmente l'ottava meraviglia, dal momento che non se ne secca nemmeno una (ora che ci penso c'è anche la forte probabilità, finora non considerata ma in effetti del tutto plausibile, che siano finte).

    Attraverso un canale, oltre il quale c'è un quartiere in cui i negozi e i ristoranti sono quasi esclusivamente giapponesi o coreani.

    Nella HongSong Lu c'è un mercato, lo riconosci dalla quantità di motorini e biciclette che stazionano davanti agli ingressi, dove si può entrare solo a piedi. Lì intorno ci sono banchetti di street food che offrono ravioli al vapore, pesci fritti, crepes locali con verdure e salse colorate che ti consegnano in un sacchettino, panini tondi ripieni di carne, lunghi bastoni fritti spugnosi, pesci originali di Shanghai e vermicelli originali di Singapore, nonché qualche altro genere alimentare, i cui profumi aleggiano nell'aria e fanno venire fame, a differenza di quelli che provengono dai ristoranti, che sono un po' nauseabondi.

    Sotto i portici si scopre una vitalità insospettabile, se si escludono il vecchio che dorme nel carretto sul bordo della strada e il meno vecchio che dorme disteso su una sdraio in mezzo al marciapiede. Ci sono tantissimi negozi: vestiti, centri estetici, parrucchieri, massaggi per i piedi, per il corpo e per zone non specificate, fruttivendoli, bar notturni, adult viagra shop, articoli per bambini (proprio in quest'ordine), ristoranti, una filiale della Bank of China solitamente introvabile, venditori di mobili, un centro di aggregazione per famiglie, family mart e all-day mart, piccolissimi garage in cui giovani meccanici si cimentano nel modificare le marmitte dei motorini, enormi garage per le macchine, minuscoli negozi di lampadine, un negozio di pentole in cui cerco invano una tortiera ma che oltre a tazzine e pentole tiene anche qualche profumo, della schiuma da barba, delle salse in bottiglietta e un grasso coniglio bianco come animale da compagnia. Essendo l'anno del coniglio, molti negozi e case private, ma anche le banche e gli uffici pubblici, esibiscono fieri le immagini del mite roditore, e in alcuni casi ne mettono uno vivo in una gabbietta sperando forse di intenerire il cliente. L'anno prossimo tocca al drago, e non credo che riescano a trovarne uno da mettere in una voliera.

    Entro in un panificio della catena Ichido per comprare un panino nero ricoperto di semi inaspettatamente morbido e dolce pagandolo a una cassiera che ha in testa un paio di orecchie bianche e rosa da coniglietta, come la sua collega che sta sfornando panini alle alghe.

    No, ragazzi, non indossano solo il gembiulino e nemmeno un tanga brasiliano con annessa coda paffuta, e in ogni caso, anche volendo trascurare l'abbigliamento, non hanno proprio niente in comune con le cugine gnocche di playboy, a meno di non trovare sexy la versione femminile del Bianconiglio.

    E una domanda sorge spontanea: cosa saranno costrette a fare queste povere ragazze quando arriverà l'anno del maiale?

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