venerdì 12 agosto 2011

Pengpeng

Lo zoo di Shanghai è così grande che se non vuoi rischiare di arrivare agonizzante nella zona dove ci sono gli animali più interessanti, ti trasportano su quattro ruote. Per la modica cifra di 15 reminbi piccole comitive possono provare l'ebbrezza (e la brezza) di salire su un pullmino elettrico guidato dal tassista pazzo, che strombazza per farsi strada tra i visitatori e ti porta in cinquanta secondi netti nella zona più lontana del parco. Da lì si può cominciare a sudare e a visitare i fossati dove si trovano le bestie feroci.

    Il Leone in verità non sembra avere nulla di feroce, sbadiglia e muove la coda disteso per terra, circondato dal suo harem di leonesse, pure stravaccate all'ombra. La Tigre passeggia inquieta nella boscaglia, sicuramente invidiosa del successo della BighiFamiglia, due Orsi fanno la doccia e giocano come bambini, la Iena sonnecchia, l'Ippopotamo è immerso nell'acqua e sembra un sasso, non fosse che dondola ritmicamente e ha le orecchie rosa. Degli Elefanti nessuna traccia, se si escludono i due magnifici esemplari di pietra alti venti metri che fanno da portale d'ingresso, le Giraffe si mettono in posa per la foto di gruppo, tranne una che sfila solitaria, le Antilopi mangiano, i Cerbiatti dormono, le Alci si nascondono ma sono tradite dai palchi che spuntano fra i tronchi e l'erba alta, il Lama mastica passeggiando e io sudo come un cammello anche da ferma.

    Lui invece è uno spasso. Dorme a pancia in su con la bocca aperta (gli manca solo la bolla al naso), poi nel dormiveglia si stiracchia e comincia a grattarsi, e gratta, gratta, gratta che è una goduria, tutte e quattro le ascelle, la schiena, dietro le orecchie, sotto il mento. Quando ha finito di grattarsi, si alza, fa due passi poi ricomincia a grattarsi. Si chiama Pengpeng, ha dodici anni, due occhi neri ed è il panda più giovane dello zoo, anche se per dimensioni si avvicina a quelle del NonnoGP. Quando mangia si distende sulla schiena tenendo il bambù tra le zampe, ha uno scivolo come quello del parco giochi del Cesiolo, tranne che è più largo, e fa una pipì lunga quattro minuti.

    Ci sono altri tre panda, uno dorme a pancia in giù con le zampe aperte, e la posizione dev'essere realmente comoda perché la usa anche la Gabbianella. Gli altri due mangiano senza sosta, e anche questo atteggiamento lo conosciamo bene dato che abbiamo tre figlie.

    Resteremmo a guardarli per ore, non fosse che dopo un po' in effetti diventa monotono e che alle cinque lo zoo chiude. Ci avviamo all'uscita, dato che la strada è lunga e Gatto Selvaggio non manifesta entusiasmo alcuno all'idea di dormire con le tartarughe, nè di avere Pengpeng come cuscino.

    All'uscita compriamo due giraffe per le bimbe grandi e un panda per la Gabbianella, alti circa un metro e venti, di plastica gonfiabile con fischietto incorporato, che le bambine sventolano contente e che si bucano un'ora e venticinque minuti dopo.

    Ci torneremo, sia perchè non abbiamo visto gli elefanti di terra né quelli di mare, e ci sono sfuggiti i coccodrilli e anche i gorilla, sia perché urge l'acquisto di altre giraffe gonfiabili. Dovremo solo fare attenzione all'orario di uscita, dal momento che visto il successo riscosso ci terrebbero dentro volentieri. E comunque il posto non sarebbe niente male, specie se nella fornitura fosse compresa anche pozza d'acqua come l'Ippopotamo o la doccia come l'Orso. Scommetto che ce le darebbero entrambe, contrattando un po'.

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