sabato 13 agosto 2011

Cialeful

In una metropoli come Shanghai il concetto di Vicino o Lontano è piuttosto relativo: vicino, per esempio, è più facilmente riferibile al Gubei Store raggiungibile in un quarto d'ora di taxi su strada a tripla corsia per senso di marcia che al panettiere a dieci minuti di passeggiata.

    Comunque, possiamo contare sulla vicinanza dell'uno e dell'altro.

    Dentro al Gubei Store si trova il più grande supermercato della città (che culo), noto ai tassisti come Cialeful e alle persone normali come Carrefour, all'interno del quale si riesce a perdersi non solo per il numero di corsie labirintiche ma anche a guardare cosa non comprare.

    All'ingresso un ragazzo fa la guardia (perché all'ingresso? Mah...), nella corsia delle scope tre ragazzi ti fanno provare l'ebbrezza dell'ultimo modello di mocio, tre ragazze ai detersivi cercano di convincerti a comprare enormi sacchi blu (presumo che contengano detersivo), al reparto panetteria ci sono fettine di pane (mollo) e biscottini di assaggio. Ricompare la formula “toccare con mano” anche nella versione “assaggiare con la bocca”.

    Nella zona frutta e verdura ci sono montagne di ogni tipo, comprese di comuni mele, pere, uva, pesche, di palle giallo chiaro incrocio tra mela e pera (consistenza soda della mela e granulosità della pera. Per il gusto, non sa di niente, però è molto rinfrescante. L'è bona da frigo, come direbbe il verduraio di Sant'Ambrogio), frutta tropicale non meglio identificata (a parte quello che in Thailandia chiamano Durian e qui non saprei, che puzza da monnezza e impesta il frigo ma ha un buon sapore), cumuli di verdure, dai funghi ai cavolfiori (e per andare dagli uni dagli altri attraversi un numero imprecisato di altrettanto imprecisate verdure).

    Area pesce. Da quelli vivi a quelli surgelati passando per quelli secchi, grandi canestri ricolmi di pesciolini minuscoli, granchietti, pezzi di filetto. Hanno il nome solo in cinese, però, tranne quelli palesemente identificabili come pesci, il che non aiuta. Non che comprerei i pesciolini secchi, comunque.

    Area carne. Ok, qui c'è un po' più di normalità, si vede soprattutto carne di pollo in varie pezzature (comprese piccole confezioni di sole zampe), manzo e maiale, spiedini già pronti, polpette (?), interiora. Pensandoci, cose che si trovano anche da noi. Solo che qui i pezzi di carne li scelgono prendendoli in mano, rigirandoli, annusandoli. Manca solo che ci diano una leccatina.

    Zona piatti pronti, dai ravioloni al vapore alle palle di pasta, dai noodles con verdure alle pannocchie. C'è un tipo dietro al bancone che arrotola faticosamente una striscia di pasta che sarà lunga tre metri, arrotola arrotola e quando ha finito ne stacca dei pezzi che poi mette in fila. Non era più facile fare due o tre strisce più corte? Mah... Poco più in là ci sono dei polli appesi, già cotti, e anche delle anatre. Le riconosco dal becco. Alcune sono pure laccate. Tra gli spinaci e gli spezzatini c'è un baracchino con i dolci, tutti al vapore e con colori pastello, dal rosa al verde per dire.Il riso lo vendono in sacchi da 5 o 10 chili, somigliano a quelli che da noi son cibo per il cane, e anche la farina.Tra tutta questa sovrabbondanza di cibo e bevande cerco di trattenere il mio istinto, che mi farebbe comprare più del necessario, per i seguenti motivi:

    1) sono da sola e ho solo due braccia

    2) quello che ho preso riempie già cinque sacchetti, di cui due dell'ikea e tre per i surgelati

    3) non sono certa che entri tutto nel taxi

    4) mi viene il dubbio di non avere abbastanza contanti.

    Questo ultimo motivo è in effetti il più convincente, anche perché non ho ancora sperimentato la reazione del tassista se non lo paghi. Nonostante questo riesco comunque a spendere 747 reminbi, centesimi esclusi, cifra che - se nella gestione settimanale di una famiglia di cinque persone in Italia è nella media, e anche un po' risparmiosa - qui rappresenta più o meno un terzo di uno stipendio comune: e infatti lascia sbalordito il signore dopo di me alla cassa, che conta con me le otto banconote da cento che porgo alla cassiera.


    Ci sono altre cose che imbarazzano, oltre all'essere guardati insistentemente.

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