mercoledì 24 agosto 2011

Yew Chung International School open day, ovvero della somatizzazione dell'ansia

Stamattina il tassista che ci ha portato alla scuola del Gatto Selvaggio ha accostato e ci ha fatto scendere sul lato opposto della strada, rifiutandosi categoricamente di portarci di fronte all'ingresso perché in tal modo avrebbe dovuto fare un po' di strada in più. Così, rifiutandoci a nostra volta di attraversare una strada a otto corsie nell'ora di punta (le otto e un quarto del mattino), abbiamo dovuto scarpinare fino al semaforo oltre il ponte e poi tornare indietro. Lo stesso valga per il tassista successivo, che fermato da una parte della strada ci ha fatto scendere perché avrebbe dovuto andare nella direzione opposta. “Soly, soly”, ripeteva (to', ho pensato, questo magari un po' di inglese lo capiva).

    Manie de noialtri tassisti, direbbe qualcuno.
    Comunque.

    La classe della BB è al terzo piano di un edificio abbastanza nuovo, circondato da un campo sportivo e munito di ricco parco giochi oltreché di dispenser per l'acqua ad ogni pianerottolo. La maestra, Ms Ar (ha un cognome complicato che comincia con la R, quindi semplifica secondo la prassi cinese), è una giovane biondina molto cordiale, che ha cercato invano di coinvolgere la BB, anche mostrandole un angolo da far invidia alle mercerie più fornite (e pure alla WonderDida che sogna un atelier anche qui), con perline, brillantini, nastri, stoffe, pailletes, ponpon, cartoncini, sacchetti di occhi finti di varie misure e bottoni colorati, ordinatamente racchiusi in barattoli e cassetti con il nome sopra. Tutta questa varietà di decorazioni e lustrini non ha smosso l'apatia della BB, che se ne stava aggrappata alla coscia del Bighi o in alternativa alla mia, in questo caso preferibilmente con la faccia nascosta tra le mie chiappe.

Mentre il Bighi compilava carte e svolgeva altre attività ludiche di questo tipo, io e la BB abbiamo curiosato un po' in giro, scoprendo che:

1) i bagni delle femmine hanno le porte rosa

2) la biblioteca è munita di minisedie minitavoli minidivani con maxipelusches quasi esclusivamente rappresentanti pesci tropicali, di un piccolo lavandino dove lavarsi le mani prima di prendere i libri e di almeno una storia di Lilly e il Vagabondo

3) sulle scale ci sono dei mosaici raffiguranti animali marini

4) in tutto l'edificio l'aria condizionata è a manetta, confermando l'idea generalizzata secondo cui maggiore è la differenza che si riesce a produrre tra la temperatura interna e quella esterna maggiore è il livello di collocazione sulla scala sociale

5) far passare due ore nell'attesa dell'esame EAL (English as Additional Language) con una bambina attaccata alternativamente alla maglietta o al pantalone non è confortevole, e produce una certa inquietudine.

Le insegnanti che svolgono detto esame sono tre: una grassottella, con i capelli biondi e lunghi raccolti con un fiocco, la minigonna e lo sguardo languido sotto le ciglia blu; una alta, snella e bella, con lunghi capelli castani e altrettanto lunghe gambe; una castana, con gli occhi celesti coperti da occhiali dalla montatura nera, più larga che alta e con le guance gonfie come un criceto che fa provviste.

Indovinate un po' qual è la nostra.

La BB entra nella stanza da sola con l'insegnante, mentre sbircio mi sembra che non muova un solo muscolo, e comunque nessuno nei pressi della bocca, che quasi mi viene da piangere al suo posto. Ne esce un quarto d'ora dopo, sorridente ma solo perché finalmente era fuori e con uno sticker nuovo.

Da lunedì comincerà un corso intensivo di inglese, tutte le mattine dalle nove alle dieci, con altri bambini che come lei hanno qualche difficoltà con la lingua.

Mentre torniamo la BB guarda fuori dal finestrino, con aria pensierosa.

E io? Io, a parte i brufoli psicosomatici, speriamo che me la cavo.

Nessun commento:

Posta un commento